“Victim” di Basil Dearden (1961)
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Scheda di Luciano Ragusa proposta durante il cineforum del Guado del 16 Settembre 2018
«Non scorgo niente di male nelle mie azioni» (Alan Turing). «Per quelli che fra noi che sono nati dopo il 1945, in un’Europa unita, democratica e in pace, è difficile immaginare che il nostro continente fu un tempo teatro del momento più buio dell’umanità. È difficile credere che in tempi tuttora alla portata della memoria di chi è ancora vivo oggi, la gente potesse essere così consumata dall’odio, dall’antisemitismo, dall’omofobia, dalla xenofobia e da altri pregiudizi assassini, da far si che le camere a gas e i crematori diventassero parte del paesaggio europeo, tanto quanto le gallerie d’arte, le università e le sale da concerto che avevano contraddistinto la civiltà europea per secoli. Così, per conto del governo britannico, e di tutti coloro che vivono liberi grazie al lavoro di Alan, sono orgoglioso di dire: “Ci dispiace, avresti meritato di meglio”».
Questo brano fa parte del discorso pronunciato il 10 settembre 2009 dal primo ministro inglese Gordon Brown (in carica dal 27 maggio 2007 al 11 maggio 2010), in occasione delle scuse ufficiali da parte del governo del Regno Unito nei confronti di Alan Turing, matematico tra i più brillanti del XX secolo, al quale fu applicato un trattamento omofobo da manuale. La dichiarazione, fu preceduta da una petizione, nata su internet, nella quale si chiedeva la riabilitazione tout court di Turing, non solo delle scuse formali, le quali, seppur importanti, non modificavano lo status di condannato per “reato di omosessualità” e gross indecency (atti osceni) del matematico.
Anziché risolversi, il problema si complicò in occasione del centenario della nascita di Touring (1912 – 2012), quando la Royal Mail (azienda postale britannica), dedicò un francobollo alla sua memoria. Piuttosto che metterne in evidenza il volto, si preferì rappresentare “Bomba”, la macchina, perfezionata da Turing, che consentì agli inglesi di decifrare Enigma, lo strumento con cui i tedeschi comunicavano informazioni militari fondamentali per lo sviluppo strategico della guerra. Solo un’iscrizione piccola e secondaria permetteva di comprendere che il francobollo era dedicato a lui.
Da quello spiacevole episodio, nel gennaio del 2013, nacque una nuova petizione promossa e firmata dai più grossi scienziati nati in Inghilterra, tra cui Stephen Hawking (di recente scomparso), l’astronomo e cosmologo Marteen Rees, il matematico Timoty Gowers (impegnato nell’analisi funzionale e combinatoria), i quali spedirono un appello, pubblicato anche sul Daily Telegraph, al primo ministro David Cameron (in carica dall’11 maggio 2010 al 13 luglio 2016), intitolato Pardon for Alan Turing (Perdono per Alan Turing), per sollecitare la grazia postuma.
Il problema, non verteva di per sé sulla riabilitazione del matematico, su cui, prima Brown, e poi Cameron, furono in sintesi d’accordo, ma sulla necessità di affrontare una comunità LGBT che mai avrebbe accettato la grazia a Turing senza l’impegno del governo a prendere in esame le altre sessantamila condanne emesse per lo stesso reato. La riabilitazione del genio inglese non poteva infatti trasformarsi in una nuova occasione per discriminare tanti altri omosessuali a quoziente intellettivo più modesto.
Con la promessa di rimediare, Cameron, ha pulito la fedina penale di Alan Turing, che diventa così, la prima persona gay inglese ad essere moralmente risarcita per i danni provocati da una legge infima, che solo nel 1967 aveva trovato terreno parlamentare adatto per la propria abrogazione.
La conclusione della vicenda sarebbe arrivata solo nel gennaio 2017, quando, dopo un iter legislativo durato tre anni, è entrata in vigore la Turing Law (Legge Turing), grazie alla quale tutte le persone LGBT condannate per il “reato di omosessualità” fino al 1967, sono state riabilitate con la possibilità di accedere a un risarcimento economico per i quindicimila che ormai anziani, erano ancora in vita. Per completezza di informazione occorre ricordare che Turing venne arrestato e condotto in giudizio il 31 marzo 1952.
