Una pastorale “con” gli omosessuali. Con la benedizione della Chiesa?
Articolo di Antonio De Caro* pubblicato sul settimanale Adista Segni Nuovi n° 40 del 23 novembre 2019, pp.12-13
Sembra che la Chiesa Cattolica Romana, a proposito delle unioni omosessuali, sia bloccata in un processo che lesbiche e gay conoscono meglio di tutti, una lotta molto simile a quella che precede il coming out. “Se non lo dico, non sarà nemmeno vero”. Poi, nell’oscurità e con il colletto della giacca ben alzato, vado a cercare un gruppo o un centro di ascolto. “Se nessuno mi vede, potrò sempre cambiare idea”.
Poi c’è il primo timido contatto, ma “se non lo racconto a nessuno, non disturberà nessuno”. E poi… ad un certo momento arriva la consapevolezza: “Non ce la faccio più”, la consapevolezza che a un certo punto ci vuole coraggio per abbandonarsi all’ignoto, poiché i compromessi e gli sforzi per prevenire ogni imprevisto non fanno progredire e soffocano la vita. Ma è un passo verso la libertà e la vita.
Molte persone LGBT fanno questa esperienza. Non sarebbe bello se anche la chiesa cattolica romana la facesse? Ma ci vogliono i passi di pastori che vanno avanti con coraggio e incoraggiano gli altri, invece di scoraggiarli. Questo sarebbe una benedizione. E, nello stesso tempo, significherebbe aprire la porta al perdono, di cui la chiesa cattolica romana ha così urgente bisogno per il rifiuto delle persone omosessuali che dura da secoli fino ad oggi.
Questa riflessione fa parte del libro “Mit dem Segen der Kirche? Gleichgeschlechtliche Partnerschaft im Fokus der Pastoral” (Con la benedizione della Chiesa? Le unioni omosessuali nell’ottica della pastorale), editore Herder (Germania), 2019.
Il volume contiene gli atti di un convegno tenutosi nel giugno 2018 presso l’Accademia Cattolica di Amburgo: persone omosessuali, religiosi, giuristi, psicologi, teologi si sono incontrati per discutere il problema se la chiesa cattolica romana possa accogliere le persone omosessuali e il loro amore al punto da celebrare per esse una benedizione in chiesa.
La pubblicazione tedesca è stata curata da alcuni teologi, ma presenta anche una singolare prefazione, dal titolo “Per accompagnare” (tradotta e pubblicata online sul sito del Progetto Gionata), scritta dall’arcivescovo di Amburgo, Stefan Hesse, e dal vescovo di Osnabrück, Franz-Josef Bode, che hanno appoggiato e seguito l’iniziativa, convinti che la pastorale per gli omosessuali debba ormai trasformarsi in pastorale con gli omosessuali.
Quelle che seguono sono alcune risonanze suscitate dalla lettura del libro, di cui non esiste ancora una traduzione italiana.
Molte coppie omosessuali cercano la stabilità, sono disposte ad un impegno duraturo e intendono orientare la loro vita secondo i valori della fedeltà, della cura reciproca, della responsabilità. Esse vivono l’amore non come appagamento effimero né come sfruttamento egoistico dell’altro, ma come celebrazione gioiosa ed esperienza di dono (e perdono) reciproco, che si costruiscono faticosamente nella vita quotidiana. In queste relazioni, anche l’intimità fisica diviene un linguaggio per rinsaldare l’alleanza ed esprimere accoglienza dell’altro, dono di sé, sostegno vicendevole. Un linguaggio d’amore.
Ecco perché anche le coppie omosessuali possono essere feconde e generative: se non sul piano biologico, almeno sul piano affettivo e morale, poiché i partner, strappati alla disperata sterilità della promiscuità o della solitudine, fioriscono come persone (alla cui integra realizzazione appartiene anche una sana e responsabile sessualità) e per questo saranno, ancora di più, capaci di affrontare le difficoltà e di donare amore alle comunità umane in cui si trovano. L’amore è sempre generativo: di armonia, di forza, di speranza, di solidarietà, di altro amore.
Corrisponde alla missione della Chiesa lasciare le persone sole, lasciarle cadere nel vuoto, proprio quando esse cercano sicurezza e protezione? Essa è ancora capace di accompagnare le persone nei momenti importanti della loro vita? Queste domande esprimono la drammatica attesa per una conversione della chiesa cattolica romana , che sarebbe fonte di risanamento e salvezza non solo per le persone omosessuali, ma per la stessa comunità di fede e per la famiglia di Dio.
