Una rivoluzione. I teologi tedeschi chiedono alla chiesa cattolica ‘una svolta’ su sacerdozio, coppie gay, divorziati e partecipazione
Articolo tratto da cristianosgays.com (Spagna) del 6 febbraio 2011, liberamente tradotto da Dino
La crisi ormai è insostenibile… e come continuare a rimanere ciechi e sordi di fronte a quello che ormai è un clamore nelle basi cattoliche, la gerarchia va verso l’abisso…
Se anche il portavoce della Chiesa episcopale tedesca, di fronte all’orrore della Caverna, riconosce ciò che vi è di positivo nel manifesto. Ma il papa tedesco guarda da un’altra parte…
Rivoluzione nella patria di Ratzinger
Un terzo dei teologi cattolici di lingua tedesca residenti in Germania, Svizzera ed Austria (144 professori di Teologia cattolica), hanno sottoscritto un manifesto nel quale richiedono profonde riforme della Chiesa cattolica, che comprendono, tra le altre cose, la fine del celibato, il sacerdozio per le donne e la pertecipazione popolare nell’elezione di vescovi.
I firmatari sarebbero oltre un terzo dei 400 teologi dell’area di lingua tedesca, secondo quanto riferisce oggi il giornale “Suddeutsche Zeitung”, in cui si afferma che la cifra sarebbe maggiore se molti, per timore di rappresaglie, non avessero negato di aver firmato.
L’iniziativa risulta inoltre essere la più importante ribellione contro la gerarchia della Chiesa cattolica da 22 anni, quando 220 teologi nel 1989 firmarono la cosiddetta “Dichiarazione di Colonia”, critica contro la gestione della Chiesa messa in atto da Giovanni Paolo II.
La professoressa di Teologia di Munster, Judith Konemann, una delle otto persone che hanno stilato il manifesto, in dichiarazioni rilasciate al giornale di cui sopra, riconosce che si sarebbero accontentati di 50 firme, ma sottolinea che l’ampia risonanza che c’è stata dimostra che hanno “toccato un nervo”.
Tra i firmatari spiccano prestigiosi professori emeriti come Peter Hunermann e Dietmar Mieth, vecchi combattenti per le riforme come Otto Hermann Pesch o Hille Haker, ma anche dei conservatori come Eberhard Schockenhoff.
Scritto con gli scandali di pedofilia all’interno della Chiesa cattolica come sfondo, il testo è prudente e plaude anche all’invito ai vescovi ad un dialogo aperto.
Dopo aver spiegato che si vedono “nella responsabilità di dare un contributo ad un nuovo vero inizio”, la tesi centrale del documento rimarca che la Chiesa cattolica può “annunciare il liberatore e amante Dio Gesù Cristo” soltanto quando lei stessa “è un luogo e un testimone credibile del messaggio di liberazione del Vangelo”.
Deve riconoscere e incoraggiare “la libertà dell’uomo come creatura di Dio”, rispettare la libera coscienza, difendere il diritto e la giustizia e criticare le manifestazioni che “disprezzano la dignità umana”.
Le richieste dei firmatari, che prudentemente essi definiscono “sfide”, comprendono “maggiori strutture sinodali in tutti i livelli della Chiesa” e la partecipazione dei fedeli alla elezione dei loro vescovi e parroci.
Il manifesto sottolinea che la Chiesa cattolica ha bisogno “nell’esercizio ecclesiastico anche di sacerdoti sposati e di donne”, evidenzia che la carenza di sacerdoti provoca la conseguenza che le parrocchie abbiano dimensioni sempre più grandi e lamenta che i sacerdoti di fronte a questo stato di cose si sentano “scoppiati”.
Allo stesso modo rileva che “la difesa legale e la cultura del diritto” all’interno della Chiesa debbano “migliorare in tempi brevi” e commenta che l’elevata considerazione attribuita al matrimonio e al celibato comporta il fatto che “vengano escluse persone che vivono l’amore, la fedeltà e la cura vicendevole” in una stabile relazione di coppia dello stesso sesso o come divorziati risposatisi in seconde nozze.
Il manifesto critica anche il “rigorismo” della Chiesa cattolica e sottolinea che non è possibile predicare la riconciliazione con Dio senza creare le condizioni per una riconciliazione con coloro “verso i quali essa è colpevole: di violenza, di negazione del diritto, di trasformare il messaggio biblico di libertà in una morale rigida e senza misericordia”.
“Alla bufera dell’anno scorso (in riferimento agli scandali di pedofilia) non può seguire nessuna tranquillità”, afferma il testo, che considera che “nelle circostanze attuali l’unica tranquillità possibile è quella della sepoltura”.
E oltre a richiedere dialogo e ad affermare che la paura non è una buona consigliera, ricorda che i cristiani sono stati “chiamati dal Vangelo a guardare con coraggio verso il futuro, come l’invito a camminare sull’acqua fatto da Gesù a Pietro: “Perchè avete paura? E’ dunque tanto piccola la vostra fede?”.