Una benedizione cattolica per le unioni omosessuali. Un contributo liturgico e teologico alla pastorale
Estratto dal testo di Ewald Volgger OT* contenuto nel saggio cattolico “Benediktion von gleichgeschlechtlichen Partnerschaften” (La Benedizione delle coppie omosessuali), curato da E. Volgger e F. Wegscheider (Austria), editore Puster, anno 2020, pp.161-190, liberamente tradotto da Antonio De Caro
1. Il mio compito e il mio obiettivo (pp. 161-168). Gli studi psicologici dimostrano che la capacità di relazione delle persone omosessuali non è diversa da quella delle persone eterosessuali (p. 166). Quindi la Chiesa dovrebbe modificare gli articoli 2357-2359 del Catechismo, come è già avvenuto per il 2267 (1 agosto 2018) sulla pena di morte (p. 164): anche la sessualità degli omosessuali va considerata espressione della persona humana. Accompagnare pastoralmente le persone omosessuali avrebbe anche lo scopo di lenire le ferite e le offese provocate dalla Chiesa stessa.
La benedizione delle coppie omosessuali risponderebbe all’esigenza di renderne visibile la chiamata battesimale. Per arrivare a questo punto, però, sarebbe necessario eliminare ogni forma di discriminazione riconoscendo la dignità umana degli omosessuali e il valore morale delle loro relazioni.
Dalle scienze umane, dall’esegesi biblica, dalla teologia morale, la Chiesa dovrebbe apprendere le ragioni per riformare la dottrina sull’omosessualità: una rinnovata dottrina (lex credendi) potrà quindi favorire nuove forme liturgiche (lex orandi). Ma anche la stessa prassi liturgica può valere come locus theologicus, cioè come occasione per scoprire ed esprimere la fede, attraverso il sensus fidelium. Questo comporta anche la capacità di ascoltare e valorizzare la reale esperienza delle persone omosessuali, quando soffrono e quando si amano.
2. L’essenza della benedizione (pp. 168-173). Ogni celebrazione liturgica deve comprendere l’annuncio della parola di Dio e la preghiera della Chiesa per l’umanità. Ogni benedizione ha una dimensione ascendente (dalla comunità verso Dio) e discendente (da Dio verso la comunità), come suggeriscono Num 6.22-27 e Ef 1.3-14. Queste due dimensioni risaltano particolarmente nell’Eucaristia. La Chiesa, grazie allo Spirito Santo, è la mediatrice di questo flusso di Grazia, che scaturisce dal mistero pasquale. Quando i fedeli credono in questa Grazia, ogni circostanza della loro vita può essere benedetta, per esempio per mezzo dei sacramentali.
Ogni benedizione rievoca e rinnova il dono del battesimo, cioè la relazione con Dio che salva e rende i cristiani fecondi per gli altri. È una garanzia di moralità anche per le persone e per le coppie omosessuali, a patto che intendano assumersi questa responsabilità. Il battesimo non viene mai negato ad una persona perché omosessuale: quindi non dovrebbe nemmeno essere negata una benedizione alle coppie di battezzati che intendono amarsi fedelmente ed assumersi una responsabilità di servizio anche verso il resto dell’umanità. Una benedizione vuol dire che Dio si volge a queste persone e dona loro la Grazia dello Spirito Santo perché possano sperimentare la sua protezione, il suo aiuto e la sua forza nelle difficoltà che incontreranno vivendo insieme.
3. Introdurre una nuova benedizione (pp. 173-182). Innanzitutto andrebbe riformato l’articolo 2357 del Catechismo, per evitare ulteriori sofferenza e discriminazione a causa della sua dura mancanza di misericordia (p. 174). Il Catechismo proibisce la discriminazione e la Chiesa non può negare la benedizione di Dio a chi la chiede. Benedire vuol dire anche ringraziare Dio per avere donato quelle persone e la loro relazione all’umanità: nel caso delle coppie omosessuali, una benedizione tenderebbe anche a santificare la sessualità come parte dell’esperienza di amore. Non si tratterebbe di un momento sostanzialmente diverso da quello che conclude ogni celebrazione eucaristica: esso conferma (con le parole e con i gesti) la presenza di Cristo, invoca la misericordia di Dio e rende i fedeli fecondi di bene.
Una benedizione per le coppie omosessuali potrebbe essere introdotta come sacramentale da parte di singoli vescovi diocesani o conferenze episcopali territoriali. Per analogia con le professioni religiose (che non sono sacramenti come l’Ordine), sono fondamentali – di fronte ed assieme alla comunità- il consenso delle persone coinvolte, l’invocazione solenne e un segno visibile.
4. La benedizione delle coppie omosessuali come celebrazione sacramentale (pp. 183-187)
Viene qui delineata una possibile struttura liturgica:
a) Richiesta del consenso;
b) Promesse;
c) Benedizione dei partner;
d) Azione simbolica (per esempio, lo scambio degli anelli).
I partner, come battezzati, esprimono alla presenza del Signore la loro intenzione di amarsi fedelmente. È un’assunzione di responsabilità morale in vista di un progetto di vita.
La benedizione (punto C) dovrebbe avere questa struttura:
– Invito alla comunità;
– Preghiera silenziosa;
– Eulogia: anaclesi (invocazione a Dio), anamnesi (rievocazione della storia della – salvezza), epiclesi (invocazione allo Spirito Santo), conclusione trinitaria.
– Acclamazione confermativa della comunità.
5. Conseguenze giuridiche per incarichi e servizi all’interno della Chiesa (pp. 197-190). Una benedizione cattolica per le coppie omosessuali non solo costituirebbe il superamento palese della discriminazione, ma avrebbe la conseguenza di mantenere queste persone in una posizione legittima all’interno della Chiesa, per cui esse non potrebbero più essere allontanate o escluse da incarichi o servizi nella comunità (per esempio, fare da padrino o madrina per un battesimo o una cresima).
È assurdo che una persona, che svolge bene un incarico nella Chiesa, ne venga estromessa dopo avere fatto coming out, come se le sue qualità umane da quel momento in poi, fossero improvvisamente cambiate.
In base a Lumen Gentium 30-38 e al canone 211 del Diritto Canonico tutti i battezzati sono chiamati ad una partecipazione attiva alla vita della Chiesa. Se due persone omosessuali decidono di/si impegnano a costruire un progetto di vita insieme, ciò costituisce un bene morale ed una vocazione a vivere in questo modo specifico la consacrazione battesimale e crismale. Per questo, la condanna del Catechismo risulta non più condivisibile.
6. Responsabilità morale nella società e nella politica (p. 190). A causa della sua millenaria condanna delle persone e delle relazioni omosessuali la Chiesa ha contribuito ad alimentare nella società la discriminazione, il disprezzo, l’umiliazione e la violenza verso le persone omosessuali. Cambiare in maniera esplicita la dottrina, la pastorale e i linguaggi servirebbe a lenire queste ferite, a redimere la Chiesa stessa e a creare migliori condizioni di vita nella comunità civile.
* Ewald Volgger OT è professore universitario e presidente dell’Istituto di Liturgia e Teologia dei Sacramenti alla Facoltà di Teologia della Privata Università Cattolica di Linz; professore ordinario di Liturgia presso la Scuola di Alta Formazione filosofica e teologica di Bressanone (Italia)