Una chiesa cattolica che cambia. Riflettendo sull’udienza papale con i cattolici LGBT
Articolo di Francis DeBernardo pubblicato sul Blog di New Ways Ministry (USA) il 27 febbraio 2015 liberamente tradotto da Marius
Ora che i pellegrini di New Ways Ministry (ndr realtà cattolica LGBT) sono ritornati negli Stati Uniti e che si sono calmate le acque dopo il nostro emozionante viaggio in Italia – che comprendeva posti riservati in prima fila all’udienza papale in piazza San Pietro il Mercoledì delle Ceneri -, mi sembra il momento giusto per riflettere su questa esperienza. E mentre noi siamo in piena riflessione, forse vi farà piacere vedere una clip del nostro gruppo che, quel giorno, canta per il papa l’inno “All Are Welcome” (“Tutti sono i benvenuti”).
Come riflessione, penso di poter parlare a nome dei miei compagni di viaggio, quando dico che il viaggio e l’esperienza con Papa Francesco si possono riassumere in una sola parola: “Wow!”. Le notizie sui posti speciali, che ci sono stati riservati, hanno fatto letteralmente il giro del globo, comparendo nelle agenzie di stampa di Polonia, Argentina, Germania, Regno Unito, Malesia, Irlanda, Australia, Spagna. E queste sono le sole notizie che siamo riusciti a trovare. Penso che i partecipanti al nostro pellegrinaggio siano rimasti sorpresi più di tutti per il clamore di questa notizia. Certamente, non ci sentivamo speciali, e neppure sentivamo di meritare così tanta attenzione. Ma è stato sicuramente un onore essere seduti accanto a Papa Francesco, nei posti riservati ai VIP.
Mai avremmo pensato che ci potesse capitare una cosa simile, sino al momento in cui siamo stati accompagnati nel settore dei posti preferenziali. Abbiamo avuto davvero troppo poco tempo per prepararci in anticipo a questa esperienza.
Sapevamo che l’arcivescovo Georg Ganswein, prefetto della Sede Pontificia, ci aveva riservato i posti, ma la lettera da lui inviata a Suor Jeannine Gramick non dava alcuna indicazione che questi erano posti speciali, e neppure dove si trovavano.
A dire il vero, la prima interpretazione che abbiamo dato della risposta di Ganswein alla lettera di suor Jeannine era che sembrava una specie di “premio di consolazione”. Suor Jeannine non aveva richiesto posti speciali: aveva richiesto che Papa Francesco incontrasse il nostro gruppo di pellegrini cattolici LGBT e i loro amici. Abbiamo ipotizzato che Ganswein ci stesse liquidando educatamente e non che ci potesse dare posti preferenziali.
Ganswein aveva incontrato Suor Jeannine nel 2003 durante la sua visita in Vaticano. Suor Jeannine gli dette una copia dell’edizione italiana del suo libro, Building Bridges: Gay and Lesbian Reality and the Catholic Church (“Anime Gay: Gli omosessuali e la Chiesa cattolica”), come regalo per il cardinale Ratzinger. L’edizione inglese era stata uno dei principali fulcri dell’indagine che il Vaticano aveva condotto su Suor Jeannine e sul suo co-autore, Padre Robert Nugent, nel 1990.
Ganswein è ben consapevole della controversia, e conosce la storia dei rapporti tra il New Ways Ministry e il Vaticano. Gli eventi passati non gli hanno impedito di accogliere il nostro gruppo nel settore dei posti preferenziali. E’ come se l’alone di sospetti che circonda Suor Jeannine e New Ways Ministry non fosse così spesso o soffocante come un tempo.
L’unico neo in questa esperienza è stato il modo in cui il nostro gruppo è stato nominato tra i partecipanti all’udienza. La lista non ha menzionato che eravamo parte della comunità LGBT, sebbene Suor Jeannine lo avesse comunicato esplicitamente nella sua lettera. Questo ha causato una certa delusione, ma la maggior parte dei pellegrini ha chiuso un occhio.
