Il cammino dell’arcivescovo messicano López e della sua diocesi per l’accoglienza delle persone LGBT
Articolo di Carlos Navarro Fernández* pubblicato sul sito della REDCAM, Rete dei Cattolici Arcobaleno del Messico** il 21 agosto 2020, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Quando abbiamo iniziato la videoconferenza con monsignor Rogelio Cabrera López***, arcivescovo di Monterrey, nella provincia del Nuevo León (Messico), ci aspettavamo di essere obbligati a “istruirlo” e a correggere quel poco che sapeva sulla comunità LGBTIQ+ cattolica. Pensavamo di avere la responsabilità di togliergli la benda dagli occhi perché potesse vedere!
E invece, non abbiamo dovuto fare niente di tutto questo. Lo scorso 12 agosto 2020 l’arcivescovo ci ha dato un fraterno benvenuto e ci ha mostrato che non solo conosce la nostra comunità, ma anche che l’apprezza molto, e ha detto chiaramente di voler stabilire un canale di comunicazione con noi.
L’arcivescovo è ben consapevole che “questa realtà è una sfida”, e certo lo sappiamo bene! Per questo ci ha spiegato di aver sempre auspicato che i sacerdoti [della sua diocesi] si occupino delle persone LGBTIQ+ con carità e rispetto, come vuole il Catechismo della Chiesa Cattolica. In generale è difficile, per molti, essere aperti e assimilare questo mutamento di cultura, “e non è facile né per le istituzioni dello Stato, né per quelle della Chiesa”.
“Capisco che dopo un rifiuto, dopo un’offesa, molti decidano di andarsene per conto loro” ha detto l’arcivescovo, riferendosi alla comunità LGBTIQ+. Nel suo atteggiamento e nelle sue parole abbiamo percepito un’empatia che abbiamo visto molto raramente nella gerarchia cattolica messicana, tanto che stavamo quasi per nominarlo membro “honoris causa” della nostra cara Red Católica Arcoíris México (Rete Cattolica Arcobaleno del Messico, REDCAM).
“Molti vivono la loro fede cattolica in silenzio, pochi di loro lo fanno apertamente. Noi stiamo al loro fianco, e non entriamo nel merito nella conversione.” È stato molto confortante sentirlo parlare così: “Vogliamo che ci sia sempre qualcuno con cui conversare nel rispetto che ogni persona merita, che ci sia sempre la possibilità di raccontare ciò che succede nella vita”: proprio quello che come REDCAM intendiamo offrire non solo all’arcidiocesi di Monterrey, ma anche a tutta la Chiesa messicana. Crediamo debbano esserci delle alternative positive, rispettose e autenticamente spirituali alle dannose “terapie riparative” di cui tanto si parla.
Perché tutto non si risolva in concetti teorici e filosofici, l’arcivescovo ha designato tre sacerdoti che “si occuperanno dei diversi gruppi”, ciò che noi chiamiamo lavoro pastorale per la diversità, e padre Edgar Alvarado ha confermato di essere uno dei responsabili. Padre Alvarado si è mostrato molto contento di poter contare su persone esperte che lo aiuteranno nell’organizzazione e nell’ascolto delle persone LGBTIQ+ cattoliche dell’arcidiocesi, per poter svolgere il suo compito “come Dio comanda”. È stato un momento molto speciale e significativo per noi, che abbiamo passato anni a impegnarci perché tali iniziative prendessero piede, si espandessero e si rafforzassero.
“Non si butta fuori di casa nessuno, tanto meno perché omosessuale”: con queste parole decise monsignor Cabrera ci ha spiegato la decisione da lui presa sei anni fa di indicare una cappella dove battezzare i figli delle coppie omosessuali. A nostro avviso, questa è stata una decisione adeguata ai tempi, anche se non proprio ideale, ma comunque un’opzione valida per accogliere le persone LGBTIQ+ in quanto fedeli cattolici includendo i loro figli, che hanno il diritto di diventare anch’essi cattolici.
È venuto poi il nostro momento di parlare. L’arcivescovo ci ha ascoltati attentamente, e ha espresso il suo apprezzamento e la sua gioia per quello che la Rete Messicana dei Cattolici Arcobaleno (REDCAM) compie in tutto il Messico, i successi di tutti i nostri gruppi, la nostra creatività, la nostra capacità e i molti frutti spirituali che cogliamo.
Mentre parlavamo, percepivamo la gioia dell’arcivescovo nel sapere che ci sono molti laici impegnati nella nostra missione e, cosa molto importante, che esiste un’organizzazione, una struttura, un metodo per mettere in pratica la nuova pastorale; in risposta a quanto da noi detto, ha affermato “Noi come istituzione dobbiamo cambiare. Questo è il compito che in particolare i sacerdoti hanno: aiutare chi si pone questo obiettivo, perché nella Chiesa e nella società non ci siano più marginalità dimenticate”.