La chiesa cattolica romana dovrebbe essere grata quando le persone omosessuali cercano ancora un dialogo con essa, poiché in tal modo le viene offerta la possibilità di chiedere alle persone LGBT un perdono di cui essa ha profondamente bisogno per annunciare il Vangelo in modo più credibile.
Non sarebbe coerente con l’amore di Dio respingere due esseri umani che si prendono cura uno dell’altro, che progettano la loro vita come esercizio di amore che cresce. Negare la benedizione di Dio equivale a negare la misericordia del Dio-con-noi, del Dio di Gesù (pp. 145-146). Che Dio sarebbe, se la Chiesa non fosse libera di pregarlo di benedire due persone, perché rafforzi il loro amore e l’intenzione di essere un aiuto una per l’altra?
Trovare riconoscimento e conforto è un’esperienza di cui ogni uomo e ogni relazione hanno bisogno per poter crescere. I relatori spesso usano, per indicare la benedizione, il nome “Zuspruch”, parola che, in tedesco, svela una straordinaria polisemia, poiché nello stesso tempo significa consolazione, conferma, incoraggiamento ed esortazione. La benedizione-Zuspruch rende tangibile la presenza amorevole di Dio, che è personale e spirituale, non può essere vincolato da norme o divieti umani.
Una benedizione ha lo scopo di accrescere la forza delle persone, grazie alla relazione con Dio: quindi ne rivela e ne rende percepibile la presenza, precisamente in quanto crea distanza dalla maledizione, cioè dal rifiuto e dal disprezzo. Benedire significa attrarre nell’amicizia e nella protezione di Dio, fuori dalla logica dell’odio. La maledizione adopera invece la lingua del potere e della distruzione, cioè delinea un luogo dove è impossibile trovare Dio.
Chiedere una benedizione dipende dall’umile consapevolezza che è necessaria la forza di Dio per costruire insieme una relazione responsabile e duratura. Rafforzato dal mistero pasquale, infatti, l’amore può essere rinnovato e diffondersi. Attraverso la preghiera, la comunità dichiara inoltre la sua gioiosa accoglienza e la disponibilità a sostenere l’amore della coppia: segni e parole devono illuminare l’idea di un amore che cresce e matura grazie alla forza di Dio. Benedire le relazioni omosessuali, quindi benedire l’amore, significa mettersi dalla parte di Dio, che è già dalla parte di chi si ama.
«Se l’uomo, per grazia, partecipa alla salvezza e alla comunione con Dio, non spetta a lui negare accesso agli altri. È solo di Dio l’ultima parola sul dono o sul rifiuto della salvezza» (p. 185). Il legame per la vita, anche fra due persone dello stesso sesso, vale davanti a Dio anche senza la benedizione della Chiesa. La Chiesa non ha il potere di cancellare questa fede. Ma perché dovrebbe farlo? Una benedizione sarebbe, piuttosto, un segno rilevante di riconoscimento, assenso, empatia e sostegno da parte della comunità. Negare la benedizione sarebbe umanamente gentile e spiritualmente saggio?
All’interno di una relazione d’amore – affermano esplicitamente gli autori del saggio – i partner (etero- o omosessuali) sono grati a Dio perché riconoscono di essere già una benedizione l’uno per l’altro, il segno che Dio ha già benedetto ciascuno dei due grazie alla presenza dell’altro. Se l’unione risponde ad un patto di amore stabilito nelle coscienze dei coniugi, essa è già, spiritualmente, benedetta.
«La proposta di benedizione è fondata nella convinzione che Dio da tempo ama ed ha accolto queste coppie con le loro storie concrete» (p. 136). Gli omosessuali che si amano non hanno, in linea di principio, bisogno di altra benedizione. Se mai, è la comunità che ne ha bisogno, poiché benedire tutte le forme di amore autentico sarebbe un segno della benevolenza di Dio per gli esseri umani. L’unione religiosa di due persone omosessuali non riceve qualcosa, ma la dona alla comunità (v. p. 129). Benedire anche le unioni omosessuali sarebbe quindi una benedizione per la Chiesa.
*Antonio De Caro insegna lettere nelle scuole superiori. Collabora con il Portale Gionata e fa parte dei gruppi Davide, per genitori cristiani con figli LGBT e Spiritualità Arcobaleno per credenti LGBT, entrambi a Parma. Ha curato l’ebook “Cercate il suo volto. Riflessioni teologiche sull’amore omosessuale“, distribuito gratuitamente da La Tenda di Gionata, che raccoglie una serie di riflessioni teologiche sul tema dei rapporti fra condizione omosessuale e fede cristiana-cattolica.