Un vescovo Australiano proibisce di parlare ad un prete gesuita perchè favorevole al matrimonio gay
Articolo di Ludovica Eugenio pubblicato su ADISTA Notizie n° 27 del 21 luglio 2018, pp.9-10
Il vescovo australiano mons. Julian Porteous di Hobart ha vietato al prete gesuita Frank Brennan, uno tra i più noti nel Paese, presidente dei Servizi sociali cattolici nazionali ed ex docente di Diritto, di partecipare, il prossimo febbraio, alla Conferenza annuale di CatholicCare – organismo dell’arcidiocesi di Melbourne e della diocesi di Sale che offre servizi sociali dal 1935 – in programma in Tasmania. Il motivo: la posizione dichiaratamente favorevole ai diritti Lgbt e al matrimonio omosessuale (che in Australia è stato approvato con una legge lo scorso dicembre) del prete, di contro all’avversione per la tematica più volte dimostrata dal vescovo. Il portavoce dell’arcidiocesi ha infatti dichiarato che l’arcivescovo Porteous «ha giudicato inappropriato che p. Brennan parlasse alla Conferenza, a causa della sua posizione sul matrimonio omosessuale».
Immediata è stata la reazione della comunità Lgbt che ha accusato Porteous di ipocrisia, facendo riferimento alle ripetute rimostranze di quest’ultimo rispetto alla violazione della libertà di pensiero di cui sarebbe vittima per colpa dei diritti Lgbt: «L’arcivescovo Porteous – ha affermato Rodney Croome, portavoce del Tasmanian Gay and Lesbian Rights Group – si preoccupa della libertà di pensiero soltanto quando è lui a parlare»; «Durante il dibattito per l’uguaglianza del matrimonio l’arcivescovo Porteous ha ripetutamente affermato che la sua libertà di opinione era stata violata e che la parità matrimoniale doveva essere discussa nella libertà. Ma ora ammette apertamente di aver censurato un prete eminente, p. Frank Brennan, a una conferenza a Hobart a quanto sembra perché p. Brennan supporta la parità matrimoniale. D’ora in poi sarà impossibile prendere sul serio qualsiasi cosa Porteous dica sulla libertà di pensiero. La sua azione è profondamente ipocrita e lo invito a chiedere scusa per aver silenziato p. Brennan».
Nel 2015 Martine Delaney, politica transgender, aveva sporto denuncia alla Commissione anti-discriminazione della Tasmania contro Porteous e la Conferenza episcopale del Paese per aver fatto distribuire agli studenti delle scuole cattoliche in busta chiusa un opuscolo dal titolo “Don’t Mess with Marriage” (“Non si faccia confusione sul matrimonio”; v. Adista Notizie n. 43/15).
Delaney aveva spiegato che l’opuscolo del vescovo faceva «diverse affermazioni che implicano che i figli cresciuti in famiglie omosessuali non sono sani»: «La Chiesa ha diritto, come tutti, alla libertà di opinione, ma – aveva precisato – vi è la responsabilità implicita di non farlo in un modo che risulti offensivo, insultante e umiliante».
Da parte sua, Brennan ha supportato le unioni civili per le coppie omosessuali fin dal 2011, e dal 2013 ha cominciato a promuovere il matrimonio gay. Da sempre in prima linea contro qualsiasi discriminazione condotta dalla Chiesa sulla base dell’orientamento sessuale, Brennan ha invocato cambiamenti nel linguaggio sull’omosessualità adottato dalla Chiesa: «Sarebbe ora – scrisse nel 2013 – che abbandonassimo l’inutile linguaggio giudicante del ”disordine intrinseco e oggettivo” cercando allo stesso tempo con rispetto di stabilire leggi e politiche appropriate per tutti coloro che vogliono supportare e mantenere il partner e i figli». «Sì, capisco che non mi vogliano», ha commentato ora Brennan, secondo quanto si legge sul sito dell’Australian Broadcasting Corporation (ABC, 6/7). Non è chiaro tuttavia se in futuro potrà partecipare ad eventi ecclesiali nell’arcidiocesi.
La misura è stata giudicata severamente da un altro noto esponente del mondo cattolico australiano, l’ex prete Paul Collins, storico e saggista, già religioso della congregazione del Sacro Cuore, bersagliato a più riprese negli anni ’90 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede per le sue affermazioni riguardanti il primato del papa, il ruolo di Cristo come unico salvatore e l’ordinazione sacerdotale delle donne (v. Adista Notizie nn. 15, 24, 55, 75, 92/1998; 59,66/1999), che nel 2001 lasciò il sacerdozio perché, disse, «non posso più essere complice nell’attuale politica teologica della Chiesa» (v. Adista Notizie n. 22/01).
Si è trattato, ha detto, di una «decisione straordinaria»: «Frank non è certo un radicale rabbioso, è una persona che gestisce tutti i servizi sociali cattolici del Paese». Il problema, ha spiegato sempre sull’ABC, è che Porteous ha perso il contatto con la base cattolica: «La posizione di Frank Brennan sul matrimonio omosessuale è assolutamente la posizione della maggioranza dei cattolici australiani. Io ho votato sì. Tutto dimostra che la stragrande maggioranza dei cattolici ha votato “sì” e anche diversi vescovi». L’Australia è una democrazia pluralista «e in una democrazia pluralista la gente ha la facoltà di esprimere le proprie idee pubblicamente». La misura di Porteous «rafforza l’idea che i vescovi vivano, in un modo o nell’altro, nel mondo dei sogni».