Veglia contro l’odio gender. Nella diocesi di Genova e Chiavari “la Chiesa vuole ascoltare”
Articolo di Simone Rosellini pubblicato sul quotidiano IL SECOLO XIX, edizione del Levante, il 17 maggio 2023, pag.28
Due sacerdoti della diocesi di Chiavari hanno preso parte, ieri sera (16 maggio 2023) in piazza Banchi a Genova, alla “Veglia per un mondo senza omobitransfobia” che ha avuto carattere ecumenico, perché condivisa con altre confessioni. Un’iniziativa promossa dal gruppo Bethel, nato nel 2011 per rivendicare il riconoscimento all’interno della Chiesa per i fedeli omosessuali.
“Pregare non vuol dire avere una verità in tasca” commenta don Marco Torre, parroco di Santo Stefano del Ponte, a Sestri Levante, e direttore dell Ufficio per la pastorale della famiglia della diocesi (di Chiavari), che ha preso parte alla veglia insieme a don Stefano Curotto, parroco dei Santi Gervasio e Protasio a Rapallo.
“Dio non è un concetto ideologico, come lo abbiamo fatto diventare. Dio chiama per farti mettere in viaggio, e pregare vuol dire mettersi in viaggio. Quando chiama fa paura, poi diventa un grande dono. La Chiesa quindi, ha voglia di mettersi in ascolto. Anche delle persone con identità sessuale non etero“.
“La Chiesa è una realtà che cammina, infatti ecco il percorso del sinodo, che significa voler capire le cose insieme. Il cammino sinodale parte da Papa Francesco, da una Chiesa che non può essere ridotta a una scatola chiusa e che ha compreso che, se sta ferma, muore. La nostra Chiesa terrena è in viaggio, non è quella trionfante che ha già incontrato Dio“. Allora, cerca le verità attraverso l’ascolto, in un percorso che è sempre in divenire.
Anche la diocesi di Chiavari lo ha fatto, sullo stesso tema. Una commissione di cui fa parte il vescovo, Giampio Devasini, nella fase di ascolto, che è la prima del percorso indicato dalla CEI, ha ascoltato cristiani di altre confessioni, poveri, immigrati, ammalati, divorziati e appunto, anche persone LGBT, mentre don Marco Torre può raccontare l’esperienza della pastorale della famiglia: “Ci sono i temi del nascere, del crescere, ci sono le famiglie spiazzate dagli adolescenti, c’è tutta la sfera dell’amare che, a volte, è la storia di inclinazioni sessuali diverse. Ci siamo messi in cammino. Senza volere subito una verità? Siamo in una dimensione dinamica. Si accede alla verità passo dopo passo“.
Chi, pur parlando di condivisibile intento di promuovere una cultura del rispetto e della convivenza civile, continua ancora a dirsi interdetto dalla veglia di ieri sera è Gian Renato De Gaetani, rappresentante, nel Tigullio, della onlus Pro Vita e Famiglia, che ha scritto a Devasini (Vescovo di Chiavari).
Secondo De Gaetani, rapallese, conosciuto anche come vicepresidente del Centro Aiuto alla Vita di Rapallo e Santa Margherita, “la galassia del movimento LGBTQIA+”, entro la quale colloca il gruppo che ha organizzato l’evento, condiviso con l’arcivescovo di Genova, “è alacremente impegnata nella promozione di progetti ispirati ai principi dell’ideologia gender. Un ideologia contro cui ´Papa Francesco si è spesso duramente espresso. Anche quando non arrivino agli estremi, queste posizioni si fondano su una visione della sessualità in contrapposizione con il Magistero della Chiesa, rigettando quanto insegna il catechismo della Chiesa cattolica a proposito di castità e omosessualità“.
Ma, in ogni caso, “l’ideologia gender mira al sistematico smantellamento dell ordinamento sociale fondato sulla famiglia tra uomo e donna, aperta alla vita“.
Don Marco commenta: “Non vediamo negli altri il sospetto di ciò che in realtà non fanno. Niente tesi né ideologie. Questo Ë un momento di preghiera. Dio parla e noi siamo in ascolto, come era già nella cultura ebraica“.
Anche secondo don Stefano Curotto “vivere questa iniziativa significa ascoltare il grido di dolore di persone che si sentono ferite dal rifiuto“. Un momento di contatto umano per un dialogo che, forse, in passato, non c’è stato, ma non solo: “Al tempo stesso, ovviamente – riprende il parroco di Rapallo -, si tratta di ascoltare il Signore, che, credo, possa portarci a correggere certi atteggiamenti di rifiuto verso altri fratelli“.
L’attenzione al tema su cui si dirige il gruppo Bethel è molto alta, nella diocesi di Chiavari, anche come approfondimento culturale trattato all’interno della Scuola di formazione teologica.