“Uno spazio inciso nell’ombra” per i credenti LGBT. Intervista alla pastora Daniela Di Carlo
Dialogo di Di Giusi (Giuseppina) D’Urso con la teologa e pastora valdese Daniela Di Carlo
Fede e omosessualità nelle chiese evangeliche. Ne parliamo con la teologa e pastora valdese Daniela Di Carlo.
Ti andrebbe di presentarti ai nostri lettori?
Sono cresciuta a Roma e sono pastora titolare della Chiesa Valdese di Milano. Ho diretto il Centro di formazione Ecumenico internazionale di Agape a Prali nelle Valli Valdesi (TO) e mi occupo di ecumenismo e di teologie ecofemministe, femministe e di genere. Sono laureata alla Facoltà Valdese di Teologia e ho studiato allo Union Theological Seminary di New York (NY).
Ho partecipato a diverse opere collettive e collaboro alla rubrica Culto Radio su Rai Radio Uno. Faccio parte della Commissione Justice Peace & Integrity of Creation del Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano (CCCM), mi occupo di formazione interreligiosa delle e degli operatori sanitari con il gruppo Insieme per Prenderci Cura (IPC), coordino la Commissione nazionale Fede&omosessualità (che presto cambierà nome!) che si occupa di creare materiale liturgico e teologico alle chiese per aprirle al dibattito su fede e genere.
Nella relazione da te presentata al Forum di Albano 2018 hai parlato per la comunità cristiana LGBT della necessità di “uno spazio inciso nell’ombra” all’interno delle Chiese, vorresti definire questo spazio?
L’espressione viene da Bell Hooks che è una scrittrice nera americana, nostra contemporanea. Nei suoi scritti ci parla della sua affannosa ricerca che la vede intenta a trovare nella negritudine quella bellezza da sempre negata o ignorata dai popoli bianchi. Bell Hooks ha bisogno di trovare una misura alla propria esistenza che le permetta di amarsi e questa misura lei la trova insieme ai suoi fratelli e alle sue sorelle nere. La trova soffermandosi a parlare con loro, della realtà della sua vita e di quella dei suoi antenati costretti a vivere in stanze buie, senza illuminazione, in cui venivano stipati dai padroni dopo il duro lavoro dei campi.
E’ proprio in quell’oscurità che lei scopre la bellezza delle tenebre, perché in quelle tenebre, a notte fonda, lei, le altre, gli altri, parlano del bisogno di vedere diversamente la vita. Proprio in quello spazio inciso nell’ombra, si dice il desiderio di bellezza che è proprio della negritudine. E’ lì che trovano l’amore di sé, l’amore per gli altri/e, l’amore per il mondo.
E le lesbiche, i gay dove trovano il loro spazio inciso nell’ombra? Dove trovano lo spazio per scoprire la bellezza di essere figlie e figli di Dio? Quali sono i luoghi, deputati a rinforzarli, ad offrire una misura della loro esistenza, a raccontarsi lo splendore della speranza, la forza della grazia, l’energia della fede, la gratitudine del perdono?
Nell’essere disobbedienti a questo mondo come lo è anche la parola biblica che ci parla dell’importanza di un unico comandamento che dovrebbe segnare il cristianesimo, quello dell’amore
Ho trovato, sempre nella medesima relazione, molto interessante la distinzione tra una teologia totalizzante e una teologia biografica. Vorrebbe accennare a tale distinzione
La teologia totalitaria e’ quella teologia che regola la vita delle chiese e che disciplina, con più o meno arroganza, la vita delle credenti. Quella teologia che decide in nome di un’istanza superiore cosa fare della propria esistenza partendo dall’interpretazione autorevole e spesso univoca dei testi sacri, fonte di nutrimento della fede stessa.
La teologia totalitaria è, ad esempio, la teologia delle missioni che invece di portare la novità e la liberazione dell’evangelo ha imposto in passato, e spesso anche nel presente uno stile di vita (lavoro, affettività…) europeo o nord-americano nei paesi del sud del mondo vantando una neutralità obiettiva di coloro che predicano l’evangelo stesso.
La teologia totalitaria attraverso un terrorismo ecclesiastico, è inoltre consapevolmente portatrice non tanto di un progetto evangelico bensì di un progetto sessuale all’interno del quale la pratica eterosessuale, quella sponsale, ecc… sono tuttora viste, come le uniche pratiche naturali e benedette dal divino.
La teologia biografica parte da sé ed è un progetto popolare e si nutre della realtà quella vera concreta, fatta di corpi, di passioni, di tristezza, di gioie e soprattutto di verità cioè fedeltà a ciò che si è e non a come si dovrebbe essere.
Dio deve essere immaginato di nuovo, radicalmente da capo, per essere liberato/a dalla costruzione in cui i maschi “cristiani” lo hanno costretto/a e per raccontare come si cali nella vita vera delle persone e non in quella idealizzata dai cristianesimi.
La teologia totalizzante potrebbe essere una delle comuni radici della violenza contro le donne e della violenza omofobica
Certo perché ha collaborato con i governi per tenere sotto controllo le persone attraverso una eteronormatività che non lasciava alcuno spazio alla pluralità delle identità. Tutto ciò che non rientrava nell’eteronormatività era condannabile e quindi punibile! Pensiamo a tutte/i coloro che sono stati costretti ad esempio alle terapie riparative.
La teologia biografica non ha qualche aggancio con la “teologia della liberazione”
Sì ma è più radicale perché tematizza la questione della politica delle donne e quelle LGBT mentre le teologie della liberazione si muovevano solo su un orizzonte sociale.
Lei è pastora della chiesa valdese di Milano. Che tipo di iniziative proponete nei confronti della comunità LGBT
Abbiamo un gruppo LGBT in chiesa che prepara la veglia ed il culto contro l’omofobia e che è perfettamente integrato nella comunità. Ha una propria chat nella quale si aggiorna e si dà appuntamento per cose serie ma anche solo per amicizia. Il gruppo che si chiama VARCO ha contribuito in maniera significativa a che venissero accolte dalla chiesa valdese le unioni delle coppie dello stesso sesso
La sua visione futura rispetto a ogni discriminazione
Non va mai abbassata la guardia. Bisogna anche vivere con sovranità la propria differenza e non giustificarsi di fronte alla eteronormatività. La cosa più importante è che ogni persona LGBT è creata ad immagine di Dio e per questo accolta e amata.