Una vita molto normale. Storia di una coppia gay e dei suoi cinque figli
Articolo di JamesMichael Nichols ed Eric Criswell pubblicato sul Huffington Post (Stati Uniti) il 17 giugno 2016, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
“È davvero facile, devi solo trattarli con rispetto, trattarli come persone.” Questo è il consiglio di John Pica-Sneeden, che se ne intende. Lui e il suo partner Brian sono genitori da molto tempo: in trent’anni hanno adottato cinque bambini. Ebbene sì, molto prima che tutti parlassero del matrimonio omosessuale e che Whitney Houston imperversasse in radio, John e Brian stavano facendo qualcosa che altri sognavano solamente: creare una famiglia basata sul rispetto e l’amore.
Siamo a New York negli anni ’80: un’amica di John vorrebbe presentargli un tipo, Brian: è sicura che si troveranno subito. Nessuno allora sapeva che il loro legame sarebbe durato una vita e avrebbe cambiato la vita di quattro bambini e una bambina in una fattoria del Connecticut: “Se quando avevo vent’anni o poco più qualcuno mi avesse detto che sarei stato sposato per 31 anni, che avrei avuto cinque figli e avrei vissuto in una casa in campagna, l’avrei preso per matto!”. Eppure è accaduto tutto questo. Secondo Brian “la nostra vita ci è sempre sembrata molto normale. Ci siamo incontrati, ci siamo innamorati, ci siamo trasferiti in Connecticut, abbiamo costruito la nostra carriera professionale e poi abbiamo deciso che volevamo dei figli”.
Una donna che lavorava con John parlò di adozione, ma lui era scettico: non pensava che un’agenzia li avrebbe accettati. Però rispose “Chi lo sa? Chiamiamoli!”. Poco dopo John e Brian partecipavano a un incontro organizzato dall’agenzia, dopo il quale parlarono con il direttore esecutivo. Brian chiese se qualcosa impedisse a una coppia gay di avere in affidamento o adottare dei bambini e la risposta, che doveva cambiare la loro vita, fu rapida e breve: “No”. Dovettero aspettare tre lunghi anni ma finalmente ebbero il loro primo figlio, Carl. Per la legge solo uno di loro poteva legalmente adottare ma tutt’e due andarono in tribunale: il giudice chiese a Carl se sapesse a cosa andava incontro. Senza nessuna esitazione il bambino mise le braccia attorno a John e Brian e disse semplicemente “Sì!”. E i due cominciarono la loro vita da genitori. “Non so se fossimo davvero preparati per i successivi vent’anni, ma chi lo è?” dice John.
I successivi vent’anni non sono stati sempre facili. Dopo Carl, in otto anni hanno adottato altri tre bambini: Charles, Adam e Anthony. Il loro sogno di avere una grande famiglia era diventato realtà e lo Stato li premiò come una delle migliori famiglie adottive della zona. Presto cominciarono a raccontare la loro storia in diversi incontri in tutto il Connecticut e diventarono portavoce dell’adozione, non solo dell’adozione gay, ancora molto rara all’epoca, ma in generale per il sistema delle famiglie affidatarie e adottive. Secondo Brian “sentivamo che era importante guidare gli altri attraverso l’esempio. Non siamo altro che genitori amorevoli ed è molto bello che la nostra famiglia non solo venga accettata, ma sia riconosciuta come esemplare nel fornire sostegno ai suoi membri”.
Una delle cose più importanti per John e Brian è fornire ai loro figli una storia fatta di ricordi. Quando il bambino entrava per la prima volta in casa loro facevano una foto, la incorniciavano e la appendevano al muro, in modo tale che il bambino la vedesse la volta successiva. Dedicavano del tempo a fare attività insieme, riunioni festive con tutte le famiglie allargate, le vacanze due volte l’anno: “Non siamo ricchi, ma sappiamo cos’è importante, così viviamo secondo le nostre possibilità, portando la famiglia in vacanza due volte l’anno: è qualcosa che per tutti noi significa molto”.
John e Brian vogliono chiarire che il cammino dei due padri non è stato sempre semplice. Per la maggior parte delle famiglie non è facile uscire dall’adolescenza dei figli senza drammi e cicatrici. I due sono passati attraverso le gioie e le lotte insite nel crescere quattro ragazzi e hanno sempre creduto che il loro dovere di padri fosse far prova d’amore, disciplina e pazienza. E i loro sacrifici non sono stati a vuoto, come riassume bene Carl: “Ora sarei probabilmente morto o in mezzo a una strada se non fosse per i miei due paponi”.
Proprio quando pensavano di aver finito di allevare bambini, venne loro segnalata una bambina di cinque anni che viveva nella loro cittadina. Brian aveva sempre voluto una figlia e, dopo aver incontrato Selina, i due decisero di essere ancora disponibili, pronti e in grado di essere padri. Sulla soglia dei sessant’anni John e Brian ammettono di non avere più l’energia di una volta e che Selina sarà la loro ultima adozione. Attualmente è l’unica figlia che vive in casa con loro: gli altri sono cresciuti e vivono per conto loro: “Selina è stata davvero una benedizione per noi. Ora è al liceo, molto impegnata con il coro e il gruppo teatrale. Si diplomerà con bei voti”.
Secondo John il mondo delle adozioni si è evoluto pochissimo negli ultimi trent’anni: nonostante la capacità delle famiglie LGBT nell’affido e nell’adozione sia molto cresciuta, il sistema è ancora sovraccarico e il personale oberato di lavoro. La sua speranza è che si possano attirare un maggior numero di assistenti sociali e di potenziali famiglie per aiutare l’enorme numero di bambini in attesa di adozione. John ricorda: “È stata una vita molto normale. Eravamo solo due persone che si sono innamorate, che hanno creato un nido, avuto dei bambini e fatto il meglio che hanno potuto con ciò che avevano”. Più normale di così…
Testo originale: Here’s The Beautiful Story Of How These Dads Created Their Family Over 3 Decades