Venti di tempesta sulla comunità LGBT ugandese
Articolo di Tim Fitzsimons* pubblicato sul sito dell’emittente NBC (Stati Uniti) il 16 ottobre 2019, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Brian Wasswa è morto il 5 ottobre scorso. Il ventottenne attivista LGBTQ ugandese è stato assassinato nel clima di tensione che travaglia la comunità LGBTQ in questo Paese dell’Africa orientale. Secondo Sexual Minorities Uganda, la locale associazione di attivisti, Brian Wasswa è la terza persona LGBTQ assassinata nel giro di tre mesi.
La morte del giovane gay e gender-nonconforming conferma i ripetuti allarmi delle associazioni per i diritti umani per la costante pressione che il Governo ugandese esercita sulla comunità LGBTQ, tra cui la minaccia di riproporre in Parlamento il tristemente celebre disegno di legge del 2014 che prevedeva ergastolo e pena di morte per gli atti omosessuali: “Ogni volta che i politici e i parlamentari ventilano la proposta di introdurre leggi anti-gay, rendono la comunità LGBT sempre più vulnerabile” ha dichiarato Frank Mugisha, direttore esecutivo di Sexual Minorities Uganda, in seguito alla morte di Wasswa.
L’Uganda è un Paese fortemente conservatore, e pericoloso per chi è apertamente omosessuale. Nel 2010 il giornale Rolling Stone pubblicò [in prima pagina] una lista degli “omosessuali più in vista”, e poco dopo l’attivista David Kato venne ucciso. Molte persone LGBTQ ugandesi hanno abbandonato il Paese per rifugiarsi altrove.
Poco dopo la morte di Wasswa, il Ministro per l’Etica e l’Integrità, Simon Lokodo, ha ventilato la reintroduzione della proposta di legge a suo tempo denominata Kill the Gays, bocciata dalla Corte Suprema nel 2014. In un’intervista rilasciata la scorsa settimana alla [agenzia stampa] Thompson Reuters Foundation, Lokodo ha definito l’omosessualità “non naturale per gli Ugandesi” e ha biasimato il “reclutamento massiccio” da parte degli omosessuali nelle scuole e tra i giovani.
Secondo il [quotidiano britannico] The Guardian, anche il deputato James Nsaba Buturo avrebbe confermato la presentazione del disegno di legge. Tuttavia, un portavoce del Presidente Yoweri Museveni ha negato che questo sia nei piani del Governo.
Durante un’intervista a una TV ugandese Lokodo, un ex sacerdote cattolico, ha però confermato quanto detto in precedenza, e ha affermato che vuole far approvare la legge subito, “perché quelle cose che noi vogliamo punire sono sempre lì. Il codice penale punisce solo gli atti [omosessuali], ma noi vogliamo che tutto (il reclutamento, la pubblicità, l’esibizione) costituisca un crimine per la legge”.
Secondo Neela Ghoshal, ricercatrice di Human Rights Watch, Lokodo, come ministro, di fatto parla a nome del Governo, ma le sue parole vanno prese “con un briciolo di prudenza”, perché capita a intervalli regolari che qualche politico ugandese minacci la pena di morte per le persone omosessuali, “e lo fanno per conquistarsi notorietà. Anche se alla fine le minacce non si avverano, da questo tipo di dichiarazioni è chiaro a tutti che il Governo ugandese disprezza la vita delle persone LGBT” dice Ghoshal, ricordando che lo Human Rights Awareness and Promotion Forum (Forum sulla Consapevolezza e la Promozione dei Diritti Umani), l’organizzazione per cui lavorava Brian Wasswa, ha subìto di recente numerose aggressioni, durante le quali sono state uccise e ferite alcune guardie giurate: “Il clima che si respira è tale che le organizzazioni per i diritti umani possono venire aggredite a ripetizione senza che nessuno se ne prenda la responsabilità”.
A Jinja, la città nella parte orientale del Paese dove Brian Wasswa viveva ed è stato ucciso, la polizia ha aperto un fascicolo per la sua morte, secondo quanto riporta lo Human Rights Awareness and Promotion Forum, che ha invitato la polizia a considerare la possibilità del crimine dettato dall’odio: “È dovere delle autorità ugandesi fare giustizia della morte di Brian Wasswa. La polizia deve fare le sue debite indagini, e i politici dovrebbero astenersi da dichiarazioni che rinfocolino la violenza contro le persone LGBT” afferma Oryem Nyeko, ricercatore di Human Rights Watch per l’Africa.
Poco prima dell’omicidio di Wasswa, un membro del Governo aveva collegato la comunità LGBTQ ugandese a un gruppo “terrorista”, in realtà un movimento politico guidato da uno degli avversari dell’autoritario Presidente Museveni (in carica dal 1986), un deputato e cantante di nome Bobi Wine, che probabilmente si candiderà alle elezioni presidenziali del 2021 e ha espresso un moderato sostegno per la causa LGBTQ ugandese.
L’Uganda è uno degli almeno 68 Paesi del mondo in cui l’omosessualità è a vario titolo fuorilegge. All’inizio di quest’anno, Donald Trump ha lanciato una campagna globale per abolire le leggi che la puniscono.
* Tim Fitzsimons si occupa di notizie dal mondo LGBTQ per la NBC.
Testo originale: Amid ‘Kill the Gays’ bill uproar, Ugandan LGBTQ activist is killed