Noi Siamo Chiesa: “Una lobby che si pretende cattolica cerca di bloccare la legge contro l’omofobia”
Comunicato stampa di Vittorio Bellavite, coordinatore di Noi Siamo Chiesa, del 23 luglio 2013
Della rissa parlamentare in corso sul progetto di legge contro l’omofobia, atteso da vent’anni, è protagonista la destra. All’interno di essa, il ruolo principale l’hanno gli stessi dei vecchi scontri sulle unioni di fatto e della campagna sul caso Englaro. Il substrato culturale di questi interventi ci sembra tutto di tipo ideologico con una visione distorta dei “nemici”: la modernità, il laicismo, la lobby gay, il gender e via di questo passo.
Si sostiene che gli omosessuali sarebbero già protetti a sufficienza dalle leggi esistenti,che non sarebbero soggetti svantaggiati e che pretenderebbero di essere più uguali degli altri. Infine si creerebbe uno specifico reato d’opinione per chi critica gli omosessuali e le loro manifestazioni.
La realtà, il vissuto quotidiano è però assolutamente diverso, quotidiana è la sofferenza, nel corpo e nell’animo, di tanti che sono soli, non sono capiti e sono anche discriminati. Aree dell’opinione, alimentate dalla cultura del maschilismo, usano ancora la violenza, materiale e psicologica, nei confronti dei gay e delle lesbiche. Vittime sono soprattutto i giovani anche grazie all’uso spregiudicato dei socialnetworks. I continui episodi di cronaca testimoniano di una situazione pesante, soprattutto nei confronti dei soggetti più deboli e dei più estranei alle organizzazioni, pur necessarie, del circuito gay e lesbico.
Papa Francesco parla di ascolto, di comprensione, di misericordia, non di anatemi o di “campagne”. Qui invece, nella nostra politica, si continua come prima. I cd “cattolici” in Parlamento organizzano la loro lobby, pongono i loro veti, fanno i loro ricatti, difendono i loro principi farisaici e si sciacquano la bocca parlando di “visione antropologica”.
Ci chiediamo se lo scontro è incentivato, in forme indirette, dalla Conferenza Episcopale, usando dell’“Avvenire” e delle associazioni prolife che ad essa fanno capo. Se ciò non fosse, ci chiediamo perché i vescovi non intervengono a dire parole di segno contrario ed evangelicamente ispirate. Il loro silenzio, se dovesse continuare, li accusa.
Mentre tutte le sofferenze restano, si contrasta ogni intervento pubblico che almeno lanci un messaggio.
Fino a quando questa tragicommedia?