Vedere il diavolo in un bacio. Il peso un’educazione clericale che non va in pensione
Riflessioni di Massimo Battaglio
E’ diventato virale il video della vecchia suora di Napoli che, sorprese due ragazze che si stanno baciando, si fa prendere dal sacro fuoco dell’omofobia e corre a separarle, sgridarle, evocare diavoli e fare scongiuri.
In realtà, le due ragazze non stavano affatto scambiandosi affetti (cosa che, comunque, non avrebbe avuto nulla di sbagliato) ma posavano per un servizio fotografico. Nel documento compaiono infatti il fotografo e l’aiutante. Quanto al video stesso, avebbe dovuto far parte del lavoro, se la suora non si fosse intromessa rovinando tutto.
Esilarante! Le stesse interpreti della scena, l’hanno presa con una gran risata. Più seriamente hanno reagito molti di coloro che l’hanno condivisa sui social. Ed è comprensibile: chissà quante volte hanno vissuto scene identiche ma reali sulla propria pelle, con suore o preti maneschi che li hanno trattati proprio in quel modo – magari senza ricorrere alle mani, ma poco importa.
Povera vecchia suora. L’hanno educata così. Adesso che, con l’età, comincia a perdere i freni, lascia venir fuori quello che, per decenni, le è stato messo dentro: l’idiosincrasia per l’amore tra due persone, specie se sessuato, guai al mondo se omosessuale.
Mi viene però da pensare.
Se infatti la povera vecchia suora ha oggi sugli ottant’anni, vuol dire che ne aveva una ventina ai tempi del Concilio. Era nel pieno della gioventù. Perché mai allora, continua, sessant’anni dopo, a mostrare atteggiamenti identici a quelli dei tempi della Regina Vittoria?
Probabilmente perché, dalle discussioni conciliari, è stata tenuta fuori. Nessuno l’ha mai informata che la Chiesa di oggi considera positivamente il “dono di sé” alla persona che si ama.
E va bene – anzi, va male – ma sono passati sessant’anni! Di tempo, per coinvolgere o almeno per istruire anche le suore, ce n’è stato. Evidentemente non si voleva. Si preferiva tenerle nell’ignoranza, in modo che non si lamentassero se l’unico ruolo a cui erano destinate continuasse a essere quello di serve dei preti.
E’ un brutto vizio, quello di coltivare l’ignoranza, che, soprattutto nella Chiesa, continua purtroppo a essere attuale. Anzi: oggi è più attuale che mai. Ho pensato a lungo se la povera vecchia suora rappresenti un piccolo caso divertente o un problema più serio, più diffuso. E credo di poter concludere con un “mezzo e mezzo”, un po’ più spostato in là che in qua.
La simpatica vecchietta si esprime esagerando, intercalando in napoletano. Sembra un personaggio di un film di De Sica. Ma pensiamo a quanti preti, teologi raffinati, magari laureati anche in psicologia, non vanno tanto più in là di lei.
Pensiamo all’impreparazione, all’ignoranza che regnano sui temi dell’affettività e della sessualità. E non mi riferisco solo alle prediche omofobe di certi parroci di provincia ma anche agli strafalcioni che tanti giovani preti-social diffondono in rete, alle fesserie con cui tentano di imbottire i loro ragazzi (i quali, per fortuna, possono giovare anche di altre fonti educative). Pensiamo ai disastri che stanno succedendo nella Chiesa francese, tutti riconducibili a un’idea raffazzonata e negativa della sessualità.
Ci sono, nella Chiesa, intellettuali che potrebbero dare una mano a colmare questo gap culturale? Temo di no. Ormai, il culto dell’ignoranza è talmente radicato da aver generato la quasi totale fuga degli intellettuali. Restano tutt’al più alcuni teologi e rari pedagogisti. Gli ultimi sociologi e gli ultimi filosofi che si confessino credenti, sono ormai in pensione.
La povera vecchia suora mi fa molta tenerezza ma anche tanta pena perché, senza saperlo, porta addosso il peso di un’educazione clericale che non va in pensione.