Una casa per tutti. Appello per superare la discriminazione delle persone LGBT+ nella chiesa cattolica
Dichiarazione “A Home for All A Catholic Call for LGBTQ Non-Discrimination” (Una casa per tutti. Appello cattolico per la non discriminazione LGBTQ) lanciato dall’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 9 agosto 2021, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
La seguente dichiarazione teologica promossa dall’associazione cattolica americana New Ways Ministry si ispira all’insegnamento della chiesa cattolico secondo cui le persone LGBTQ non dovrebbero subire discriminazioni. Ti invitiamo a leggere questo appello e a sottoscriverlo entro il 31 agosto 2021.
La dichiarazione è stata già sottoscritta da numerose associazioni, teologi, laici e consacrati tra cui: Suor Helen Prejean, Richard Rodriguez, Garry Wills, Suor Simone Campbell, Rev. Bryan Massingale, Suor Margaret Farley, M. Shawn Copeland, Richard Gaillardetz, Suor Elizabeth Johnson, Rev. Charles Curran, Mary McAleese e Miguel Diaz e tanti altri.
Introduzione
Le relazioni tra la gerarchia della Chiesa Cattolica e la comunità lesbica, gay, bisessuale, transgender e queer (LGBTQ) sono state molto spesso pregne di tensioni, emozioni negative e confusione. Le dure dichiarazioni pubbliche di importanti personalità della Chiesa contro i diritti LGBTQ hanno spesso avuto la conseguenza di limitare i diritti stessi, causando grandi danni e permettendo lo scatenarsi dell’odio nei confronti di questa comunità emarginata.
Ugualmente allarmante per noi cattolici è che molte importanti personalità della Chiesa, molto presenti sui media, troppo spesso non tengono affatto conto delle dottrine e dei valori più fondamentali del cattolicesimo quando prendono posizione sui diritti e le iniziative LGBTQ.
Costoro sostengono le leggi che intaccano i diritti, e si oppongono alle leggi che si propongono di sostenere l’uguaglianza, e così facendo ignorano la ricca tradizione di giustizia sociale della Chiesa, che da più di un secolo sviluppa la sua dottrina sociale per sostenere in maniera sempre più efficace i diritti umani di ogni persona, senza eccezioni.
Dato che le persone LGBTQ soffrono di ingiuste discriminazioni, dovute alle legislazioni e alle istituzioni sociali, la nostra fede cattolica ci spinge decisamente a prendere posizione a favore del principio di non discriminazione.
Non discriminare avrebbe il potere di alleviare le sofferenze delle persone LGBTQ, di garantire loro pari opportunità, e in molti casi di salvare la loro vita, senza contare che porre fine alle discriminazioni sarebbe vantaggioso per il bene comune della società. Se alle persone LGBTQ fosse permesso di sviluppare pienamente la loro umanità e la loro cittadinanza, i loro doni beneficerebbero la nostra vita a livello comunitario, culturale e sociale.
Noi cattolici, teologi, studiosi, vescovi, scrittori e membri del clero affermiamo che la dottrina cattolica ha la capacità di porre fine alle discriminazioni contro le persone LGBTQ; affermiamo che il Concilio Vaticano Secondo richiede che “ogni genere di discriminazione circa i diritti fondamentali della persona […] deve essere superato ed eliminato” (Gaudium et spes, n. 29); affermiamo che la dottrina cattolica non dovrebbe essere utilizzata per opprimere le persone LGBTQ negando i loro diritti, diritti che si radicano nella loro intrinseca dignità umana e nella dottrina sociale della Chiesa.
Riconosciamo il dibattito che si svolgendo nella Chiesa Cattolica su ciò che il Magistero afferma a proposito delle relazioni omosessuali e delle identità transgender: è un dibattito vitale per il futuro del cattolicesimo, a cui noi ci votiamo con tutto il cuore. Ciò che con questa dichiarazione intendiamo affermare, tuttavia, è relativamente indipendente da tale dibattito, e i firmatari della nostra dichiarazione possono avere opinioni molto varie, se non contrastanti, sulle questioni sessuali e di genere. Qualsiasi opinione abbiate voi, lettori, vi invitiamo a leggere la seguente riflessione teologica sulla non discriminazione con mente e cuore aperti.
