Un Vescovo anglicano chiede una nuova teologia sulla sessualità
Articolo di Jean-Claude Leclerc tratto da culture-et-foi, tradotto da Dino M.
La Chiesa Anglicana stà attraversando una forte spaccatura sull'accoglienza piena delle persone omosessuali. Su questo tema colpisce l'invito lanciato dal vescovo di New Westminster (Ottawa), propugnatore del matrimonio gay in Canada, che chiede una "nuova teologia" della sessualità fondata sul rifiuto delle interpretazioni del passato. Una sessualità fondata sulla fedeltà tra i partners e con Dio, sul rispetto della dignità di ogni persona, sul carattere sacro del corpo umano, così come sulla gioiosa celebrazione della sessualità, allo stesso tempo dono ed espressione della creatività divina. Ed aggiunge "tutte queste sono virtù che si possono trovare negli omosessuali allo stesso modo che negli eterosessuali. La Chiesa ha bisogno di aprirsi ad una nuova conoscenza ed all'esperienza di tutta la sua gente".
La crisi che attraversa ovunque la Chiesa Anglicana sull'omosessualità porterà al riesame non solo di quanto attiene a questo orientamento sessuale, ma sul significato stesso che si deve dare alla sessualità umana? Forse no, a giudicare dall'accoglienza piuttosto fredda riservata alle recenti proposte del Vescovo Michael Ingham a questo riguardo(pubblicate su Le Devoir del 12 marzo 2007).
Ma in quel senso è diretto l'audace invito lanciato dal vescovo di New Westminster mercoledì ad Ottawa. Propugnatore del matrimonio gay in Canada egli crede che serva una "nuova teologia" della sessualità.
Gli anglicani non sono i soli in causa. Secondo Ingham, la questione coinvolge l'insieme delle Chiese cristiane. Il cristianesimo come religione – dice – ha bisogno di una migliore teologia della sessualità.
La Chiesa deve adoperarsi per scoprire che gli uomini sono degli esseri sessuali e che, secondo il racconto della creazione nella Genesi, "ciò è cosa buona".
Dapprima il pensiero del Vescovo contestestore è stato citato solo da Michael Valpy, il cronista di argomenti religiosi del Globe and Mail , ma in seguito il pensiero del Vescovo è stato riportato interamente su quel quotidiano. Una opinione che rimette in discussione interi secoli di teologia e di etica in materia di sessualità umana.
Secondo questo vescovo, si deve rivalutare completamente l'insegnamento tradizionale a questo riguardo, ed è necessario riportarsi indietro fino alla Bibbia. Così l'apostolo Paolo, a lungo un'autorità in materia, avrebbe confuso la pederastia, una pratica della Grecia antica rifiutata dai primi cristiani (e che viene condannata anche oggi come abuso sessuale sui minori), con l'amore tra adulti dello stesso sesso, cosa questa che è possibile comprendere meglio ai giorni nostri. Ed è questa comprensione, stabilita dalle scienze sociali e meglio recepita dalla popolazione, che tarda, scrive Ingham, ad entrare nel pensiero della Chiesa.
Allo stesso tempo il dualismo della filosofia greca, introdotto nel pensiero ebraico della Chiesa primitiva, ha fatto sì che prevalesse, con la contrapposizione tra la carne e lo spirito, una visione negativa della sessualità – e della donna, giudicata inferiore se non addirittura cattiva.
Questa sessualità non aveva altro senso se non per la procreazione, e la donna che non optava per la verginità oppure per il convento, non si riscattava se non grazie alla sua figliolanza. Nello stesso tempo, privato di una sessualità reciproca e paritetica con la donna, l'uomo finiva con l'essere destinato ad una sessualità di dominazione, se non addirittura di violenza e di crudeltà, come se ne trova ancora oggi nella pornografia.
Il vescovo anglicano fonda la sua concezione della sessualità non soltanto nel rifiuto delle interpretazioni che sono prevalse fin da tempo immemorabile, ma – ed è questa l'originalità della sua proposta – sul modello che sarebbe stato Gesù Cristo, così come lo si può trovare nel Nuovo Testamento.
E' in questo modello, egli crede, che un cristiano può scoprire l'intenzione di Dio riguardo all'umanità, riguardo all'uomo e alla donna e riguardo alla "vita in pienezza" che Dio ha stabilito per l'umanità.
Gesù, scrive Ingham, ci ha invitato a vivere delle relazioni "amorevoli e sane", senza sensi di colpa e senza necessità di farli venire agli altri, e soprattutto, aggiunge, "senza il colpevole rifiuto della natura e dell'orientamento sessuale che Dio ci ha dato".