Padre Hernán Quintero ha poi parlato del lavoro condotto a Villahermosa e del suo desiderio di offrire una vera pastorale alle persone LGBTIQ+ cattoliche di quella zona, e ha descritto i giovani che non intendono perdere la loro fede cattolica, ma che spesso non riescono a incontrare i canali “ufficiali” della Chiesa per contribuirvi e per continuare a crescere rimanendo se stessi.
Monsignor Cabrera López ci ha parlato allora del periodo da lui passato nella diocesi di Tapachula e delle varie espressioni culturali dei sudest del Messico. Anch’egli è stato d’accordo sul fatto che non bisogna perdere i molti giovani LGBTIQ+ cattolici.
Siamo pienamente d’accordo con l’arcivescovo sul fatto che il lavoro da fare è molto, e che la Chiesa istituzionale cambia lentamente. Ha voluto paragonare il nostro lavoro comune all’edificazione di una grande opera architettonica: “È un terreno difficile, ma dobbiamo andare avanti, come hanno fatto i costruttori delle cattedrali gotiche: mai incrociare le braccia, mai dire che non è possibile”.
In questo è in perfetto accordo con la REDCAM. Lo abbiamo vissuto nella nostra carne, e noi (individui e gruppi) sappiamo bene di cosa stiamo parlando. Quando gli abbiamo riferito la nostra preferenza per san Francesco e santa Teresa (che hanno lottato per cambiare la Chiesa, invece di abbandonarla), monsignor Cabrera è stato molto empatico con noi: “In questo momento tocca a voi spaccare le pietre. Portate pazienza, la pazienza dei martiri e dei santi. Non bisogna rinnegare, bisogna andare avanti. Chi è paziente non incrocia le braccia, non smette di camminare”.
Nella sua veste di buon pastore, non ha mancato di rafforzare la nostra speranza nel mondo attuale così interconnesso e veloce, dove i cambiamenti si profilano con maggiore rapidità: “Papa Francesco è un accelleratore, ha preso a condurci a un’altra velocità”. Dovremo imparare ad approfittare delle circostanze attuali per averne benefici concreti e solidi per le persone LGBTIQ+ cattoliche. A noi tocca cambiare il mondo, anche se a piccoli passi, saremo comunque costanti e avremo sempre al nostro fianco lo Spirito Santo.
L’arcivescovo ha apprezzato l’iniziativa della REDCAM di mettersi in contatto con lui per far partire il dialogo: ci ha messo veramente poco ad accettare il nostro invito e ad aprire le porte della sua arcidiocesi; ha preso l’impegno a incontrarci periodicamente e a pensare eventualmente a degli strumenti che possano essere adottati dalla Conferenza Episcopale Messicana (da lui presieduta) per avvicinare la Chiesa istituzionale alle persone LGBTIQ+ cattoliche. Ci siamo salutati con l’intenzione di continuare a dialogare, a collaborare e a scambiarci esperienze, felici di questi segnali molto positivi per il prossimo futuro.
Al termine della videoconferenza padre Quintero ha chiesto all’arcivescovo la sua benedizione, che è stata impartita con gioia. Ci siamo salutati pieni di speranza e abbiamo ringraziato Dio per aver permesso questo incontro, dove abbiamo visto molta generosità e molta apertura da parte di tutti i partecipanti. È stato gettato un robusto ponte a due sensi di marcia, un ponte di dialogo, di comprensione e carità cristiana; un’esperienza assolutamente da ripetere.
* Voglio ringraziare Antonio Ortiz per i suoi appunti molto dettagliati, che mi sono stati molto d’aiuto per scrivere questo articolo.
** La Rete Messicana dei Cattolici Arcobaleno (The Mexico Network of Rainbow Catholics, REDCAM) è un’organizzazione nata per unire tutti i gruppi di cattolici LGBTI+ del Messico al fine di raggiungere la piena integrazione religiosa e sociale e per favorire il rinnovamento della chiesa cattolica.
*** Rogelio Cabrera López è arcivescovo metropolita della diocesi messicana di Monterrey. Dal 13 novembre 2018 è presidente della Conferenza episcopale messicana. In seno alla stessa è stato presidente della commissione episcopale per la pastorale biblica dal 1997 al 2000; rappresentante della regione pastorale del Pacifico del Sud, membro delle commissioni per la pastorale biblica e per la pastorale sociale dal 2004 al 2006 e rappresentante della provincia ecclesiastica del Chiapas e membro del consiglio di presidenza dal 2007 al 2009. Oltre allo spagnolo parla inglese, italiano e francese.
Testo originale: MONTERREY: ARZOBISPADO DE PUERTAS ABIERTAS