I segni dei tempi: la discriminazione
Seguendo il ripetuto invito del Concilio Vaticano Secondo a discernere “i segni dei tempi”, i cattolici stanno considerando le questioni sessuali e di genere con rinnovato slancio.
Nonostante negli ultimi anni si siano verificati dei progressi in ambito legislativo e sociale, negli Stati Uniti le persone LGBTQ rimangono vittime di molte discriminazioni. Secondo uno studio recente, più di un terzo delle persone LGBTQ ha subìto qualche forma di discriminazione, ma la percentuale è molto più alta se prendiamo in considerazione le persone transgender e quelle di colore. Le discriminazioni si manifestano nelle strutture sanitarie, nell’ambito degli alloggi, nei luoghi di lavoro, nei luoghi di ristoro e di svago, nell’ambito delle adozioni e degli affidi, nelle strutture scolastiche e universitarie, nei rapporti con la polizia e nell’accesso al credito, e sono rafforzate da pregiudizi di genere, di razza, di religione, di classe sociale e da altri fattori.
Inoltre, molte persone LGBTQ sono costrette a vivere nel nascondimento, il che è molto dannoso dal punto di vista emotivo. Pensiamo anche alle persone LGBTQ sottoposte alle cosiddette terapie riparative, che sono tutt’ora legali nella maggior parte degli Stati, pur essendo molto pericolose dal punto di vista psicologico. Le persone LGBTQ in certi luoghi vengono incarcerate in massa, e sono molto soggette a violenze fisiche. Un fatto particolarmente tragico e scandaloso è che i giovani LGBTQ hanno una propensione tre volte più alta a nutrire propositi suicidi rispetto ai giovani eterosessuali e cisgender, mentre la percentuale di giovani LGBTQ che hanno tentato il suicidio è cinque volte più alta.
La discriminazione si può toccare con mano un po’ ovunque negli Stati Uniti, dalle scuole che negano ai giovani LGBTQ il permesso di istituire gruppi di aiuto, ai diritti negati alle persone LGBTQ anziane. Se il diritto al matrimonio civile è ormai irreformabile, una coppia omosessuale può comunque vedersi negati certi servizi per il fatto di essere sposata. In breve, l’incapacità della società statunitense di proteggere efficacemente le persone LGBTQ limita di molto le loro possibilità di svilupparsi pienamente come esseri umani.
Le Scritture affermano con vigore che Dio ascolta e reagisce al grido dei poveri e di chi soffre. La società non riesce a proteggere le persone LGBTQ, che quindi gridano per avere giustizia. Anche noi, in quanto discepole e discepoli di Gesù Cristo, dobbiamo ascoltare e reagire a questo grido, impegnandoci perché le leggi rimedino a tali gravi ingiustizie: fare qualcosa di meno significherebbe abdicare alla responsabilità che abbiamo, in quanto cristiani, di vivere pubblicamente il Vangelo impegnandoci per il bene di ogni persona, in particolare per chi vive ai margini.
È venuta l’ora di rimediare a queste gravi ingiustizie, e la nostra tradizione cattolica possiede gli strumenti per agire su questo problema.
La dottrina sociale della Chiesa
La dottrina sociale della Chiesa, un corpus sviluppato dal Magistero a partire dalla fine del XIX secolo, è una base solida per sostenere la protezione delle persone LGBTQ dalle discriminazioni, come richiede il Catechismo della Chiesa Cattolica. Secondo la dottrina sociale della Chiesa risolvere le questioni sociali è cosa complessa, ma esistono dei princìpi basilari a cui attenersi, primo fra tutti il riconoscimento che ogni persona è creata a immagine di Dio. Tale dimensione innata è la sorgente della nostra dignità di esseri umani, dignità che deve essere rispettata attraverso la protezione dei diritti umani di ogni persona. I diritti umani vanno protetti dalla legge; si applicano a ogni persona, senza eccezioni; nessuno è escluso.
