Un santo dell’11 settembre. Ricordando padre Mychal Judge, un prete gay
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Articolo di Bob Shine pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), l’11 settembre 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
E’ il quindicesimo anniversario degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, costati la vita a 2.996 persone. I cattolici ricordano in modo speciale la vita della prima vittima, padre Mychal Judge, OFM. Judge, a cui ci si riferisce frequentemente come al “santo dell’11 settembre” non era solo il cappellano dei vigili del fuoco di New York, e un prete amato (e molto impegnato). Era un prete gay. La sua omosessualità alcune volte è ignorata, o lasciata intenzionalmente da parte quando lo si ricorda, ma non dovrebbe essere così.
Mentre preghiamo per le vittime di quel giorno spaventoso, per le persone cui è stata inflitta una pena così grande, e per la pace nel mondo di oggi, faremmo bene a considerare Judge nella sua interezza, per la sua lezione e la testimonianza che ha dato alla nostra Chiesa. Concentrarci sulla sua morte potrebbe voler dire lasciar passare la sua vita in sordina, come ci avverte un articolo del New York Magazine:
“Come è successo, l’abbellimento della storia della morte di padre Mychal Judge è un commovente e significativo tributo al cappellano e a quelli che ha servito”.
Parte della sua vita includeva il ministero pastorale per le persone LGBT, che erano ai margini della Chiesa nella società degli anno ’80 e ’90. Lo stesso articolo sopra citato spiega:
“All’inizio degli anni ’80, Judge fu uno dei primi membri del clero a portare conforto a giovani uomini malati di AIDS, celebrare le loro messe funebri, consolare i loro partner e le loro famiglie. Ha aperto le porte della chiesa di St. Francis of Assisi quando Dignity, un’organizzazione cattolica gay, aveva bisogno di un luogo per il suo ministero pastorale per i malati di AIDS, e più tardi, nella stessa parrocchia, se ne fece lui stesso promotore. [Nel 1999] marciò nella prima sfilata gay-friendly del St. Patrick’s Day, organizzata nel Queens dal suo amico e attivista gay Brendan Fay”.
Fay ha detto che in Judge “c’era un nucleo di tristezza e vulnerabilità” che lo rendeva un buon sacerdote perché “capiva molto bene la vulnerabilità umana”. Il sacerdote si isolava da tutto sebbene, e questo aiutava la sua attività pastorale, come dice Fay: “’Riconoscesse le tensioni tra i mondi in cui viveva… Dovrebbe essere onorato… e nello stesso tempo sentiva di doversi contenere. C’era una certa tristezza in ciò”.
Judge non ha mai fatto pubblicamente coming-out, specialmente ai pompieri dell’Engine 1-Ladder 24, vicino a casa sua. Ma lo ha fatto, di volta in volta, con molte persone, inclusi attivisti gay, funzionari di New York e cattolici che cercavano la sua guida. Il francescano padre Brian Carroll ha detto al New York Magazine:
“’Mike mi ha insegnato a pormi come giovane uomo… e come la sessualità sia una parte importante di ciò che sono. Ha spazzato via la vergogna. Per alcune persone, la sessualità fa parte della propria vergogna. O l’essere senza casa. O la propria dipendenza. Mychal ha aiutato le persone ad accettare la propria vergogna come parte di sé e a trasformarla in qualcosa di buono‘”.
Judge era in lotta con la Chiesa, anche se era piuttosto pacificato circa la sua sessualità. Una volta, scrivendo dal santuario mariano di Lourdes diceva di sentirsi in un “tipo diverso di Chiesa”. Molti dei suoi fratelli francescani furono sorpresi quando, dopo la sua morte, venne reso pubblico che era gay.
Ma l’orientamento sessuale di Judge, per lui era parte integrante del suo essere e un dono. Una biografia del sacerdote, scritta da Michael Ford, cita Judge che diceva: “Guardiamo a quello che siamo come persone gay in questo momento storico: un dono per la Chiesa e agenti di cambiamento sia per questa che per la società”.
La devozione popolare al “santo dell’11 settembre” sta aumentando, come dimostra il suo sito web in continua crescita. Ci sono documentari e biografie, incluso il film di Brendan Fay, “Remembering Mychal,” proiettato lo scorso luglio alla Giornata Mondiale della Gioventù in Polonia e ripreso anche nelle parrocchie. La sua sepoltura in New Jersey è diventata per molti luogo di pellegrinaggio. La causa della formale canonizzazione di Judge sta guadagnando terreno, come dice il The Record, ma ha comunque poco sostegno dall’arcidiocesi di New York e dalla comunità francescana.
Il vangelo di oggi, lo stesso di quella domenica 11 settembre 2001, include la parabola della pecorella smarrita e del figliol prodigo. Queste letture parlano dell’uscire ai margini a cercare le persone, del precipitarsi ad accogliere chi deve venire a casa. Questo vangelo sembra particolarmente adatto a Mychal Judge, un uomo gay che, nel suo ministero pastorale, è andato ai margini e ha accolto le molte persone che ha servito in così tanti modi. Padre Michael Duffy, OFM, ha concluso la sua omelia al funerale di Judge con le seguenti parole (potete sentirne l’audio cliccando qui):
“Questa mattina ci siamo riuniti per seppellire il corpo di Myke Judge, ma non il suo spirito. Seppelliamo la sua voce, ma non il suo messaggio. Le sue mani, ma non le sue opere buone. Il suo cuore, ma non il suo amore. Non il suo amore”.
Padre Mychal Judge era, ed è, un dono per i cattolici. I sacerdoti gay devono vedersela con un’omofobia strutturale, e non sono infrequenti dispute con sacerdoti che si sono dichiarati gay. La vita di Judge mostra quanto sia sbagliato rifiutare o reprimere i preti gay. La sua vita testimonia che ci sono molti preti gay che conducono vite sante a servizio degli altri. E questo è il motivo per cui, nel ricordarlo e nell’imparare la sua lezione, non dobbiamo mai dimenticare che il suo orientamento sessuale è stata un’incredibile fonte per il suo ministero e il suo amore. Dobbiamo sempre onorare la persona di padre Mychal Judge nella sua interezza – quella stessa persona che Dio ha voluto che fosse.
Testo originale: Saint of 9/11: Remembering Fr. Mychal Judge as a Gay Priest