Unioni gay. Come i laici cattolici italiani sono divisi sulla questione
Articolo di Bob Shine pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 31 gennaio 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Bondings 2.0 ha parlato di come papa Francesco e la gerarchia italiana si sono impegnati nell’attuale dibattito nazionale in Italia sulle unioni civili per le coppie dello stesso sesso. L’analisi di un teologo è stata quella che, per papa Francesco, questo è un argomento che è meglio lasciare ai laici. Il post di oggi esplora proprio come essi sono sono coinvolti e cosa questo possa significare.
I cattolici italiani, sia pro che contro le unioni civili, hanno preso parte a delle manifestazioni. Circa un milione di sostenitori delle persone LGBT si sono riuniti il 23 gennaio in varie piazze in tutta Italia, prendendo con se gli orologi, per “svegliare” i legislatori sulla necessità di riconoscere con una legge i partner gay. Il portavoce del Gay Center di Roma Fabrizio Marrazzo ha affermato che le cento, e più manifestazioni, sono il segnale “del punto di crisi dell’Italia… sui diritti civili,” scrive il giornale cattolico National Catholic Reporter.
Tra coloro che sperimentano questa crisi c’è Andrea Rubera, un gay cattolico sposato di Roma la cui storia, raccontata sul The New York Times, che rivela l’urgente necessità di protezione legale delle coppie gay. Rubera ha sposato il suo partner, Dario De Gregorio, in Canada e sono diventati genitori di tre bambini. L’articolo del Times spiega:
Ma quando sono tornati in Italia c’è stato un cambiamento. Il signor Rubera, improvvisamente, è diventato single e quello che era suo marito a tutti gli effetti in Canada, è diventato solo qualcuno con cui divide l’appartamento in Italia. La legge italiana non lo considera neanche per l’affidamento dei figli.” Rubera commenta: “La maggiore ingiustizia che ne viene è tutta per i bambini… Sogniamo di essere riconosciuti per quello che siamo – una famiglia”.
Nonostante questa realtà, il supporto per le unioni civili in Italia è sceso, se i sondaggi sono accurati. Le ultime cifre danno il supporto al di sotto del 50%, mentre hanno raggiunto il picco del 67%, o più, lo scorso maggio. Secondo alcuni esperti il declino è dovuto alla clausola della “stepchild adottino” per far adottare i figli del partner alle coppie dello stesso sesso. Nel tentativo di placare i critici, il disegno di legge sulle unioni civili è stato annacquato, ha riferito il sito cattolico Crux, gli estensori della legge hanno aggiunto “una terminologia che distingue chiaramente le relazioni gay dal matrimonio” ed altri emendamenti.
Gruppi e singole persone contrarie alle unioni civili hanno preso parte al Family Day, che riceve supporto da alcuni leader religiosi, incluso il presidente della CEI, cardinal Angelo Bagnasco. Secondo John Allen di Crux il supporto laico agli ecclesiastici conservatori è una delle ragioni per cui la chiesa cattolica in Italia “ha ancora una rilevanza sociale e interviene ina politica”. “Questo non significa che la Chiesa italiana vinca tutte le volte; come sanno tutti perse il referendum del 1974 sul divorzio e quello del 1981 sull’aborto e ha prevalso nel 2005 su quello della ricerca sulle staminali solo persuadendo gli italiani a non votare per invalidare il ballottaggio.
“Eppure i cattolici praticanti rimangono una considerevole fetta della popolazione nazionale e sono ben rappresentati in entrambi i partiti politici di maggioranza, ed i loro sentimenti devono essere comunque considerati.”
Ma, dire semplicemente che i cattolici sono politicamente coinvolti, non è sufficiente per desumere che i diritti delle persone LGBT naufragheranno. Potrebbe anche essere il contrario, come nota il sito LGBTamericano Out Magazine:
“Già prima il potere conservatore della Chiesa cattolica romana sembrava un ostacolo insormontabile al progresso dei diritti delle persone LGBT. Nel 2003 il Belgio diventò il primo paese a maggioranza cattolica ad adottare l’equiparazione del matrimonio, presto seguito da Canada, Spagna, Portogallo, Argentina, Brasile, Uruguay, Francia, e, molto recentemente – con un referendum popolare – Irlanda, rivelando un andamento che rompe questa illusione pessimista.
Infatti, paesi a maggioranza cattolica costituiscono quasi la metà di quelli con l’uguaglianza del matrimonio, e i cattolici sono prevalentemente inclini a sostenere i matrimoni dello stesso sesso, o per lo meno unioni civili.
Finché è prevalso il falso argomento della mancata accettazione delle unioni gay da parte del cattolicesimo tradizionale, il progresso dei diritti delle persone LGBT italiane sembrava desolante. Ora sembra che questo paese di 60 milioni di persone sia pronto a legalizzare le unioni civili.”
Il referendum irlandese e la vittoria dell’uguaglianza dei matrimoni gay in molti stati e paesi tradizionalmente cattolici, in molti casi supportati dal fervente impegno dei cattolici laici, sono realtà.
Ma non è l’Italia, dove la stretta politica della chiesa è più forte a causa dell’influenza del Vaticano, con laici cattolici attivi sia pro che contro le unioni civili, con un papa Francesco che da una risposta più sfumata, e con i vescovi italiani non del tutto uniti in una forte opposizione. Sembra chiaro che sarà proprio questo che influenzerà i cattolici italiani, sul primo voto sulle unioni gay che avrà luogo martedì.
Testo originale: Lay Catholics in Italy Split on Civil Unions Question