“Una corda a tre capi”. Un cammino di accompagnamento per coppie LGBT
Testimonianza di Corrado e Michela del gruppo Davide, genitori cattolici con figli e figlie LGBT di Parma
“Meglio essere in due che uno solo, perché due hanno un miglior compenso nella fatica. Infatti, se vengono a cadere, l’uno rialza l’altro. Guai invece a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi. Inoltre, se due dormono insieme, si possono riscaldare; ma uno solo come fa a riscaldarsi? Se uno aggredisce, in due gli possono resistere e una corda a tre capi non si rompe tanto presto“. (Quoelet 4, 9-12)
Scriviamo della esperienza di sabato 22 aprile 2017 quando con Michela siamo stati a Bologna per accompagnare, nel secondo incontro di questo cammino, sette coppie gay, di Torino, Trieste, Bologna, Parma, Roma, che hanno deciso di intraprendere un percorso di vita insieme che, per alcuni, porterà nel breve periodo alle Unioni Civili.
Con Michela ci siamo chiesti: “dobbiamo lasciarli soli? dobbiamo non dare loro quanto cerchiamo di dare ai fidanzati che si preparano al matrimonio? Vogliono costruire un cammino di coppia che sia per sempre, unico e oblativo: come non aiutarli? Come non sostenerli? Come non ringraziarli per questa loro testimonianza?”
Insieme con loro stiamo andando alla scoperta, durante quattro incontri (di cui quello di ieri era il secondo), del terzo capo della corda, di cui parla Qoelet nel brano che vi abbiamo riportato.
Questo terzo capo della corda, della nostra vita di coppia, del nostro NOI, è un capo fondamentale perché la irrobustisce ed è un capo composito perché intrecciato di più fili…..
Nel primo incontro fatto a marzo lo abbiamo identificato con il nostro vissuto, la nostra storia, l’ambiente sociale e familiare da cui proveniamo e che ci caratterizza.
Nel secondo incontro di ieri lo abbiamo identificato con la nostra vita di coppia, il NOI che vogliamo costruire, difendere, proteggere, consolidare.
Nel terzo incontro lo identificheremo con Cristo e soprattutto con l’esperienza del Cristo pasquale che muore, dà la vita per l’altro e risorge.
Nel quarto incontro lo identificheremo con il progetto che vogliamo costruire e con la fecondità di vita che questo rapporto d’amore scambievole e oblativo porta in sé e come possa realizzarsi sulla misura e sulla verità del cuore di Cristo.
“Non ho né oro né argento, ma quello che possiedo te lo do” (Atti 3,6).
Volevamo dare loro la nostra esperienza di Cristo nella nostra vita, nella nostra storia di coppia e di famiglia. In realtà loro stessi Lo hanno donato a noi raccontandoci la loro vita.,
Ci hanno fatto dono di sé e del Cristo che già vive in loro.
Abbiamo gustato lo stupore e la bellezza (come sempre accade) di chi vuole costruire il NOI, di chi vuole uscire da sè per riscaldarsi dal freddo della notte e della solitudine (Qo 4, 11).
Ci sembrava di risentire le parole del Vangelo di Matteo risuonate nella notte dell’annuncio pasquale:” Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno”(Mt 28,10).
Si, siamo andati nella nostra Galilea; proprio lì abbiamo incontrato questi nostri fratelli e in loro abbiamo incontrato Cristo Risorto. Nel loro cuore abbiamo trovato la speranza che viene solo da Cristo Risorto.
E questo ha scaldato il nostro cuore: “Non ci ardeva il nostro cuore nel petto mentre Lui conversava con noi lungo il cammino ?” (Lc 24,32).Cristo non ce lo abbiamo portato noi. Lui c’era già !! Lui era già lì e ci aspettava !!
Noi Lo abbiamo semplicemente riconosciuto: “Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “E’ il Signore !!” (Gv 21,7).
Si, noi possiamo testimoniarlo.
Si noi dobbiamo testimoniarlo.
Si noi lo diciamo a Pietro : anche lì, in quella “Galilea” c’è il Signore Risorto !!.
Un abbraccio forte e Buona Pasqua, che continua ancora nella nostre vite.