“Dentro, fuori e intorno alla gabbia”. Una storia d’amore bisessuale
Dialogo di Katya Parente con il critico televisivo Andrea Cinalli
Il nostro ospite di oggi forse non sarà nuovo ai fan di serie e telefilm, di cui ha scritto molto. Ma oggi Andrea Cinalli non è qui nei panni di critico televisivo – o non solo, perché da pochi mesi è uscita la sua prima prova narrativa, per i tipi dell’editore Croce, “Dentro, fuori e intorno alla gabbia” (editore Croce Libreria, 2020, 120 pagine)
Parlaci innanzitutto del tuo libro…
“Dentro, fuori e intorno alla gabbia” è un romanzo che racconta la storia d’amore fra Matilde e Gaetano, due giovani ragazzi omosessuali che si conoscono in un’associazione LGBT romana fittizia chiamata Gay Troop, e che insieme scoprono la bisessualità.
Mi piaceva l’idea di puntare i riflettori su una parte dell’universo LGBT che poco si vede sui media: è assolutamente possibile che da omosessuali si scopra la bisessualità, ma di questo si parla poco.
E per me, che sono cresciuto coi telefilm americani, dove il punto di vista privilegiato è spesso quello più ignorato dai media tradizionali, è stato quasi inevitabile scrivere questo romanzo.
Anche la struttura viene dai telefilm: due linee temporali corrono parallele per quasi tutto il libro (nella prima i due protagonisti si conoscono alla Gay Troop, nella seconda stanno già insieme). Che dire?
Sono felice di aver trovato un editore che ha scommesso e investito su di me e su questa storia, e spero che piaccia tanto anche ai lettori.
Come mai proprio un libro a tematica LGBT?
Perché credo ci sia sempre bisogno di libri che affrontino tematiche LGBT. È sempre bene parlarne, ci sono un’infinità di punti di vista ancora da mostrare e raccontare. E questa società ha bisogno di conoscerli tutti. La strada per una piena accettazione, anche in termini di diritti, è ancora lunga, e la cultura è un’arma fondamentale. Lo dico da ragazzo omosessuale, oltre che da scrittore.
Hai scritto diversi saggi su film e serie TV. Da dove nasce questo tuo interesse?
Da piccolissimo la scintilla scoccò guardando “Streghe”, “Buffy”, “Smallville”, “Roswell”. Spesso, nei telefilm americani, ho trovato la stessa onestà che trovo nei romanzi. All’epoca, quando Netflix non era ancora una piattaforma di streaming online, quella per le serie americane non era una passione così comune, e credo che anche per questo che me ne interessai.
I telefilm erano il mio posto, il mio spazio, il mio rifugio. Pochi altri li capivano e sapevano cogliere quell’onestà, quella purezza, quella complessità narrativa. Aldo Grasso mi sembra che scrisse che le immagini dei telefilm americani vibrano di più significati, ed è esattamente così, è esattamente quello che ho sempre percepito e pensato.
All’inizio ho coltivato questa passione come critico cine-televisivo: ho scritto per le riviste settoriali Telefilm Magazine e Series Magazine, e per altri giornali. Poi, dopo aver pubblicato il saggio “Sguardo Serial. I telefilm che raccontano la contemporaneità” per Galaad Edizioni, ho abbandonato la via del giornalismo per dedicarmi alla scrittura narrativa, per scrivere romanzi come se fossero serie TV.
Come, e perché, negli ultimi tempi l’immaginario queer è entrato in modo così preponderante nella televisione? È la società che ha cambiato i media, o viceversa?
Credo che questi cambiamenti coincidano con la diffusione dei social media e lo sviluppo di Netflix e tutte le piattaforme per lo streaming online. Personalmente, coi social ho un rapporto di odio-amore, ma non ho dubbi che in questo processo siano stati fondamentali. I social hanno dato voce a chi prima non ne aveva, e non veniva considerato dai media tradizionali: oggi un post pubblico, se affronta questioni delicate e riceve molte attenzioni, spesso viene ripreso dai giornali.
Netflix, invece, è una piattaforma che ha come mission quella di essere il meglio in ogni settore dell’intrattenimento televisivo e cinematografico: vuole realizzare i migliori family drama, i migliori teen drama, i migliori fantasy… E questo lo spinge ad avvicinarsi in maniera capillare a ogni segmento di pubblico, soddisfacendo tutti, ma proprio tutti.
Secondo te com’è cambiata la percezione del mondo rainbow da parte degli etero?
Dalla mia prospettiva, in base a quanto ho osservato nella mia vita privata, posso dire che oggi ci sia maggiore comprensione, che si possa parlare più apertamente di fidanzati e fidanzate. Ma temo che appunto sia un discorso molto soggettivo: io oggi ho attorno persone che mi accettano per quel che sono. Purtroppo storie di bullismo, di violenze e insulti si sentono ogni giorno, e un’altra persona, con altre esperienze di vita, potrebbe vederla diversamente. Quindi non so, difficile fare un’analisi generale.
Neanche trent’anni e così tanta carne al fuoco. Quali sono i tuoi progetti futuri?
Voglio continuare a scrivere narrativa e mi piacerebbe adattare per il piccolo schermo i miei romanzi. Forse mi dedicherò anche ai blog e agli articoli di giornale.
Visione puntuale del mondo virtuale e non, capacità critiche, consapevolezza di sé. Per un ragazzo cresciuto a serie TV, Andrea Cinalli non è proprio niente male.