Unioni di fatto! Come credenti che fare?
Riflessione di Paolo Tognina* tratta da Voceevangelica.ch
Che cosa bisogna fare, dunque, oggi? Combattere ad oltranza le unioni omosessuali, ritenendole una minaccia per la famiglia intesa in modo tradizionale? O investire ogni energia affinché diversi modelli di famiglia possano convivere, oggi, in modo costruttivo, interagendo tra di loro, coltivando legami di amore, di fedeltà e di responsabilità? Di fronte alle tante certezze di tante chiese alcuni credenti evangelici invece s'interrogano sulla strada da seguire.
Qualche settimana fa, a Lione, il cardinale, il rabbino, l’imam, il prete greco ortodosso, il prete armeno apostolico, il pastore metodista, quello anglicano e quello luterano hanno sottoscritto un manifesto, redatto dal cardinale Barbarin, contro il matrimonio omosessuale. Solo il pastore riformato si è rifiutato di firmare quell’appello.
In Italia il governo Prodi ha proposto l’introduzione di una legge per il riconoscimento delle coppie di fatto, e dunque anche delle coppie omosessuali. Ma si è trovato di fronte a una massiccia opposizione, guidata dalla Conferenza episcopale cattolica, contraria al riconoscimento delle unioni omosessuali.
La Comunione anglicana mondiale sta vivendo una profonda crisi causata da divergenti opinioni sull’omosessualità. Da un lato si trova il fronte guidato dall’arcivescovo nigeriano Peter Akinola, il quale si vanta di non avere mai stretto la mano a un omosessuale, dall’altro lato ci sono numerosi esponenti anglicani europei e nordamericani, i quali difendono una linea tollerante e inclusiva nei confronti degli omosessuali e sostengono la legittimità dell’ordinazione di pastori apertamente omosessuali.
Anche nella Federazione luterana mondiale si registrano vivaci dibattiti intorno alla questione. Proprio in occasione della recente assemblea generale della Federazione, il tema è stato lungamente dibattuto. Ci sono vescovi luterani, come l’arcivescovo della Lettonia, che interrompono ogni contatto con i pastori che sono favorevoli al riconoscimento delle unioni omosessuali. Mentre la chiesa luterana svedese prevede la possibilità di una benedizione per le coppie omosessuali.
Nel mondo cristiano ortodosso è difficile trovare esponenti che mostrino comprensione per la questione omosessuale. Il patriarca di Mosca, ad esempio, non ha ritenuto necessario rimproverare i fedeli ortodossi che hanno aggredito e picchiato i partecipanti a una dimostrazione gay nella capitale russa.
Tutto questo avviene mentre in molti paesi d’Europa, come la Svizzera, il riconoscimento delle coppie omosessuali è già avvenuto. O sta per essere introdotto.
Per la chiesa cattolica, o almeno per i vertici della gerarchia, la questione è chiara: l’omosessualità è un disordine, le unioni omosessuali minano la stabilità della società e sono un attacco all’identità dell’umanità. Posizioni simili sono condivise da tutti i fondamentalisti protestanti ed ebrei, da molti musulmani e dai vertici ortodossi.
Questi ambienti sono fermamente convinti che il modello di famiglia sia uno solo, che i ruoli siano stati fissati una volta per tutte e siano iscritti in una sorta di legge eterna e immutabile.
La Bibbia sembra dare ragione a queste posizioni. Nell’Antico e nel Nuovo Testamento – che peraltro non parlano molto di omosessualità, dimostrando con ciò di non esserne ossessionati – l’amore omosessuale è condannato.
Ma non bisogna dimenticare che gli autori biblici credevano che l’omosessualità fosse il frutto di una scelta – e dunque un atto di disobbedienza. Mentre oggi sappiamo che l’omosessualità è innata, non è una scelta. E questo cambia radicalmente le cose.
E forse non dovremmo dimenticare che anche il modello di famiglia nel quale credono fermamente i fondamentalisti di tutte le confessioni e religioni non è che il prodotto di un lungo sviluppo storico, passato attraverso molte tappe.
Che cosa bisogna fare, dunque, oggi? Combattere ad oltranza le unioni omosessuali, ritenendole una minaccia per la famiglia intesa in modo tradizionale, cioè il modello di famiglia del 19. secolo? O investire ogni energia affinché diversi modelli di famiglia possano convivere, oggi, in modo costruttivo, interagendo tra di loro, coltivando legami di amore, di fedeltà e di responsabilità?
* Questo testo è stato trasmesso nell’ambito della rubrica “Pensiero evangelico” del 15 aprile 2007, in onda ogni domenica su RSI1 (Radio Svizzera italiana 1) alle 9.15 ca.
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