Viaggio in Polonia dove la gerarchia cattolica alimenta il fuoco dell’omofobia
Riflessioni di Erich Mellado pubblicate sul sito della Pastorale della Diversità sessuale (Padis+) di Santiago (Cile) l’8 settembre 2020, liberamente tradotte da Gabriella Maria Cuccia
Solo noi conosciamo la nostra coscienza, luogo privilegiato dell’essere umano, oltre a Dio, che conosce le coscienze di ognuno di noi. Ciò che ci circonda, che interpretiamo, che creiamo, spesso non ha nulla a che fare con lo spazio intimo dell’uomo e della donna.
A volte succede che il dolore presente nella coscienza di molti a causa della loro diversità sessuale sia legato soprattutto al rifiuto sociale che vivono, più che al conflitto interno con il proprio orientamento sessuale. La discriminazione, la persecuzione e il bullismo diventano così coautori di una coscienza dolorosa e autodistruttiva di tante persone LGTB+.
È importante fare questa distinzione per chiarire e fermare coloro che ancora credono che la diversità sessuale sia un tipo di malattia che necessita di una terapia, o che la sofferenza della persona interessata finirà quando tornerà “all’ordine naturale delle cose”.
In questi giorni, la proposta di aiutare tante persone omosessuali al fine di correggere il loro comportamento è stato uno dei punti cardine del documento “Posizione della Conferenza Episcopale Polacca sulle questioni LGBT+”, risultato della 386a Assemblea Generale che ha avuto luogo tra il 27 e il 29 di agosto [2020].
In questo documento la Chiesa polacca si dichiarata fortemente contraria alla realtà della diversità sessuale e sottolinea con forza la sua posizione omofoba, non solo per aggregarsi a gruppi ecclesiali ultraconservatori. Il documento è come uno specchio che riflette il governo di questo Paese europeo.
In altre parole, la Chiesa gerarchica cattolica polacca sta lavorando intensamente per aggiungere legna al fuoco della persecuzione nei confronti della comunità LGBT+, e per mantenerlo acceso.
Ricordiamoci che il governo ultraconservatore del presidente Andrzej Duda (Diritto e Giustizia) ha dichiarato che la Polonia dovrebbe liberarsi dall’ideologia LGTB+. Anche alcune città polacche si sono dichiarate “libere” da questa piaga che sembra invaderli.
Prima delle elezioni presidenziali, la polizia aveva attuato una forte persecuzione verso le manifestazioni della diversità sessuale e ciò ha provocato una repressione grave della comunità LGBT+.
In questo contesto è vergognosa la complicità della Chiesa polacca, che continua a promuovere centri di riconversione per persone LGBT+, i cui metodi sono stati scientificamente invalidati. La posizione della Chiesa polacca, mascherata da falsa empatia per la sofferenza di coloro che non si sentono a proprio agio con il proprio orientamento sessuale, non è altro che un assist all’omofobia delle istituzioni del Paese.
La classe politica che governa la Polonia oggi, e i gruppi reazionari che non accettano le minoranze, trovano nella Chiesa un fedele alleato.
In questo modo, non è chiaro se se la politica polacca funga da braccio esecutivo della Conferenza Episcopale, o da promotrice di un decalogo di dogmi per costruire una società che rispecchi solo il loro pensiero e tolga i diritti e il rispetto verso chi è diverso.
La Conferenza Episcopale Polacca chiede inoltre al governo del suo Paese di non concedere la possibilità di sposarsi o di creare una famiglia alle persone LGBT+; non vuole concedere i diritti del matrimonio, la regolamentazione dei beni e degli alimenti, e via discorrendo.
Gli argomenti di questa Chiesa sembrano nascondere la sua ignoranza di fronte alla realtà della diversificata sessualità umana, che grazie ai progressi scientifici e al cambiamento delle prospettive antropologiche e psicologiche, la società odierna comprende a partire dall’integrazione, dalla sua possibilità di sviluppo e di convivenza nella società.
La Conferenza Episcopale Polacca non vuole riconoscere l’importanza di ciò che abita la coscienza di ogni essere umano, perché in questo spazio intimo, favorevole all’ascolto della voce di Dio, rientra anche l’orientamento sessuale, che, nel caso delle persone LGTB+, va oltre lo schema della configurazione biologica binaria e “complementare” dell’uomo e della donna, come se fosse l’unica configurazione.
La visione conservatrice, che si estende anche a tanti angoli dell’America Latina, non riesce ad andare oltre per non tradire i suoi princìpi, che ovviamente non danno una risposta alle persone che sentono la vocazione a vivere una sessualità diversa da quella eterosessuale.
Siamo vicini, anche da lontano, alle persone LGBT+ che continuano a perseverare nella loro fede, mentre la gerarchia della Chiesa istituzionale polacca le perseguita, alleata con il potere politico dall’ideologia estremista.
Testo originale: Polonia, una iglesia que pone leña al fuego de la homofobia