Durante il processo, in sua difesa, disse semplicemente: «Non scorgo niente di male nelle mie azioni». Secondo alcune fonti il matematico si era recato alla polizia a denunciare per furto un ragazzo di diciannove anni che era stato suo ospite, ma i funzionari, trasformarono la deposizione in un vero e proprio interrogatorio, costringendo lo scienziato ad ammettere il proprio orientamento sessuale.
La pena inflitta fu severissima: per evitare il carcere fu sottoposto a castrazione chimica, che lo rese impotente e gli causò lo sviluppo del seno. Distrutto moralmente e fisicamente, il 7 giugno del 1954, Touring si suicidò mangiando una mela avvelenata con del cianuro di potassio.
In seguito alla sua morte si sviluppò subito un’ampio spettro di ipotesi che tirarono in ballo i servizi segreti di vari paesi piuttosto che un presunto squilibrio mentale dello stesso Turing. In realtà, al di là di tutte le ipotesi che sono state avanzate, la verità è una sola: Alan Turing fu ucciso dall’omofobia.
Un rigurgito di fine secolo
La forma della legge con cui venne condannato Turing risale al 1885 e fu abrogata nel 1967. In Scozia sopravvisse fino al 1979, mentre, in alcuni stati americani a legislazione di matrice britannica era ancora presente nel 2003, quando la Suprema Corte degli Stati Uniti la cancello definitivamente. Nella storia del Regno Unito, però, esiste un’altra triste parentesi, legata al tentativo di bloccare la diffusione dello “stile di vita LGBT“, si tratta della Clausola 28, entrata in vigore nel 1988 ad opera della “Lady di ferro” Margareth Thatcher.
Di fronte alle rivendicazioni della comunità LGBT, in primo luogo i diritti civili e il riconoscimento delle nuove famiglie arcobaleno, il primo ministro inglese sollecitò l’introduzione di una norma (il Local Government Act) in cui si afferma che un’autorità locale «non può promuovere intenzionalmente l’omosessualità o pubblicherà materiale con l’intento di promuovere l’omosessualità, o promuovere l’insegnamento in qualunque scuola dell’accettabilità dell’omosessualità come relazione familiare fittizia».
Poiché essere gay non era più reato, non fu mai fortunatamente intrapresa nessuna azione legale riferita alla Clausola 28, ma la sua esistenza rallentò pesantemente il processo rivendicativo della comunità arcobaleno. Molti attivisti e molti collettivi limitarono infatti il proprio dinamismo dialettico nel timore di essere denunciati, visto che fare pubblicità, distribuire volantini, scrivere un libro gay erano tutte attività che potevano essere denunciate.
Nei college e nelle università si sciolsero molti gruppi di omosessuali, per paura delle controversie che potevano derivare dalla norma voluta dalla Thatcher, molti sostenitori del movimento LGBT smisero di finanziarlo nel timore di subire delle sanzioni e le campagne di prevenzione contro la diffusione dell’AIDS così come l’introduzione di principi di uguaglianza nelle lezioni di educazione sessuale che si impartivano nelle scuole subirono si fermarono per parecchi anni.
Il primo stato del Regno Unito che ha cancellato la Clausola 28 è stato la Scozia (21 giugno 2000), nel resto del Regno l’abolizione arrivò solo il 18 novembre del 2003, solo sei anni prima del discorso di Brown che apre questa scheda. Tra le voci che si opposero a questa norma ci fu il cantante Boy George che, nel 1988, nel singolo intitolato: No Clause 28, riferendosi senza equivoci al Local Government Act, ha usato queste parole.
Per manomettere il nostro orgoglio
dicono che celebrarlo è un suicidio sociale.
Volete farci odiare!
Volete farci sprofondare!
No alla Clausola 28!
Non abbiamo bisogno di questa legislazione,
non abbiamo bisogno di questa svolta fascista
non voglio essere rigido!