La dottrina sociale della Chiesa si basa su decenni di riflessione teologica. Questi sono le sue componenti fondamentali:
– Dato che a tutti gli esseri umani va riconosciuta la dignità umana, e che tutti sono uguali, a nessun individuo e a nessun gruppo vanno negati i diritti civili di cui altri, nella società, godono;
– Tutti gli esseri umani hanno il diritto di partecipare alla società in quanto cittadini a pieno titolo, e devono sempre avere l’opportunità di difendere se stessi e il bene comune;
– Dato che gli esseri umani vivono in società, la struttura e le leggi della società hanno un impatto diretto sulla capacità degli individui di crescere e svilupparsi;
– La giustizia, nella società, esige un’opzione preferenziale per gli individui e i gruppi poveri, vulnerabili ed emarginati;
– In quanto famiglia umana, siamo tutti responsabili del benessere degli altri, e dobbiamo essere solidali con il nostro prossimo, in particolare quando viene violata la sua dignità umana;
– La società deve sempre puntare al bene comune, anche permettendo a ogni persona di dischiudere il suo pieno potenziale umano.
La virtù cattolica dell’ospitalità ha anche una dimensione sociale. L’ospitalità è al centro del Vangelo, ed è evidente nel fatto che Gesù amava stare a tavola e invitare ogni persona a partecipare al suo stile di vita. La disposizione all’accoglienza è stata tipica dei cristiani in ogni epoca; l’esempio più recente è l’enciclica Fratelli tutti, dove papa Francesco definisce l’ospitalità “un dovere sacro”. Promuovere la non discriminazione è essenziale per vivere l’ospitalità seguendo l’esempio di Gesù.
Cosa viene prima: la giustizia o il sesso?
A partire dagli anni ‘70 i vescovi e la gerarchia, sulla scorta della dottrina sociale della Chiesa, hanno diffuso l’idea che le persone LGBTQ non devono subire pregiudizi, discriminazioni, abusi e maltrattamenti, e nel corso degli anni hanno affermato più volte la piena dignità delle persone LGBTQ.
Tuttavia, un’altra linea di pensiero interna alla Chiesa sottolinea la condanna magisteriale degli atti sessuali tra persone dello stesso sesso, e la più recente disapprovazione delle persone transgender. Questa linea di pensiero viene proclamata più frequentemente, con più decisione e più rigidamente della tradizionale dottrina sociale applicata alle persone LGBTQ. L’insistenza sulla morale sessuale e l’opposizione alle identità trans vengono spesso utilizzate per opporsi a ogni tentativo di non discriminare.
I cattolici si trovano quindi di fronte a un dubbio: come dobbiamo guardare alle iniziative per i diritti LGBTQ, con la lente dell’etica sessuale o con quella della giustizia sociale? Noi pensiamo sia assolutamente necessario, per i cattolici e la gerarchia, affidarsi alla tradizione cattolica di giustizia sociale.
Già nel 1983 la Conferenza Cattolica dello Stato di Washington dichiarava che “[…] il pregiudizio contro gli omosessuali va contro le norme della morale cristiana più degli atti omosessuali stessi”. In questo passo vediamo ben espressa l’idea che opporsi alla discriminazione è un’esigenza etica superiore a qualsiasi etica sessuale o di genere. È un concetto fortemente radicato nella tradizione cattolica:
– Quando parliamo di favorire l’uguaglianza delle persone LGBTQ, prima di ogni altra cosa dobbiamo ricordarci che stiamo parlando di persone. Un individuo è prima di tutto una persona, e questo gli dà il diritto di essere protetto dalla legge;
– Sia l’etica sociale che l’etica sessuale si occupano di come amiamo e perseguiamo la perfezione cristiana, ma la giustizia sociale ha la priorità, in quanto si occupa di creare le situazioni appropriate perché si possa scegliere il bene, anche nel campo dell’etica sessuale;
– Nessun passo delle Scritture avvalora l’idea che le persone LGBTQ non debbano essere considerate esseri umani a pieno titolo, meritevoli di essere integrati e protetti dalla società. Nei quattro Vangeli non troviamo nessuna frase di Gesù che si riferisca all’orientamento sessuale o all’identità di genere. Gli stessi Vangeli indicano anzi più volte che i seguaci di Gesù devono amarsi gli uni gli altri, accogliere gli emarginati, gli stranieri e gli oppressi, e andare verso tutti, anche verso chi sta al di fuori della loro tradizione religiosa. Il messaggio delle Scritture afferma che Gesù si preoccupava assai di più delle questioni sociali che della sessualità;
– Nel pensiero cattolico le leggi civili non si devono occupare della morale degli individui. Non tutto ciò che è considerato immorale è proibito dalle leggi, né dovrebbe esserlo. La Chiesa non vuole dichiarare fuorilegge le azioni che il Magistero, per motivi etici, proibisce. Le leggi civili servono a tutelare l’ordine pubblico e a creare le condizioni perché tutti possano diventare umani. Le discriminazioni contro le persone LGBTQ violano il dovere della giustizia, e le leggi civili devono fare di tutto per farle cessare;
– La tradizione etica cattolica rifiuta l’idea che un fine giusto possa essere raggiunto utilizzando mezzi ingiusti. Le discriminazioni contro le persone LGBTQ non possono essere utilizzate come mezzo per opporsi a idee o comportamenti con cui un ente religioso non è d’accordo. La gerarchia può ovviamente opporsi a idee o comportamenti lesivi del bene comune, ma i diritti LGBTQ non rientrano in questa categoria. Le credenze religiose che non approvano le relazioni omosessuali, o le teorie contemporanee sul genere, non possono venire utilizzate per sostenere le discriminazioni contro le persone LGBTQ, che impediscano loro di avere un ruolo nella società.
