Vi presento mio zio mancino cosi parliamo della “teoria del gender”
Riflessioni di Laura Eduati pubblicate sull’Huffington Post il 24 marzo 2015
Mio zio ha quasi 80 anni. Un giorno mi raccontò che era costretto a frequentare la scuola con la mano sinistra legata dietro la schiena, perché era nato mancino e per la maestra la sinistra era la mano del diavolo. Glielo diceva, davanti a tutti. Per questo motivo lo obbligava a scrivere con la destra, procurandogli dolore e disagio. Mio zio doveva scrivere lentamente perché non gli veniva naturale usare la mano destra, ma non osava ribellarsi perché si sentiva profondamente sbagliato e colpito dalla malvagità di Satana: chissà quali colpe aveva commesso per essere mancino.Erano gli inizi degli anni ’40. Non ricordo se venisse preso in giro dai compagni di classe, però posso immaginare che lo fosse. D’altronde se la maestra ripeteva che scrivere con la sinistra è un errore da correggere a tutti i costi, era facile pensare che quel bambino con la mano legata fosse comunque diverso, forse cattivo, poco collaborativo. Nessuna maestra oggi direbbe ai suoi alunni che essere mancini è sbagliato. E d’altronde nessuno penserebbe che i mancini scelgono di esserlo.
Nemmeno gli omosessuali o le lesbiche scelgono la propria inclinazione sessuale, così come le persone transgender non si sono svegliate una mattina pensando di diventarlo. Gli uomini e le donne che soffrono di disforia di genere, e cioè si sentono del sesso opposto al corpo con cui sono nati, non vengono influenzati dalla moda, dalla televisione o dai libri che leggono. Poiché la loro è una condizione che spesso porta alla sofferenza psichica, molti di loro forse avrebbero voluto una esistenza più semplice.
Questa non è una mia idea. Non stiamo parlando di aborto, dove esiste una scelta (abortire o non abortire), oppure di maternità surrogata. Non stiamo parlando di diritti delle persone omosessuali, di diritto all’adozione oppure a celebrare un matrimonio civile.
I diritti, infatti, non sono scontati anche se esigibili e, come si è visto, gli stessi omosessuali hanno idee differenti: basti pensare alla rissa planetaria tra il gay Elton John e i gay Dolce&Gabbana.
Il fatto di essere omosessuale, invece, non è materia di discussione: lo si è, come lo sono i mancini.
Ecco perché non si capisce cosa sia la teoria del gender.
Voi sapete cos’è la teoria del gender? Secondo papa Francesco, il cardinal Bagnasco e una folta schiera di cattolici, la teoria del gender è quella che pretende di inculcare ai bambini l’idea che travestirsi da femminucce (se maschietti) e viceversa è normale, bello, auspicabile. Questa idea include un’altra deriva ritenuta pericolosa e cioè che bisogna accettare l’omosessualità e la transessualità, promuovendole come stili di vita accettabili, intercambiabili a piacimento. Bagnasco ha detto che la teoria del gender edifica il transumano, vuole costruire persone fluide, è una manipolazione da laboratorio. Ha chiesto ai genitori cattolici di reagire, così come si reagisce alle persecuzioni dei cristiani da parte dell’Isis. Papa Francesco, a Napoli, ha invece affermato che la teoria del gender è “uno sbaglio della mente umana”.
Il presidente della Conferenza episcopale italiana si riferisce ai corsi di sensibilizzazione che stanno prendendo sempre più piede nelle scuole italiane, avversate ferocemente da molti genitori preoccupati – forse – che il loro Pietro torni a casa facendosi chiamare Luisa, o che la piccola Emma
cresca diventando prima o poi lesbica. Ecco, la prima notizia è che la teoria del gender è una invenzione. Nelle scuole dove questi corsi sono attivi, non si insegna a Pietro come camuffarsi da Luisa, né si spinge Emma ad abbracciare il lesbismo.
Sono corsi che partono da una idea molto meno paurosa, e molto più vera e cioè che le persone nascono mancine, bionde, eterosessuali oppure omosessuali. Gli omosessuali o i transgender spesso capiscono di esserlo molto presto. Nel loro caso maestri e professori – alcuni, non tutti – sostengono che sono malati, pericolosi, una cattiva influenza per gli studenti. “Il vicepreside diceva in giro che portavo le ragazze a diventare lesbiche, che era una malattia e io la stavo diffondendo”, ha raccontato Laura, una adolescente lesbica, all’Huffington Post. “Durante le lezioni una delle nostre professoresse ripeteva che facevamo schifo, che non eravamo normali”. Leggendo queste righe, penso a mio zio.
Nessun corso “riparativo” e nessuna psicoterapia potrebbe convincere un mancino a diventare destro. Perché allora pensare che un eterosessuale potrebbe diventare omosessuale una volta saputo che i gay esistono? Il piccolo Pietro, se è nato eterosessuale, continuerà a esserlo. A scuola, semmai, potrà imparare a rispettare le persone omosessuali.
Emma, invece, capirà che se le piace giocare con le macchinine e non con le Barbie, o se preferisce iscriversi a calcio e non a danza, nessuno dovrà pensare che è strana, sbagliata o sessualmente deviata.
Non esiste “la teoria del gender” e nemmeno esiste un complotto per omosessualizzare la società. Nei Paesi dove gli omosessuali e i transgender sono accettati – almeno a parole – come i biondi, gli alti, i nani e i mancini, le persone eterosessuali continuano a essere la stragrande maggioranza, si sposano, hanno figli, divorziano e si innamorano come è sempre accaduto.
Anche in Italia le persone omosessuali si innamorano e a volte riescono ad avere dei figli: non attraverso l’adozione, ma con la fecondazione assisita e (più raramente) con la maternità surrogata. Per quanto queste pratiche siano avversate dal Vaticano (ma anche da alcune voci “progressiste”), questi bambini sono già nati, esistono, e vanno nella stessa scuola dei figli dei cattolici. Accettare la loro esistenza non è “teoria del gender”. Ciò che forse spaventa i genitori è la parola “sesso”. La parola sesso è dentro la parola omosessuale, e in generale si pensa che tutto ciò che ha a che fare con gli omosessuali sia, in fondo, una questione di apparato genitale. Come se fossero gli unici a fare sesso, gli unici a interessarsi a questo tema universale.
I bambini, anche a dieci anni, tenuti all’oscuro e al riparo dalla bizzarra “teoria gender”, scopriranno presto cos’è il sesso, e come si fa. Lo scopriranno con gli amici, via web, in maniera molto più distorta e irrispettosa nei confronti della loro età: YouPorn non può avere funzione educativa o didattica.
Attraverso questi canali informali e spesso divertenti sapranno che esistono gay, transessuali, lesbische e bisessuali, ma se avranno ricevuto una educazione che colpevolizza l’omosessualità penseranno che “i froci” meritano di essere esclusi, mentre troveranno forse più normale una fila di clienti maschi rigorosamente eterosessuali che fanno la fila per stuprare – questo è il termine più adatto – una prostituta incinta di sette mesi.