Vai oltre… Scegli la guarigione dalle tue ferite!
Riflessioni di padre Shannon Kearns* pubblicato sul sito Queer Theology (Stati Uniti), liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Ad un certo punto avete scelto la guarigione. Non sto parlando del miracoloso “pensiero positivo”, né sto dicendo che tutto andrà bene dalla sera alla mattina. Non sto dicendo che non abbiate bisogno di terapie o medicine. Non sto dicendo che sarà facile. Non sto nemmeno dicendo come sarà la guarigione.
Sto dicendo che ad un certo punto avete scelto la guarigione. Di volerla. Di andarle incontro. Di desiderarla. Di volere indietro la vostra vita a prescindere da ciò che vi è stato fatto.
Lo so. A volte mi arrabbio per le ferite che mi sono state inferte, i modi in cui sono stato maltrattato, il trauma che mi è stato inflitto da una Chiesa e da una famiglia fondamentaliste, il trauma che continua ad essermi inflitto da un mondo ostile. E a volte voglio solo stare dentro questa rabbia e questo trauma.
Voglio arrabbiarmi con tutti. Non voglio accollarmi il processo di guarigione, perché è duro, perché è ingiusto che debba fare tutto io. Perché dovrei fare tutto questo lavoro quando le persone che mi hanno fatto questo vanno semplicemente avanti con le loro vite come se non fosse successo nulla? Perché devo avere l’onere di guarire e di rendere il mondo un posto migliore? Perché è sempre chi è oppresso che deve salvare tutti gli altri?
Non è giusto! Non voglio farlo! Voglio solo essere arrabbiato, perché la rabbia a volte fa sentire bene, fa sentire bene gridare e strepitare per le offese ricevute, dire esattamente alla gente dove possono andare.
Essere arrabbiato fa sentire al sicuro, perché è quello che ho conosciuto, perché dà conforto, perché mi permette di scaricare tutto il peso sulle altre persone. Mi hanno fatto questo e io posso fare quel cavolo che voglio. Posso ferire gli altri, e prendermi il mio spazio, e lasciare che altre persone facciano il lavoro sporco, perché mi hanno ferito, e che cavolo!
E così il ciclo del trauma continua. Il ciclo di rabbia e dolore continua. E non va affatto meglio.
Ma cosa succederebbe se scegliessi la guarigione? Solo per me. Perché lo voglio. Non riguarda più loro. Scelgo la completezza perché voglio essere completamente me stesso, e scelgo di lavorare per guarire la mia vita perché voglio essere sano, voglio avere relazioni sane, voglio essere una persona sana, voglio spezzare il circolo del trauma.
Non c’entra il perdono. (Anche se per alcune persone il perdono è parte del processo di guarigione.) Si tratta semplicemente di non permettere che il mio presente e il mio futuro abbiano come centro qualcosa che mi è successo nel passato. Si tratta di non permettere al rimpianto per ciò che mi sono perso di farmi continuare a perdere le cose. La mia guarigione non deve dipendere dal fatto che altre persone mettano la testa a posto, o che si scusino, o anche dal fatto che il dolore che stanno causando finisca. La mia guarigione è solo per me. Certamente di questa mia guarigione traggono beneficio anche la mia comunità e gli altri, ma innanzitutto è per me.
Veramente, a volte vorrei non essere cresciuto nella Chiesa evangelica. Vorrei non essere stato indottrinato da una cultura della purità, con una teologia terribile, praticamente su ogni argomento. Vorrei essere cresciuto come maschio. Vorrei aver fatto la transizione prima. Vorrei aver aspettato a sposarmi, o vorrei non essermi sposato affatto. Vorrei aver lasciato prima. Vorrei aver fatto diversamente un sacco di cose. Mi dispiace di aver perso tempo. Mi dispiace il dolore non necessario che ho provato. Mi dispiace per il danno fatto. Eppure voglio scegliere la guarigione.
Posso rimanere arrabbiato? Certo. Posso rifiutare di chiedere aiuto? Ovviamente. Posso continuare a rimuginare all’infinito cosa mi è successo? Sì. Ma è questa la persona che voglio essere? No.
Sono stato in contesti in cui l’intera conversazione si è concentrata sul dolore passato, su ciò che qualcuno si è perso, su cosa il tale ha fatto, su come le persone si sono sentite truffate e derubate. E c’è sicuramente un posto dove raccontare queste storie (spesso con uno psicoterapeuta).
Ma quando chiedo loro “Cosa ti sta dando la vita ora?”, “Come state usando i vostri doni adesso?”, “Cosa state facendo per restituirli alla vostra comunità?”, e non sanno rispondere, e si lanciano invece in una sfilza di litanie delle ferite che hanno subìto, mi sento triste, perché continuano a permettere alle circostanze passate di rubare loro la vita.
Si arrabbiano per non aver fatto prima la transizione, per non esserne stati in grado, ma così non si stanno godendo la vita ora. E lo capisco. Fa schifo pensare a tutto il tempo che hai sprecato, ma stai continuando a perderti la cose belle della vita.
Come persone e come comunità non possiamo andare avanti e cambiare finché non scegliamo di perseguire la guarigione a livello individuale e comunitario. Non si tratta di perdono a buon mercato, o addirittura di dimenticare il passato: si tratta di non permettere al passato di continuare a derubarci del nostro presente e del nostro futuro.
Potreste avere bisogno di vedere uno psicologo, o di assumere farmaci. Potreste avere bisogno di intraprendere una profonda opera di guarigione. Probabilmente non potete fare tutto da soli, e nessun altro lo può fare per voi: dovete farlo voi. Ma ad un certo punto, avete scelto di fare un passo verso la guarigione.
* Padre Shannon T.L. (Shay) Kearns è uno scrittore, conferenziere e teologo originario di Minneapolis, nel Minnesota. È cofondatore di Queer Theology, una raccolta di testi che si propone di scoprire e celebrare i doni che le persone LGBTQ offrono alla Chiesa e al mondo, e di spiegare che il cristianesimo è sempre stato queer. È fondatore della Uprising Theatre Company, una compagnia teatrale con sede a Minneapolis che “crede sul serio che le storie possano cambiare il mondo”. Shay è laureato in teologia all’Union Theological Seminary di New York ed è stato ordinato sacerdote nella Chiesa Veterocattolica. È un conferenziere di successo su tematiche quali la teologia queer, il mondo transgender e le intersezioni tra la fede e l’identità. Suoi articoli sono apparsi sul Geez Magazine, sul Lavender Magazine, su Believe Out Loud, sull’Huffington Post, su The Advocate e il Minneapolis Star Tribune. Lo potete trovare su Facebook, Twitter, Tumblr, Instagram e il suo sito web.
Testo originale: YOU HAVE TO CHOOSE HEALING