Viaggio in Marocco, dove l’amore omosessuale è un crimine
Articolo di Margot Chevance pubblicato sul sito di Libération (Francia) l’8 dicembre 2016, libera traduzione di Marco Galvagno
Due ragazze sono state (recentemente) accusate di omosessualità, un reato in Marocco, ed aspettano la sentenza che sarà emessa venerdì. È un processo che mostra l’omofobia di Stato, secondo i paladini dei diritti umani nel paese. S. ha 16 anni, H. tra poco diventerà maggiorenne. Sono state perseguite dalla giustizia marocchina per omosessualità.
La zia di una delle due ragazze è colei che probabilmente ha sporto denuncia al commissariato di quartiere, dato che temeva lo scandalo, dopo che un vicino le aveva filmate mentre si baciavano sul tetto di una casa di Marrakesh.
Si sono presentate davanti al giudice, sono state imprigionate per una settimana e poi rimesse in libertà provvisoria: la settimana dopo iniziava il Cop22 (la conferenza internazionale sul clima) e non era il caso di offuscare l’immagine del Marocco. Il processo è stato rinviato alla fine della conferenza. La sentenza sarà resa pubblica venerdì.
Questo caso si va ad aggiungere a una lunga lista di omosessuali denunciati ai tribunali del paese: la maggior parte uomini, poche donne e mai prima d’ora erano stati processati dei minorenni. In Marocco i gay sono fuori legge. L’articolo 489 punisce i rapporti sessuali tra individui dello stesso sesso. Il “colpevole” rischia tre anni di carcere e una multa di 1200 dirhams (112 euro circa). Dalla fine del protettorato francese la legge contro l’omosessualità non è stata abrogata, anzi l’hanno indurita. Per la militante femminista Ibtissane Lachgar, alla testa del movimento alternativo per le libertà individuali, questa legislazione retrograda e odiosa instaura un’omofobia di Stato.
Pestati a sangue
“Peccato, vizio, vergogna” queste parole oscure, sistematicamente rivolte ai gay e alle lesbiche la dicono lunga sullo sguardo che ha su di loro la società marocchina, molto attaccata ai valori della famiglia e al patriarcato. “La società è intollerante non pone alcun limite tra la sfera del sacro e le libertà individuali. Ancor prima della giustizia è la società stessa a criminalizzare l’omosessualità”, spiega Omar Arbib, membro dell’associazione marocchina dei diritti dell’uomo.
Il peso della famiglia, l’oppressione dei vicini, la paura di essere segnati a dito è una pressione invisibile, cosa che fa sì che l’omosessualità resti rinchiusa nello spazio privato, per paura di una caccia alle streghe.
“L’omosessualità può venire accettata, ma deve essere discreta, restare chiusa nell’armadio, non essere vissuta alla luce del sole” sfuma Jean Zaganiaris, insegnante e ricercatore alla facoltà di scienze politiche ed economiche dell’università di Rabat.
Tuttavia in aprile a Beni Mella, una cittadina del Marocco, due gay sono stai violentemente aggrediti nel loro appartamento da degli sconosciuti che sono entrati scassinando la porta. Il video dei loro corpi pestati a sangue e gravemente feriti è circolato sui social network.
Davanti al tribunale gli abitanti del paese hanno chiesto la liberazione degli aggressori e la carcerazione delle vittime. Il loro avvocato del resto ha costruito la linea difensiva sul fatto che come l’Aids, l’omosessualità sarebbe una malattia incurabile e che i suoi clienti dovevano essere curati, invece che mandati in prigione.
Richieste di asilo
A Casablanca, nei quartieri altolocati, si vive l’omosessualità più liberamente. In un bar stracolmo di gente, seduta al tavolino con un amico, Hiba, redattrice web, ne parla senza complessi : “Non mi sono mai sentita in pericolo” racconta fumando “Mi sono fatta vedere in giro con la mia compagna per tanto tempo. Faccio una vita normale, la stessa degli etero.”
Ma nel suo ambiente, quattro amici hanno chiesto asilo politico in Germania per poter vivere più liberamente. “Le persone che subiscono l’omofobia sono soprattutto quelle provenienti dai ceti popolari” sostiene il collettivo Aswat, che si batte per la difesa delle minoranze sessuali. “È lì che bisogna resistere di più e stare nascosti”.
Tuttavia nessuno crede davvero alla depenalizzazione dell’omosessualità in Marocco. “Ci sono piccoli passi avanti, nasce un dibattito, le lingue si sciolgono” constata tuttavia Answat, grazie alle pressioni delle organizzazioni internazionali, come Human right Watch che moltiplica gli appelli per abolire l’articolo 489.
Il tema dell’omosessualità rimane uno dei grandi assenti dalle battaglie della società civile marocchina. Il 23 dicembre un gruppo di blogger, che ha dato vita su Internet a Akaliyat, un giornale gay, terrà un’assemblea generale con la speranza di poter costituire un’associazione, riconosciuta dallo Stato.
Testo: Au Maroc, deux mineures risquent trois ans de prison pour homosexualité