2021. Cronache italiane di straordinaria omotransfobia
Riflessioni di Massimo Battaglio
La cartina che segue ritrae la straordinaria situazione dell’omofobia in Italia nel 2021. Ogni pallino rappresenta una vittima o un gruppo di vittime a seconda della grandezza. I pallini hanno colore diverso a seconda che il fatto registrato sia un’aggressione a singola persona, o a più persone, o che si tratti di un omicidio, un suicidio indotto, un tentato suicidio, un atto non fisico.
Ce n’è per tutti: a Nord, al Sud, un po’ meno al Centro ma solo perchè il Centro è meno popolato. E ce n’è per i grandi centri come per i più piccoli. In tutto il territorio peninsulare, le vittime di omofobia hanno imparato a venire allo scoperto, ad abbandonare la vergogna, a non sopportare più un’ingiustizia che, comunque, sta raggiungendo proporzioni incontrollate.
Il numero complessivo è 191. Sono 53 le vittime di aggressione singola, 49 di aggressione plurime, 2 di omicidio, 3 di suicidio indotto. Altre 2 sono state indotte al suicidio ma salvate in extremis. 82 hanno subito atti diversi (ma comuque sempre di rilevanza penale; mai semplici questioni di opinione).
Sembra che i vari lockdown non abbiano insegnato niente. Se si pensa infatti che, nell’anno appena concluso, abbiamo vissuto dibattendosi tra una restrizione e l’altra per sei mesi, e quindi abbiamo molto allentato i nostri contatti, ci sarebbe da attendersi un dimezzamento anche del fenomeno omofobo rispetto agli anni precedenti. Invece, la diminuzione delle vittime rispetto all’ultimo anno senza covid è di sole 48 unità, ovvero del 20%.
Di più: il numero di atti fisicamente violenti (aggressioni singole o plurimi e omicidi), non solo non è diminuito ma è addirittura aumentato, passando da 98 a 103. Alla faccia di quelli che difendono la “libertà di espressione”. Belle forme espressive, quelle dei loro amici!
E’ veramente straordinaria l’inversione di tendenza rispetto ai cinque anni precedenti, che ha fatto tornare i fatti fisicamente aggressivi in maggioranza. A partire dal 2017, non casualmente l’anno in cui cominciammo a sposarci, la maggior parte degli atti omofobi denunciati erano di tipo diverso: si trattava per esempio di fenomeni di mobbing, di allontanamento da casa, di stalking. Da quest’anno, tornano di moda le botte.
Forse, in questo, la pandemia c’entra qualcosa: ha esacerbato gli animi, soprattutto nei ragazzi più giovani, vittime della didattica a distanza e non più abituati a confrontarsi faccia a faccia, a distinguere tra un aperitivo on line e un incontro in piazza. Più della metà degli autori di fatti omofobi ha un’età inferiore a vent’anni. L’età media delle vittime è altrettanto bassa: 23 anni (quando l’età media degli italiani è di anni 46).
Ma i fenomeni più inquietanti emergono dall’osservazione della distribuzione delle vittime durante l’anno, suddividendole mese per mese. Qui, la faccenda, diventa straordinaria davvero.
Come sempre, il fenomeno omofobo rimane abbastanza contenuto nei mesi invernali (come in quelli autunnali) mentre cresce tra primavera ed estate. Ma nell’ultimo anno, si ha un vero e proprio picco nel mese di giugno (con 34 vittime, più di una al giorno); poi si affievolisce e poi torna in picchiata nel mese di ottobre (30 vittime). Giugno e ottobre sono anche i mesi in cui l’efferatezza degli omofobi è maggiore: nel primo caso abbiamo 26 vittime di fatti fisicamente violenti (fino all’omicidio) pari al 76%; nell’altro caso, 21, pari al 70%.
Sono i mesi in cui è in discussione il ddl Zan, rispettivamente alla Camera e in Senato. E’ in atto uno scambio di opinioni rovente, non solo sull’omofobia ma, più in generale, sull’omosessualità. I contrari al disegno di legge diffondono fake news, anche istituzionali, a ritmo martellante. E anche gli omofobi vogliono far sentire la loro opinione. Solo che, da quei buzzurri che sono, si esprimono con le mani.
La responsabilità dell’omofobia si colloca quindi, con un’esattezza mai altrimenti verificabile, da una ben precisa parte politica: essere omofobi, compiere gesti omofobi, equivale a manifestare la propria inclinazione a destra. E viceversa, è difficile collocarsi a destra se non si accetta di essere omofobi.
Viene da chiedere come mai, a ottobre, anche Italia Viva, formazione politica teoricamente riformista, si sia schierata per l’affossamento del ddl Zan. L’onorevole Renzi pensa forse di raccogliere quel 2% di voti che totalizzerà alle prossime elezioni, raspando tra le file dei giovani picchiatori fascisteggianti? O fa calcoli stravaganti, comprensibili solo da chi capisce la sua straordinaria mentalità da Metternich de noantri, del tutto estranei all’argomento del contendere? Bene onorevole: quale che sia il suo intento, sappia che non si gabula sui diritti umani e sulla sicurezza delle persone. Vada avanti così: anche quel 2% sarà sempre più lontano.
E viene da chiedere la stessa cosa agli uomini di Chiesa: ai parroci scatenati (spesso semianalfabeti), ai giornalisti servili, ma soprattutto ai gerarchi che sono intervenuti per ben tre volte con comunicati sempre più assurdi per mettersi di traverso, prima dichiarandosi dubbiosi, poi inventando la faccenda sulle benedizioni alle coppie lgbt (di cui si sentiva davvero il bisogno) e infine intimando al Presidente del Consiglio di uno Stato laico, di ingerire sul Parlamento affinchè ritiri un provvedimento legislativo in itinere non gradito oltre Tevere. Un’operazione di straordinaria cialtroneria diplomatica.
Cosa pensavano di fare? Di garantire la possibilità di continuare a prodursi in prediche omofobe? Di proseguire nella promozione di “terapie riparative” più o meno esplicite? O di poter continuare a diffondere libretti dai contenuti antiquati (e deliranti) nelle parrocchie e nelle scuole cattoliche? Ma reverendissimi padri: qua, nessuno è fesso. Immaginate un ragazzino che torna a casa raccontando che il catechista o il professore di religione gli hanno riempito la testa con la bufala del “gender”. Lo manderanno ancora a catechismo? Confermeranno l’adesione all’ora di religione?
Poveri illusi. L’unico risultato che avete ottenuto è stato di contribuire a una spirale di violenza odiosa. Tutto quel sangue sta colando anche sui vostri zucchetti. Vi va bene che sono già rossi, almeno non si nota troppo.
Per approfondie: Dati e numeri sull’omotransfobia in Italia