Ma dimmi Lady di ferro:
«Ci stiamo muovendo a destra»?
No alla Clausola 28
Victim
Di fronte ad una pellicola come Victim non si può che rimanere affascinati dal coraggio con cui il regista, Basil Dearden – conosciuto poco anche in Gran Bretagna – l’attore protagonista, Dirk Bogarde (lo ricordiamo in Morte a Venezia e La caduta degli dei di Luchino Visconti, nonché ne Il portiere di notte di Liliana Cavani) e l’intera produzione, hanno condotto a termine il progetto.
Siamo nel 1961, cioè sette anni dopo il suicidio di Turing, in una nazione che sta cambiando ma che soffre ancora del puritanesimo che ha tratteggiato l’epoca vittoriana. L’importanza del film non poteva sfuggire a Vito Russo, che nel suo libro Lo schermo velato, dedicato alla rappresentazione cinematografica dell’omosessualità, ne rivendica la portata rivoluzionaria, sottolineando come sia il primo lungometraggio della storia del cinema ad usare la proposizione «Io sono omosessuale».
Nel testo di Russo è presente un’intervista a Dirk Bogarde, in cui l’attore così si esprime: «Era il primo film in cui un uomo diceva “ti amo” ad un altro uomo. Sono stato io a scrivere quella scena. Ho detto: “le mezze misure non hanno senso. O si fa un film sui froci o non lo si fa”. […] Io credo che il film abbia cambiato la vita di tante persone” (cfr. V. Russo, Lo schermo velato, Costa § Nolan, 1984, pp. 160-161).
La cosa diventa ancora più evidente se si pensa che, proprio nello stesso anno in cui è uscito Victim, nelle sale era arrivata un’altra pellicola inglese dedicata alla vita di una persona omosessuale. Si tratta di Sapore di miele, del regista Tony Richardson, un’opera ancora appesantita da tutti i luoghi comuni che, in quegli anni, alimentavano l’immaginario collettivo sull’omosessualità.
È utile ricordare che il film di Dearden fu sottoposto a censura, con il taglio di alcuni minuti che facevano parte del montaggio originale. Nonostante ciò, a distanza di quasi sessantanni, la sceneggiatura e la regia risultano ancora fresche, attuali e penetranti, a dimostrazione della buona riuscita dell’opera.
Molti sostengono che l’attore Dirk Bogarde fosse omosessuale, sebbene lui stesso sconfessò più volte questa diceria. Resta il fatto che ebbe una lunghissima convivenza con il suo manager Tony Forwood, al quale Dirk, dopo la diagnosi di Parkinson, dedicò tutto il suo tempo.
Trama
Uno stimato avvocato, stanco di veder infangata la memoria di un ragazzo omosessuale suicidatosi poco prima, stupisce tutti dichiarando il proprio orientamento omosessuale. La violenza della classe borghese britannica si scaglierà contro di lui, il quale, difenderà senza compromessi la propria scelta.
Scheda
Regia:
Basil Dearden.
Sceneggiatura: Janet Green, John McCormick.
Fotografia: Otto Heller.
Montaggio: John D. Guthridge.
Musica: Philip Green.
Paese di produzione:
Regno Unito.
Produttore: Michael Relph.
Casa di produzione:
Allied Film Makers (AFM).
Distributore Italia: A§R production.
Scenografia: Alex
Vetchind.
Cast: Dirk Bogarde, nel ruolo di Melville Farr; Sylvia Syms, nel ruolo di Laura, moglie di Melville; Dennis Price, nel ruolo di Calloway.
Candidature: Concorre al Leone d’oro al Festival del Cinema di Venezia nel 1962 (il film esce ad agosto del ’61, dunque troppo tardi per partecipare alla rassegna dell’anno di produzione). Inoltre, Sylvia Syms e Dirk Bogarde, sono stati candidati a ricevere la Coppa Volpi come Miglior attore/attrice protagonisti.
Genere: drammatico.
Anno: 1961.
Durata: 93 minuti.