Egli non ha fatto del matrimonio un obbligo per ogni uomo ed ogni donna. Egli stesso non è mai stato sposato: dunque non sarebbe possibile farne un'icona dei "valori familiari" sventolati dagli ultras della destra cristiana, fa notare il Vescovo.
Ma Cristo non ha disapprovato il divorzio? Il divorzio che Gesù ha condannato, spiega Ingham, è quello che permetteva all'uomo di ripudiare la propria moglie, destinandola di colpo all'ostracismo che c'era allora. Piuttosto Gesù avrebbe voluto proteggere la sposa da un tale arbitrio e garantire l'uguaglianza all'interno della relazione coniugale. Non avrebbe dunque inteso mantenere il sistema della dominazione patriarcale.
Questo esempio, scrive Ingham, fa capire che il primo cardine di una teologia cristiana della sessualità non è la procreazione, ma la fedeltà e l'impegno. Questo sarebbe il "supremo messaggio" della vita di Gesù e la principale norma di un'etica della sessualità per i cristiani e non "l'orientamento sessuale, la perpetuazione della specie e nemmeno il matrimonio".
Il vescovo anglicano propone dunque un approccio "più positivo" alla sessualità, fondato sulla fedeltà tra i partners e con Dio, sul rispetto della dignità di ogni persona, sul carattere sacro del corpo umano, così come sulla gioiosa celebrazione della sessualità allo stesso tempo come dono e come espressione della creatività divina. Ingham aggiunge che tutte queste sono virtù che si possono trovare negli omosessuali allo stesso modo che negli eterosessuali. "La Chiesa, conclude, ha bisogno di aprirsi ad una nuova conoscenza, ed all'esperienza di tutta la sua gente".
Le reazioni alle parole del Vescovo
Le reazioni raccolte dal Globe confermano il grande cambiamento proposto dal vescovo anglicano e la resistenza cheesso trova. Il primate anglicano Andrew Hutchison è apparso preoccupato dall'importanza data dalla stampa alla conferenza del vescovo. Per l'anziano direttore della Scuola di teologia di Toronto, Christopher Lind, ci vorrà l'equivalente della Riforma protestante per poter rovesciare interi secoli di patriarcato con questa "distorsione del Vangelo".
Secondo il vescovo di Edmonton, Victoria Matthews, la sfida va oltre la revisione del patriarcato, si tratta di avere una più completa comprensione teologica della persona umana. Ma le altre grandi Chiese, si chiede, saranno pronte a mettersi alla prova o cercheranno di scantonare?
Si dà per assodato che tutte le Chiese cristiane hanno ereditato le stesse concezioni in materia di sessualità. A dire il vero, le Chiese orientali, Chiesa ortodossa compresa, non sono state contaminate così tanto come le occidentali dalla cultura greca antica. Ma spesso esse, pur non avendo disapprovato il matrimonio, hanno però esaltato il celibato.
Al contrario gli evangelici di oggi non rinunceranno facilmente alla loro lettura letterale delle Sacre Scritture. Così, per Charles McVety, il presidente del Collegio cristiano del Canada, le proposte del vescovo anglicano sono sembrate assurde, una moda passeggera, una distorsione della Bibbia. E senza dubbio ci saranno altre Chiese protestanti su questa posizione. E sicuramente anche la Chiesa cattolica, si potrebbe dire. No, non necessariamente.
In questo senso c'è del nuovo. Giovanni Paolo II, il papa polacco ritenuto ultra-conservatore in materia, ha lasciato un'eredità teologica poco conosciuta ma rivoluzionaria a ben guardare. La comunione della carne sarebbe ai suoi occhi, non una necessità pratica, ma l'immagine della comunione divina.
Questa teologia che evoca la "santa trinità" cristiana non susciterà certo l'entusiasmo degli ebrei o dei musulmani. Ma in occidente essa distrugge duemila anni di pessimismo sessuale.
Questo concetto, raccolto e pubblicato al Cerf negli anni 1980, non ha avuto la fortuna di interessare i media e, c'è da credere, nemmeno la Chiesa stessa.
Se le idee di questo papa sulla morale non sono cambiate, la sua concezione della sessualità, invece dà un taglio netto a quella dei suoi predecessori. "Tutta la storia dell'umanità è la storia del bisogno di amare e di esere amati", scrisse in um messaggio ai giovani francesi. "Il corpo è una parola, un messaggio" – disse loro – "che meraviglia e che rischio allo stesso tempo!".
Gli anglicani vorranno assumersi il rischio di questa sessualità? La discussione si annuncia appassionata.
Articolo originale (Sito esterno)
Grand débat chez les anglicans – Un éveque demande une nouvelle théologie de la sexualité