Uno sguardo tra “I fantasmi della pineta”
Dialogo di Katya Parente con lo scrittore Fabio Brinchi Giusti
Un giovane belloccio, un ricco e vecchio signore, un rapporto mercenario, una scomparsa misteriosa e le indagini di rito: ecco alcuni degli ingredienti de “I fantasmi della pineta” (BookTribu editore, giugno 2024, 110 pagine). Un intrigante noir il cui autore, Fabio Brinchi Giusti, è oggi nostro ospite. Ma entriamo subito nel vivo.
Chi è Leonardo, il protagonista?
Leonardo è un ragazzo di periferia come tanti altri. Poco brillante negli studi, ha provato a fare il calciatore senza successo. Non ha un lavoro, non si impegna per cercarlo. Non per cattiveria o pigrizia ma perché sostanzialmente apatico. Leonardo ha un grande amore, Roberto, si vogliono bene sin dall’adolescenza e hanno iniziato a vivere insieme.
La loro storia d’amore ha una grande importanza nel romanzo. Roberto ha un lavoro precario e Leonardo, che si sente in colpa a farsi mantenere da lui, inizia così ad accettare le avances e i soldi del Vecchio. Non sono una coppia perfetta, hanno i loro difetti e i loro scontri ma si sosterranno a vicenda anche se in un modo particolare, per tutto il libro, anche nei momenti più complessi e difficili.
Questa storia prende le mosse da un fenomeno tristemente diffuso nel mondo gay…
Questa storia è nata in un locale gay, dove ho conosciuto un ragazzo. Un tipo curioso, con una gran voglia di parlare e tra un drink e l’altro mi ha raccontato di questo signore con cui si vedeva periodicamente. Mi aveva colpito il malcelato disprezzo verso il “pollo da spennare”, il sollievo perché questi incontri duravano poco e anche un po’ la sfrontatezza con cui ne parlava. Io sono una persona che ha sempre cercato nei rapporti umani, anche occasionali, un po’ di sintonia e mi aveva colpito questa diversità di vedute, questo modo completamente opposto al mio di approcciare alla vita.
Non voglio dare giudizi morali, ciascuno è padrone del suo corpo, mi aveva solo colpito questa vicenda e il modo in cui ne parlava. Da lì è nato poi Leonardo che da questo ragazzo ha ereditato il disprezzo e il sollievo ma non certo la sfrontatezza! Leonardo lo fa per inerzia, perché si è trovato dentro la prima volta e non sa come districarsi. Sinceramente non ho abbastanza elementi per sapere quanto la prostituzione sia diffusa o meno nel mondo gay, sono dell’idea che bisogna distinguere fra chi ne ha fatto una scelta consapevole e chi è vittima di tratte, ridotto in schiavitù e gettato ai margini delle strade da trafficanti senza scrupoli o ancora da chi deve fare questo perché non ha alternative. E’ un discorso davvero sfaccettato e complesso.
Il delitto che apre il romanzo è ambientato in una pineta, classico luogo di cruising e di incontri della comunità gay e trans negli anni in cui non esistevano le app di dating. Erano luoghi dove si respirava una certa libertà, dove si poteva sfuggire all’oppressione e alla repressione, ma al tempo stesso erano anche luoghi pericolosi, perché spesso chi li frequentava rimaneva vittima di omofobi senza scrupoli e in molti casi luoghi dove c’era anche la prostituzione.
Sono luoghi che io non ho chiaramente vissuto per ragioni di età ma ho incontrato leggendo romanzi come “Ragazzi di vita” di Pasolini, “Altri libertini” di Tondelli o facendo ricerche online. Quasi tutti i delitti avvenuti in quelli che la stampa di allora chiamava “torbidi ambienti omosessuali” sono rimasti irrisolti, la polizia o l’opinione pubblica avevano poco interesse a occuparsene, le vite delle minoranze erano vite di serie B.
Non trovi che il rapporto tra Leonardo e il “Vecchio”, sviluppi narrativi a parte, sia un cliché?
Io vorrei che il rapporto fra Leonardo e il Vecchio fosse letto come una metafora del potere e dei rapporti di potere che schiacciano i più deboli senza lasciare al malcapitato neppure la possibilità di un’altra scelta. Ho scritto quel romanzo in un periodo di grande frustrazione personale, subivo mobbing sul luogo di lavoro e non vedevo una via d’uscita. Ero costretto a subire e ad accettare tutto perché avevo bisogno dello stipendio a fine mese.
La narrativa di oggi è piena di personaggi che girano il mondo, non fanno nulla tutto il giorno, hanno infinite ore per pensare, dedicarsi a sé stessi, ma nella realtà per la maggioranza delle persone non c’è neanche il tempo per riflettere su sé stessi e sulla propria condizione. Si viene incastrati, a partire dall’età adulta, in questo meccanismo infernale del produci-consuma-crepa. Leonardo che si vende al Vecchio nei loro squallidi incontri (squallidi non per la differenza anagrafica, squallidi perché tra loro non c’è rispetto, non c’è attrazione, non c’è desiderio, non c’è amore) finché il Vecchio non scompare, rappresenta tutti coloro che si trovano schiacciati dalle circostanze della vita e dal disperato bisogno di soldi e non riescono a trovare una via d’uscita. Io, personalmente, l’ho trovata ma non tutti ci riescono.
Perché una virata così decisa dalle atmosfere di “Colpo di stato su un asteroide”?
“Colpo di stato su un asteroide” era una storia queer ambientata in un pianeta lontano, “I fantasmi della pineta” è una storia queer ambientata nella periferia di una grande città. In entrambi i romanzi i protagonisti devono uscire dal guscio in cui si sono rifugiati per non affrontare il grande mondo lì fuori, con le sue opportunità e i suoi pericoli.
Forse è un po’ troppo presto chiedertelo, visto che “I fantasmi della pineta” è appena uscito, ma quali sono i tuoi progetti futuri?
Mi piacerebbe molto scrivere un libro traendo ispirazione sulle vicende di mobbing di cui parlavo poco fa. Ora che ne sono uscito fuori ho la giusta tranquillità per mettere insieme le idee e provare a trarne una storia. Mi piacerebbe restare sul genere noir o comunque sul misterioso, mescolando le due cose. Ma chissà, la scrittura è un viaggio dagli esiti imprevedibili.
In attesa della prossima uscita di Fabio, seguiamo le vicende di Leonardo e, visto il caldo di questo periodo, andiamo a prenderci un po’ di fresco in pineta… con occhio guardingo e attento però!