“Uomo non giacerai con un uomo” è abominio
Testo estratto da Claude Besson, Homosexuels et catholiques sortir de l’impasse, Editions de l’Atelier, 2012, pp.72-75, libera traduzione di Marco Galvagno
In due passaggi del Levitico un uomo che giace con un uomo viene presentato come abominio al capitolo 18 versetto 22. “Non giacere con un maschio come si giace con una donna, è cosa abominevole”. Nello stesso capitolo libro al capitolo 20 versetto 13 “ Se un uomo giace con un altro uomo come si fa con una donna hanno commesso cosa abominevole, il loro sangue ricada su di loro”.
Questi versetti sembrano gravi e senza possibilità di appello. In quale contesto si situano? Fanno parte di un insieme letterario chiamato leggi di santità che elenca una lista di punizioni e precetti, perché il popolo di Israele resti santo staccandosi dai comportamenti pagani di coloro che abitavano su quella terra prima di loro. (Levitico 18-27). Dovevano conservare la loro singolarità e preservare la propria identità religiosa.
“Restare in disparte dai gentili ecco in cosa consisteva la santità, singolarità, differenza, elezione, consacrazione. Dovevano essere come Dio, imponenti, diversi, a parte. Mantenere la propria differenza e singolarità era l’essenza stessa della santità per gli antichi ebrei.”[1]
Analizzando l’insieme delle pratiche sessuali vietate dalle leggi di santità Daniel Helminiak prosegue mostrando che i rapporti sessuali tra uomini sono proibiti per motivi religiosi non sessuali. Sono estranei all’ordine del mondo così come è concepito dagli ebrei.
L’autore per cercare di farci capire fa un parallelismo con il divieto di mangiare la carne al venerdì, valido per i cattolici. “ A una certa epoca questa legge era così importante che la sua trasgressione veniva considerata un peccato mortale che avrebbe portato all’inferno. E tuttavia nessuno credeva che mangiare carne fosse qualcosa di male in sé. Il peccato riguardava una questione di impegno religioso: bisognava comportarsi da cattolici. [2]
Allo stesso modo i rapporti sessuali tra uomini sono vietati nel Levitico, perché significano la trasgressione dell’ebraismo. Nulla consente di affermare che questi atti sono moralmente cattivi per il Levitico. Non si trova nulla che permetta di collocare l’atto sessuale in sé dalla parte del bene o del male. L’obiezione è la perpetuazione di una forte identità ebraica. La questione in gioco è quella della purezza. [3]
La parola purezza nei testi biblici non ha il senso che le attribuiamo oggi. Significa qui il conformarsi ai rituali. In altri testi sarà legata all’idolatria.
Xavier Thevenot sottolinea che le proibizioni del Levitico sono immerse in un clima di purezza rituale, santità e lotta contro l’idolatria. Riprendendo il termine abominio (to Ebot) utilizzato ben 142 volte nella Bibbia nota che questo termine vuole esprimere la repulsione di Dio, per tutto ciò che gli è estraneo, per ciò che si rivela essere incompatibile con le leggi fondamentali dell’ Alleanza. È usato in modo particolare a proposito del culto dei falsi Dei ( deuteronomio 7, 25, 12-31) Gli idoli o le false divinità sono chiamati To Ebot.
La condotta omosessuale è trattata come la traduzione di un comportamento idolatro, perché si suppone che tale comportamento fosse quello delle nazioni vicine. La condanna degli atti omosessuali nel Levitico si basa dunque sull’idolatria. [4]
Idolatria, impurità e trasgressione dell’appartenenza a un popolo, questi versetti del Levitico hanno un contesto molto preciso e pertanto non possono essere utilizzati per dare un giudizio morale sugli atti omosessuali.
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[1] Daniel Helminak, Ce que la Bible dit vraiement del’homosexualité, Paris les empecheurs de penser en ronde, 2005, p.75
[2] ibid, p.78.
[3] ibid, p 77
[4] Xavier Thévenot, homosexualité masculine et morale chretienne, p 221- 222, 1985
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Testo originale: L’abomination