Una notte d’atroci incubi. Un omicidio omofobo scuote la società Belga
Articolo tratto da LeSoir (Belgio), 5 maggio 2012, p.12, liberamente tradotto da Lorenza
Durante tutta la sua vita, Ihsane Jarfi ha conosciuto la tolleranza: nato da padre professore di religione islamico, di origine marocchina, e da una madre belga non convertita all’Islam, era il figlio maggiore, con due fratelli e due sorelle, in una famiglia unita. Nella famiglia Jarfi il «coming out» d’Ihsane non era stato vissuto come un dramma: «Suo papa diceva che la cosa più importante era che era suo figlio e che l’amava. Suo padre lo considerava come il più fragile dei figli e lo voleva sempre proteggere” spiega un amico della famiglia Jarfi.
Ihsane ha vissuto in questo modo 32 anni di felicità, poi, una notte d’atroci incubi. Il giovane di Liegi, che gestiva un negozio di vestiti alla Médiacité, era uscito il 21 di aprile dall’Open bar, un bar gay vicino alla piazza del mercato, nel centro storico di Liegi. Sul sito del bar, la galleria fotografica di quella sera lo fa vedere mentre si relassa tra due amiche.
Questo è l’ultima sua foto. Perché uscendo dal bar, Ihsane ha incrociato la strada diquattro giovani suoi coetanei di 30 anni che avevano appena festeggiato il compleanno di uno di loro a Tilleur, un quartiere un po’ fuori dal centro storico. Erano ubriachi ed avevano deciso di scendere in centro storico, nella zona delle discoteche. L’Open bar non era sulla loro strada, ma si sono ritrovati là davanti senza che per ora riescano a spiegare il perché. Si sarebbero avvicinati ad una ragazza che accompagnava Ihsane e che avrebbe rifiutato di salire con loro in macchina. Ihsane sarebbe salito a bordo per andare fino alla zona delle discoteche con loro.
Secondo uno dei quattro, Ihsane avrebbe fatto una proposta di carattere sessuale mentre era in macchina e loro hanno iniziato a scatenarsi e a picchiarlo. La macchina cambia direzione e si orienta verso i campi. […] Bisognava «dare una buona lezione al frocio». Dopo i primi colpi, i quattro fanno uscire Ishane dalla macchina e lo hanno abbandonano in mezzo ai campi.
Eric P., 32 anni, avrebbe spiegato al giudice, che hanno svestito e messo a nudo la loro vittima per umiliarla e per «prenderla in giro», mentre continuavano a picchiarla sull’intero corpo. Ha pure detto che pensavano di averlo lasciato in vita. Mentre l’hanno lasciato nudo e insanguinato, prendendogli portafoglio e telefonino. Si parla di «violenza inudita che si è scatenata», di «un effetto di gruppo». Sta di fatto che il giovane Ishane era ferito su tutto il corpo, aveva le costole rotte e gli organi interni esplosi. L’indomani, Ihsane doveva andare al compleanno di sua madre, “non avrebbe mai mancato questa festa” dice la signora Fatima Omari. La sua di sparizione è quindi segnalata subito.
I suoi fratelli e sue sorelle mettono degli annunci in tutta la città. Era ben conosciuto a Liegi e circa 28.000 persone hanno girato l’annuncio tramite le rete sociali. Il telefonino ha permesso di ritrovare i quattro presunti assassini; mentre delle persone che passeggiavano per i campi hanno trovato il corpo. Il funerale si è svolto venerdi, dopo un omaggio commuovente alla moschea di Bressoux; in moschea centinaia di persone si sono ritrovate per l’omaggio. «Ihsane era pieno di gioia di vivere, ottimista, generoso, sempre pronto ad aiutare il prossimo, dicono i suoi in una piccola nota, il suo futuro era pieno di progetti… Rimarrà per sempre nei nostri cuori e nei nostri pensieri”
Gli autori dell’omicidio: Jérémy Wintgens, Mutlu Kizilaslan, Jonathan Lekeu e Eric Parmentier
Jérémy Wintgens, Mutlu Kizilaslan, Jonathan Lekeu e Eric Parmentier hanno tra 28 e 33 anni, originari della regione di Liegi. Sono tutti disoccupati. Solo Jonathan Lekeu non è conosciuto dalla giustizia, gli altri sono già stati incolpati per colpi e furti. Venerdi i fatti sono stati definiti dal giudice come “omicidio omofobico” (“meurtre homophobe”)
La mamma, il papa, i fratelli, le sorelle e la nonna paterna d’Ihsane Jarfi si sono costituiti parte civile per omicidio con circostanza aggravante di omofobia e di razzismo.
“Hanno guidato per 30 minuti fino ai campi deserti per picchiarlo fino alla morte: l’omicidio era quindi premeditato” dice la madre Omari.
La Violenza omofobica in Belgio
La comunità LGBT è sotto lo choc. Il mondo politico, quasi unanimemente, condanna. Con una domanda: c’è un aumento delle aggressioni dovute all’omofobia? Niente lo dimostra per ora. Le statistiche sulla discriminazione a causa dell’orientamento sessuale sono assai stabili.
Il «Centre pour l’égalité des chances » a registrato 119 casi nel 2009, 215 nel 2010, 159 nel 2011, e 37 in questa prima parte del 2012. Nel 2009 sono stati aperti 104 dossier, 85 nel 2010; 89 nel 2011, per ora 18 nel 2012. «l’aumento dei casi di discriminazione omofobica nel 2009 potrebbe essere spiegato dalle dichiarazioni (omofobe) di Monsignore Léonard sull’omosessulità ».
La maggiore parte dei dossier riguarda il lavoro, i beni e i servizi, il web. In 22, il 31 %, ha a che fare con i vicini, gli insulti, e le violenze. […] Ciò che è successo a Liegi è fuori dall’ordinario, ma bisogna aspettare la fine dell’istruzione (di polizia) per sapere se il carattere omofobico è costitutivo dell’omicidio, dice Yves Dario, del Centre pour l’égalité des chances. Per il resto, bisogna rimanere prudenti mentre si parla di aumento. Non ci sono statistiche, né dati. Ma possiamo interrogarsi sulla tolleranza apparente o finta e sull’omonegatività e l’omofobia che c’è nell’aria”.
Cosa si sa esattamente sulla violenza verso le persone? Poca roba. Un solo studio del 2007 (in Belgio), ma limitato a Bruxelles. Conclusioni: l’aggressività verbale è frequente, il gruppo delle vittime eterogeneo, il profilo dell’aggressore quello dell’uomo tra 18 e 20 anni, spesso in gruppo, spesso sconosciuto dalla vittima; di solito i fatti avvengono di sera o di notte, vicino ai bar o discoteche LGBT.
Altra conclusione: l’omosessualità è più visibile; ma le vittime fanno fatica a testimoniare dei fatti alla polizia o ad altri per paura, vergogna, o semplice mancanza di tempo. Si moltiplicano le misure di prevenzione come la campagna “Omofobia: reagite!”, «Homophobie: réagissez!», si può testimoniare di violenza in modo anonimo sul sito www.bashing.be …
Un piano d’azione nazionale è sempre in cantiere e il governo promette di lottare “con la maggiore fermezza”. Nel frattempo, il primo ministro belga, Elio Di Rupo incontrerà il 10 maggio gli iniziatori di «stop gaybashing» « Bisogna reagire».
Testo originale: Une nuit d’extrême violence