Nelle veglie antiomotransbifobia. «Perché Dio cammina con te»
Articolo di Innocenzo Pontillo* pubblicato sul quindicinale Adista Segni Nuovi n° 20 del 1 giugno 2024, pp.8-9
«Non dormite ma accendete invece una luce contro il silenzio, per scacciare il buio dell’ignoranza, per costruire ponti dove prima c’erano barriere… Padri, madri, amici, fratelli e sorelle, non dormite, ma vegliate e pregate con noi, per il superamento dell’omotransbifobia».
Anche quest’anno, come accade dal 2007, in tutt’Italia e in Spagna, Francia, Polonia e a Malta diverse comunità cristiane hanno vegliato in preghiera con i credenti LGBT+ e i loro familiari per il superamento della violenza e della discriminazione delle persone lesbiche, gay, bisex e transgender e non solo (LGBT+), uniti dal versetto «Siate forti, fatevi animo, non temete e non vi spaventate di loro, perché il Signore, tuo Dio, cammina con te; non ti lascerà e non ti abbandonerà» (Deuteronomio 31,6).
Implacabili le statistiche registrate dal progetto online omofobia.org, supportato dall’associazione La tenda di Gionata e coordinato da Massimo Battaglio, che ci ricordano che dal 2013 a oggi ben 1.745 persone sono state le vittime di questa violenza. Come recita il report compilato in vista della Giornata Mondiale contro l’Omotransfobia, quest’anno ci sono state già 94 aggressioni omotransfobiche che hanno provocato 157 vittime.
Luigi Testa, autore del libro Via crucis di un ragazzo gay (Castelvecchi, 2024) nella testimonianza che ha tenuto nella veglia diocesana di Chiavari rivolgendosi a Gesù ha detto: «Quando sento di ragazze e ragazzi picchiati, insultati, uccisi – o portati ad uccidersi – per gli stessi motivi, cerco le loro foto, i loro volti. Sono tutti bellissimi. Questa sera vorrei che visualizzassimo i loro volti: i volti di Paolo, di Francesca, Pamela, Roxana, di Samuel, di Arsen e Tigran… Mentre venivano insultati, hai fatto sentire, forte, che li stavi abbracciando? Mentre venivano colpiti, hai detto loro – chiaro, forte, inequivocabile – che tu li amavi? Mentre si toglievano la vita, tu li hai tenuti stretti, per far dimenticare loro anche solo per un attimo tutto il resto? Hai stretto loro la mano? Non puoi aver permesso che morissero così, da soli.
In realtà, a Paolo, a Francesca, a Samuel, ad Andrea, a Chiara…, devo chiedere scusa anche io. E devo chiedere scusa anche a voi, qui, stasera. Per troppo tempo, io sono stato il più severo degli omofobi… Perché ogni colpo, ogni schiaffo, ogni insulto, ogni calcio, ogni parola d’odio, ogni sputo a Paolo, a Francesca, Pamela, Roxana, a Samuel, ad Arsen e Tigran…, è un colpo, uno schiaffo, un insulto, un calcio, dato a te, Gesù. E non soltanto perché il tuo Cuore soffre incredibilmente – sanguina – ogni volta in cui è colpito, ancor più se ingiustamente, la più piccola delle tue figlie, il più piccolo dei tuoi figli, ed ogni colpo a loro è un colpo a te.
Ma anche per un motivo più profondo, forse più vero, che noi crediamo – che io credo. Ed è questo: che se sei ridotto così, Gesù – se ti vedo colpito, ferito, sanguinante, crocifisso, flagellato – se ti vedo in questo strazio, è perché il peccato ti ha ridotto così. E l’omotransbifobia – occorre dirlo forte – è un peccato».
Come cristiani non possiamo non vegliare se «sogniamo che la violenza di genere non farà più parte della nostra vita. Mentre lavoriamo, insieme, per il giorno nel quale nessuna donna venga uccisa, nessun gay rifiutato dalla famiglia, nessun transessuale preso a calci, preghiamo e iniziamo a costruire, con l’aiuto di Gesù Cristo, quel mondo possibile fatto di pace e amore», come ha ricordato la pastora valdese Daniela Di Carlo, nella prefazione al volume di testimonianze sulle veglie “Anche noi abbiamo un sogno“.
Mentre suor Teresa Forcades, nella riflessione che ha tenuto nella Veglia per il superamento dell’omotransbifobia tenutasi a Ragusa, ha voluto sottolineare che «Non basta, infatti, che Dio sia solo una razionalità fecondante, deve essere anche una razionalità accogliente e accogliente in modo “colpotico”, che accoglie cioè adattandosi, che accoglie nel modo in cui ci abbracciamo gli uni agli altri».
Eppure non sono mancate le contestazioni a questa iniziativa di preghiera da parte del variegato mondo degli integralisti cattolici che, quest’anno, hanno scritto ai vescovi italiani intimandogli di non ospitare questi momenti di preghiera nelle chiese della loro diocesi; cosa che non ha sortito grandi effetti, poiché le veglie organizzate quest’anno in collaborazione con le diocesi sono triplicate rispetto allo scorso anno e hanno visto l’impegno: del Coordinamento Diocesano per una Pastorale di Inclusione dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, dell’arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, della Diocesi di Torino, dell’Ufficio per la Pastorale Familiare della Diocesi di Porto-Santa Rufina e di Civitavecchia-Tarquinia, della Diocesi di Parma, del Servizio di pastorale familiare della Diocesi di Chiavari, mentre a Genova era presente alla veglia cittadina il vicario Episcopale dell’Arcidiocesi genovese, e a Firenze la messa domenicale dedicata alle vittime di questa violenza è stata celebrata da don Gherardo Gambelli, recentemente nominato nuovo arcivescovo della diocesi fiorentina.
Alcune delle tante realtà cristiane che hanno vegliato per essere segno di cambiamento «perché Dio cammina con te» (Deuteronomio 31,6).
*Innocenzo Pontillo è animatore del Progetto Gionata (gionata.org) su fede e omosessualità e volontario dell’associazione “La tenda di Gionata”, fondata il 18 marzo 2018 su sollecitazione di don David Esposito, un prete prematuramente scomparso, che “sognava” che le nostre comunità cristiane sapessero “allargare la tenda” (Isaia 54) per fare spazio a tutti.