Un Sinodo in cerca di proposte
Articolo di Nicolas Senèze pubblicato su “La Croix” del 22 Ottobre 2018, libera traduzione di finesettimana.org.
Il Sinodo sui giovani inizia Lunedì 22 Ottobre la sua ultima settimana. Nonostante alcuni dibattiti interessanti, i partecipanti fanno fatica a giungere a proposte concrete.
Da due settimane e mezza i partecipanti al Sinodo sui giovani sono al lavoro. In questi ultimi giorni hanno centrato in modo particolare la loro riflessione sulla terza parte del documento di lavoro dedicato alle proposte pastorali rivolte ai giovani. Ma alla lettura dei rapporti dei quattordici gruppi linguistici pubblicati sabato 20 Ottobre, sembra che il Sinodo faccia fatica ad entrare nel concreto.
Certo, i vescovi sviluppano una interessante riflessione su una presenza più incisiva della Chiesa nel mondo digitale. Contano particolarmente sull’azione dei giovani cattolici che padroneggiano quasi naturalmente le nuove tecnologie. Del resto, si è ampiamente imposta l’idea che i giovani sono i primi evangelizzatori degli altri giovani, e alcuni parlano chiaramente di un ministero dei giovani per i giovani.
Tuttavia, la maggior parte dei rapporti dei gruppi linguistici fanno fatica ad uscire dalle affermazioni di carattere generale: “bisogna”, “i giovani hanno bisogno”, “le comunità dovranno”… Molte buone risoluzioni ma, in fondo, poche proposte concrete.
Perfino su un tema come la formazione nei seminari, i vescovi hanno difficoltà ad esprimere intuizioni proprie. Ad esempio, la volontà di una formazione non solo universitaria ma anche più umana e spirituale, o il coinvolgimento di laici e di donne in questa formazione: idee forti… ma già raccomandate dal nuovo programma dei seminari pubblicato due anni fa dal Vaticano e che gli episcopati locali dovrebbero mettere in atto attualmente al loro livello!
“In realtà, l’80% dei temi evocati non hanno un rapporto specifico con i giovani, ma riguardano tutta la Chiesa”, sospira Mons. Jean Kockerois, vescovo ausiliare di Malines-Bruxelles, che riconosce che alcuni di questi temi sono stati portati dagli stessi giovani. Come, ad esempio, sul posto delle donne nella Chiesa, l’idea che occorre por fine ad un certo maschilismo ecclesiale, idea fatta presente da una generazione che vive ormai immersa nella promiscuità. O sull’accoglienza delle persone omosessuali nella Chiesa. “Nella Chiesa, tutti devono sentirsi a casa, senza alcuna esclusione. È ciò che ci chiedono con forza i giovani”, spiega ad esempio il cardinale John Ribat, arcivescovo di Port Moresby (Papuasia-Nuova Guinea), presidente delegato del Sinodo.
“Penso che il documento finale del Sinodo debba parlare a tutti i giovani. Anche i giovani omosessuali devono sentirsi inclusi in ciò che sarà proposto”, aggiunge il cardinale Blaise Cupich, arcivescovo di Chicago (Stati Uniti).
Ma, al di là delle dichiarazioni, i rapporti dei gruppi di lavoro mostrano una grande prudenza. Come se dopo gli aspri dibattiti del Sinodo sulla famiglia, i vescovi temessero di mostrare delle divergenze percepite come divisioni, o di mettere il papa in difficoltà.
“Le proposte concrete non sono nei gruppi di lavoro, minimizza Paolo Ruffini, prefetto del dicastero per la comunicazione e portavoce del Sinodo. Dovrebbero manifestarsi nel dibattito che seguirà la presentazione del documento finale all’Assemblea. I padri sinodali potranno allora fare delle proposte concrete”.
“Le differenze culturali sono così forti che è difficile parlare concretamente, constata Mons. Alain de Raemy, vescovo ausiliare di Ginevra. I giovani sono molto differenti: non si può applicare uno stesso modello ovunque”. Il che pone interrogativi sul modello stesso del Sinodo. Dietro le quinte, alcuni sarebbero perfino favorevoli a sinodi continentali, come si farà l’anno prossimo per l’Amazzonia.
Di fatto, su diversi punti, il Sinodo dovrebbe rinviare i temi concreti alle conferenze episcopali. Con il rischio di provocare forti delusioni, viste le attese che il Sinodo aveva creato tra i giovani che vi erano coinvolti.
Temendo forse lo scoglio di un documento finale indigesto, “in generale letto da un piccolo numero e criticato da molti”, come aveva previsto il papa stesso nel discorso di apertura, il Sinodo ha comunque deciso di scrivere, in più, una lettera ai giovani. Che dovrebbe essere un testo breve e avvincente, forse anche declinato in forma digitale. Un modo per dire ai giovani che, nonostante tutto, la loro parola è stata ascoltata.