Una risposta pastorale cattolica al popolo di Dio che è omosessuale
Testo di padre Joseph Fortuna apparso sul bollettino della parrocchia dell’Ascensione di Cleveland nell’estate 1997 e ripubblicato sul sito della diocesi cattolica di Cleveland (Stati Uniti), liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
La nostra cultura popolare americana solo molto di recente ha concesso una rinnovata attenzione al fatto che esistono esseri umani gay e lesbiche. Alcune volte tale attenzione vuole essere sensibile e onesta, altre volte è meschinamente derisoria; molte volte ci si scherza su, ma quasi nessuno ha provato a porre la questione nell’ottica della fede.
Non vi chiedo di accettare a scatola chiusa queste affermazioni, bensì di soffermarvi a pensare a cosa avete udito o visto negli ultimi mesi. Ellen è “uscita allo scoperto” di fronte al mondo [nella sitcom omonima, trasmessa in Italia dalla Rai, n.d.t.], ammettendo apertamente di essere lesbica. Anche se fatto nel contesto di una serie televisiva, è stato un gesto serio e rischioso. Poco tempo fa il Plain Dealer [quotidiano di Cleveland, n.d.t.] ha pubblicato un serio articolo su Robbie, lo studente del liceo St. Ignatius suicidatosi anche perché era omosessuale. Jay Leno, il cui umorismo e idee politiche spesso sembrano “di sinistra” (per quanto oggi questo voglia dire poco), spesso ha fatto gag molto offensive verso i gay. Roseanne [Barr, protagonista della sitcom conosciuta in Italia come Pappa e ciccia, n.d.t.] ha parodiato Ellen nell’ultima puntata della sua serie facendo fare “coming out” a tutta la sua famiglia, come se fossero tutti gay e lesbiche.
Una tendenza particolarmente fastidiosa tra i nostri giovani è la parola “gay” usata come presa in giro di qualcosa o qualcuno che viene considerato ridicolo o “sfigato”, o comunque lontano da ciò che il gruppo considera “figo”.
Sono solo alcuni esempi di come si parla di gay e lesbiche nella nostra società. Da un lato, il fatto che tutto ciò accada è segno di una sana consapevolezza; dall’altro, il modo in cui tali cose vengono dette può sollevare dubbi sulle motivazioni, la consapevolezza e l’atteggiamento di chi le dice. Questi dubbi sono sufficienti per spingerci a rivedere il nostro atteggiamento verso i gay e le lesbiche, ma ci sono altre due ragioni. La prima è che non c’è ragione di credere che la percentuale di persone omosessuali sia minore nella Chiesa che nella società in generale; i sondaggi dimostrano che la percentuale di cattolici che divorziano, abortiscono o usano contraccettivi è pressappoco la stessa che tra i non cattolici. In altre parole, penso che, per quanto riguarda l’omosessualità, ma non solo, le tendenze dei cattolici riflettano quelle degli Americani in generale.
La seconda ragione è che, dato che alcuni membri del Popolo di Dio sono gay e lesbiche, allora chi non lo è deve comportarsi con loro come si comporterebbe con gli altri membri eterosessuali: con lo stesso spirito e cuore di Cristo. Inoltre, chi è membro del Corpo di Cristo ha sia la necessità di essere nutrito e sostenuto dal medesimo Corpo, sia il diritto e la responsabilità di servire nella missione del Corpo.
Nei prossimi mesi pubblicherò una serie di riflessioni su un possibile approccio pastorale cattolico verso i gay e le lesbiche. Vorrei suddividerle in cinque parti: 1) L’esperienza di essere omosessuali nella nostra cultura e nella nostra Chiesa; 2) Alcuni dati scientifici aggiornati sull’origine e la natura dell’omosessualità; 3) Cosa insegna la Chiesa sull’omosessualità; 4) Cosa fare quando ci si rende conto di essere omosessuali, o quando si apprende che qualcuno che si conosce lo è; 5) Il ruolo delle persone omosessuali nel Corpo di Cristo.
Sicuramente qualcuno mi chiederà perché rivolgo tanta attenzione a questa tematica. Una ragione l’ho già spiegata: dato che la gente ne parla molto, è importante contribuire con informazioni corrette e un punto di vista cristiano. Un’altra ragione è che il modo in cui trattiamo gli altri esseri umani è una parte essenziale della nostra fede. Amare i nostri fratelli gay e le nostre sorelle lesbiche come amiamo noi stessi è un caso specifico del secondo grande comandamento dato da Gesù: amare il nostro prossimo come noi stessi (senza dimenticare come questo sia strettamente collegato all’amore per Dio).
Una terza ragione, spesso minimizzata, è che la cultura americana di massa spinge decisamente le persone omosessuali a starsene zitte e nascoste. Il ridicolo, la discriminazione e l’omofobia le inducono ad essere molto attente a rivelare se stesse. In altre parole, voglio trattare questa tematica perché, pur essendo importante e legittima, ci sono pochi luoghi cristiani dove può essere ascoltata come merita.
Ho letto molto sull’argomento, ho discusso e ho riflettuto. Penso che molti dovranno rivedere le proprie convinzioni, come è successo a me. Non sono assolutamente un esperto in materia, ma vi invito a prenderla in considerazione assieme a me, come membri del Corpo di Cristo che cercano di conoscere, vivere e servire in maniera più autentica e fedele assieme alle nostre sorelle e fratelli.
Testo originale (PDF): People of God Who are Gay or Lesbian: A Catholic Pastoral Response