Viaggio nei paesi dove l’omosessualità è un crimine: Malesia
Estratto dall’articolo di Max Strasser su Foreign Policy (Stati Uniti) del 20 Dicembre 2010, liberamente tradotto da Lorenza
L’atteggiamento della Malesia di fronte all’omosessualità è molto bene illustrato dall’esperienza di Anwar Ibrahim, il più famoso leader dell’opposizione del paese: egli nega di essere gay. Ciononostante i suoi nemici nel governo vedono la sua omosessualità come l’arma la più potente per screditarlo. Egli era il primo ministro della Malesia nel 1998. I suoi oppositori l’hanno accusato del crimine di praticare la sodomia.
È stato processato e condannato a 9 anni di prigione. Questo è successo nel 2004, ma nel 2010, il suo processo è stato di nuovo riaperto con l’accusa di praticare la sodomia con un assistente.
Il leader dell’opposizione afferma che il tutto è stato fatto a scopo politico, come un esempio di quanto in là è pronto ad andare il partito maggioritario. Ma la comunità lesbian, gay, bisexual, and transgender (LGBT) della Malesia vede nell’affare un altra lezione: il paese Islamico moderato è un posto pericoloso per fare il suo coming out.
Oggi, la Malesia sostiene una polizia morale in carica di arrestare gli omosessuali. Essere gay può condurre a 20 anni di prigione, mentre il governo ha proibito i film con soggetti che affrontano il tema dell’omosessualità o che riguardano e toccano il tema dell’omosessualità dicendo che questo tema è contro la cultura della Malesia e contro l’Islam.
Eppure, le cose potrebbero cambiare…Un pastore apertamente gay ha fondato la prima chiesa pro-gay del paese circa tre anni fa e ancora non è in prigione, malgrado l’opposizione forte da parte del governo e da parte degli ufficiali religiosi. È un passo avanti su una lunga strada che sta davanti.
Testo originale: The Global Gay Rights Battlefields. Malaysia