I segni dei tempi: il momento giusto
Ora è il momento di agire per proteggere le persone LGBTQ dalle discriminazioni. Abbiamo già parlato dell’urgenza di prevenire la sofferenza e le violazioni dei diritti civili, ma dobbiamo anche osservare che l’atteggiamento di fronte alle persone LGBTQ, sia da parte della Chiesa che della società, è cambiato significativamente, in molti modi.
Per prima cosa, la scienza continua a dimostrare che l’orientamento sessuale e l’identità di genere sono caratteristiche fondamentali dell’individuo, e le ricerche dimostrano che le varianti sessuali e di genere sono normali esperienze umane, non deviazioni;
In secondo luogo, più le persone LGBTQ si aprono a rivelare il loro orientamento e/o la loro identità, più possiamo vedere come la rivelazione di Dio si manifesta in modi sani, santi e totali in ogni persona, comprese le persone LGBTQ;
Terzo, i laici cattolici statunitensi sono sempre più accoglienti verso le persone LGBTQ. I sondaggi d’opinione degli ultimi dieci anni ci dicono che i fedeli cattolici statunitensi sono sempre più aperti verso le persone e le relazioni LGBTQ, e lo possiamo vedere nel grande numero di parrocchie, scuole e università cattoliche che hanno messo in piedi iniziative e programmi a sostegno delle persone LGBTQ. Inoltre, un numero sempre maggiore di studiosi, professori ed esperti cattolici sta analizzando il ruolo delle persone LGBTQ nella Chiesa e nella società, oltre che difendere i loro diritti.
La nostra Chiesa sta poi sottolineando sempre di più la sua dottrina sociale come aspetto costitutivo della sua missione evangelizzatrice. La Chiesa Cattolica, galvanizzata dal ricordo pericoloso di chi sta ai margini della storia, proclama il Regno di Dio soprattutto quando proclama la giustizia sociale. Si tratta di un riorientamento iniziato con il Concilio Vaticano Secondo, e poi sviluppato a livello teologico e magisteriale negli ultimi sessant’anni, che invita i cattolici e tutte le persone di buona volontà a cercare la pace e farsi facitori di giustizia ovunque esistano iniquità e sofferenze. Se la vocazione alla giustizia della nostra Chiesa non includerà le persone LGBTQ, che già devono affrontare innumerevoli forme di discriminazione, il suo impegno per la giustizia in altri campi non verrà preso sul serio.
Conclusione
Noi, teologi, studiosi, vescovi, scrittori e membri del clero, abbiamo profondamente a cuore la nostra Chiesa e la nostra società. Il nostro forte impegno contro la discriminazione proviene da una attenta riflessione scritturale, dalla tradizione e dalla dottrina della nostra Chiesa, dai nostri studi accademici e dalla nostra esperienza con le persone LGBTQ. Queste fonti ci permettono di testimoniare che attraverso di esse parla lo Spirito Santo, che ci guida a vivere più fedelmente l’impegno del Vangelo, e a perseguire la giustizia ascoltando e rispondendo al grido dei poveri e degli emarginati.
Invitiamo tutti i cattolici e tutte le persone di buona volontà a unirsi a noi per opporsi alla discriminazioni nelle nostre comunità di fede. Noi speriamo che vi uniate alla nostra missione, per fare della nostra Chiesa e del nostro mondo una casa per tutti.
Testo originale: A Home for All A Catholic Call for LGBTQ Non-Discrimination