In certo qual modo i pellegrini hanno voluto perdonare questo errore per il trattamento che abbiamo ricevuto durante i nostri ultimi due pellegrinaggi a Roma. Sotto il pontificato di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, la nostra presenza non è stata ammessa in nessun modo. Mentre il nostro status LGBT non è stato riconosciuto pubblicamente, questo gruppo LGBT non è stato evitato. In effetti, ci è stato dato un posto d’onore.
Tuttavia, penso che il fatto di non essere stati nominati sia un modo simbolico del modo in cui Papa Francesco si avvicina alle tematiche LGBT. Lui è disposto ad andare fino a un certo punto, ma non ancora fino in fondo. Per alcune persone questo approccio è da codardi. Per altri, potrebbe sembrare politico. Io tendo a vederlo come un passo in avanti.
Ma Papa Francesco, nonostante tutta la sua accoglienza, non ha pienamente abbracciato le tematiche LGBT. Egli si è opposto all’uguaglianza del matrimonio e ai diritti di adozione per le coppie gay e lesbiche. Ha promosso il concetto di complementarietà di genere come requisito per il matrimonio. Più di recente, ha attaccato la “teoria del genere”, un termine per descrivere tutto ciò che non si adatta ai ruoli di genere tradizionali, paragonandola a una guerra nucleare.
D’altro canto, sembra che sia aperto alle unioni civili. Ha spalancato la discussione nella Chiesa sui temi del matrimonio e della famiglia nella maniera in cui ha gestito il processo sinodale, e richiamando i vescovi a consultare i laici su questi temi. Egli ha invitato i vertici della Chiesa a cercare gli emarginati e ad accogliere tutti, in particolare quelli che la Chiesa ha da sempre ignorato. In altre parole, finora, ha il primato di aver fatto un po’ di tutto.
Come Suor Jeannine e io abbiamo detto a molti giornalisti dopo l’udienza, Papa Francesco ha compiuto alcuni passi importanti nella giusta direzione, ma la gerarchia ecclesiastica deve ancora prendere molte altre misure per garantire la giustizia e l’uguaglianza alle persone LGBT: esprimersi contro le leggi repressive in tutto il mondo contro le persone LGBT; condannare la violenza contro di loro; smettere di mandar via dipendenti e volontari LGBT operanti nelle chiese. Deve parlare della parità di trattamento di fronte alla legge.
Quando ci è stato chiesto: “Più di così che cosa potrebbe fare Papa Francesco?” La nostra risposta è stata semplice: ci deve essere più dialogo con le persone LGBT e i loro familiari. Abbiamo suggerito che il prossimo sinodo e l’Incontro Mondiale delle Famiglie siano ottime opportunità per tale dialogo e abbiamo raccomandato che il papa e il suo team invitino, in occasione di quegli eventi, i membri della comunità cattolica LGBT a parlare pubblicamente della loro vita, della loro fede e dell’amore.
Il riconoscimento del nostro gruppo all’udienza papale è stato un altro passo nel processo di inclusione degli LGBT nella Chiesa. La nostra speranza è che l’azione del Vaticano ispiri i vertici nazionali e locali della Chiesa a seguire tale esempio.
L’udienza papale è incentrata completamente su gesti e simboli. Sebbene essere riconosciuti all’udienza sia stato un onore per i pellegrini di New Ways Ministry, siamo ben consapevoli che questo onore non è stato solo per il nostro gruppo di 49 persone. E’ stato un benvenuto e un’accoglienza estesa a tutti i cattolici LGBT e ai loro amici che lavorano, così duramente e da così tanto tempo, per una sorta di riconoscimento ufficiale. Seduti vicino alla soglia della Basilica di San Pietro e a pochi metri da Papa Francesco, abbiamo pregato per ringraziare tutti voi che avete trasformato la nostra Chiesa, e che avete contribuito a farle vivere questo momento.
Testo originale: Reflecting on the Papal Audience with LGBT Catholics