Uno studio s’interroga: “la religione rende più omofobi?”
Articolo di Laurent Grzybowski pubblicato sul sito del settimanale cattolico La Vie (Francia) il 26 aprile 2013, liberamente tradotto da Giovanna Vallone
“Religious prosociality and aggression: It’s real” (Journal for the Scientific Study of Religion, 52, 2013, pp.524-536) si tratta di uno studio* che rischia di far rumore e provocare una bella polemica nel clima teso che oggi conosce il nostro Paese riguardo alla questione “omosessuale>”. Tuttavia, tale studio è stato condotto dalla prestigiosa Università cattolica di Lovanio (UCL), in Belgio, da specialisti di psicologia della religione. Lo studio, che sarà presto pubblicato in una rivista internazionale di scienze sociali delle religioni, il Journal for the scientific study of religion, suscita intenzionalmente polemiche dimostrando che, contrariamente a quanto affermato da coloro che si oppongono ai matrimoni omosessuali, la religione può essere fattore di omofobia.
Sotto la direzione di Vassilis Saraglou, responsabile del Centro di psicologia della religione dell’UCL, i ricercatori dell’università cattolica hanno collaborato con dei volontari per ricreare dei sentimenti legati alla psicologia dell’aggressione. Hanno constatato che, più i partecipanti erano credenti, più avevano una tendenza a mostrare aggressività verso un target presumibilmente gay, il quale riteneva che la difesa dei diritti degli omosessuali fosse un passo avanti sociale importante.
Lo studio dimostra che la religione condurrebbe inconsciamente ad un’avversione non solamente verso il peccato, ma anche verso il «peccatore ». La distinzione effettuata solitamente dalla dottrina cattolica tra persone e atti commessi sembrerebbe meno efficace quando si tratta di omosessuali.
Un secondo studio esamina l’argomento contro l’omogenitorialità che consiste nel porre l’accento sul bisogno di «protezione del benessere dei figli», presunte vittime della situazione. Sulla base di un’indagine effettuata tramite questionario, i ricercatori dell’UCL hanno voluto sapere se la disapprovazione dell’omogenitorialità fosse fondata su preoccupazioni morali relative alla preoccupazione altrui (valori di sollecitudine e di imparzialità, di compassione e di empatia) o su preoccupazioni morali più conservatrici (valori di lealtà, di autorità, di purezza).
Anche qui il verdetto dei ricercatori è senza appello. Secondo loro, contrariamente a quanto esse affermano, le persone credenti che si oppongono all’omogenitorialità lo farebbero meno per difendere i figli che per preservare un certo ordine di cose e di natura. Qualcosa per alimentare il dibattito dei cattolici, che restano sempre molto divisi su tale questione.
Alcuni si preoccupano della piega presa dagli avvenimenti. E non esitano a contestare la dimensione «non violenta» delle manifestazioni (contro il matyrimonio gay), ritenendo che si tratti di recupero o abuso di linguaggio.
* Blogowska, J., Saroglou, V., & Lambert, C. (2013). Religious prosociality and aggression: It’s real . Journal for the Scientific Study of Religion, 52, 524-536
Testo originale: La religion peut-elle rendre homophobe ?