Violenze di fine agosto. Un’altra settimana omofoba
Riflessioni di Massimo Battaglio per Cronache di Ordinaria Omofobia
Un’altra settimana è andata; un’altra serie di vittime si aggiunge alle Cronache di Ordinaria Omofobia. Qualcuna in meno della settimana precedente (cinque contro otto) ma altrettanto gravi. Vediamole in ordine:
- 23/08/2020: Cagliari: alla spiaggia del Poletto, due giovani turisti gay si scambiano un bacio. Un bagnante li aggredisce minacciandoli col bastone dell’ombrellone. La colluttazione è evitata dall’intervento degli altri bagnanti e delle forze dell’ordine.
- 26/08/2020: Milano: Rifiutata casa in affitto già precedentemente contrattata, a coppia di ragazze perché lesbiche.
- 29/08/2020: Vico Equense: un giovane gay, di 23 anni, si toglie la vita. Lascia un messaggio su facebook.
Sono però da aggiungere altri due episodi riferiti a metà mese, di cui si apprende notizia solo ora.
- 12/08/2020: Provincia di Firenze: In una struttura sanitaria, il parente di un paziente vuole scavalcare con prepotenza le misure anti-covid e minaccia una OSS aggiungendo insulti omofobi. Si evita il peggio perché la OSS chiama la polizia.
- 14/08/2020: Noto: Un gruppo di amici omosessuali vanno in spiaggia. Uno di loro chiede al gestore di poter noleggiare delle sdraio ma si sente rispondere che non si affitta nulla “a quelli come voi”.
Il caso più eclatante è sicuramente la morte di Mattia, che, come si evince scorrendo il suo profilo facebook, ha deciso di allontanarsi dalla vita perché, intorno a se, tutto era diventato insopportabile. Ha lasciato un lungo messaggio, di cui estraiamo qualche parola:
“Sono stato, da quando sono nato, sempre un angelo buono con tutti per capire poi che su questa terra ad essere buono ci rimetti sempre. Se devo andare all’inferno non ho paura, perché il vero inferno si trova su questa terra e in questa vita”.
E’ il primo suicidio di quest’anno. Il precedente risale al 3 marzo 2019 e riguardava una trans di Roma che decise di lasciarsi morire. E’ comunque un’altra vittima della peggior forma di omofobia: quella che induce la vittima a un livello di disperazione tale da togliersi di mezzo con le proprie mani.
In anni passati, i suicidi di persone omosessuali erano molti di più. Se ne registrarono 3 nel 2012, addirittura 11 nel 2013 più uno non andato a segno; 7 nel 2014. Nel 2015 sembrò esserci una tregua: 2 più 1 salvato in extremis. L’anno successivo furono 4; poi una nuova impennata: 6 più 2 salvati nel 2017; 5 più 3 nel 2018. Negli ultimi due anni, il fenomeno del suicidio indotto da omofobia sembra acquietarsi. Uno solo si compì l’anno scorso mentre altri due furono evitati sull’orlo.
La discesa della “curva” dei suicidi ci aveva fatto illudere che l’omosessualità non fosse più vissuta come un peso così grave da dover essere fuggita in modo così estremo. Ora però registriamo i fatti di Mattia.
I dati sono però sicuramente sottostimati. Le vittime non torneranno mai a raccontarci i loro motivi. Quanto ai parenti, di solito preferiscono non dire. Chissà quanti “incidenti stradali” come quelli di Arnad e Aosta (avvenuti nell’agosto 2013 a quindici giorni uno dall’altro), o quante morti di “ragazzi depressi” nascondono storie di omosessualità vissuta con un senso di inadeguatezza opprimente fino alla morte. La responsabile di tutto ciò si chiama omofobia, come è ben chiaro nei 40 fatti venuti a galla.
Chi scrive queste note, lo fa con fatica, perché ha nella mente troppi volti di amici, giovani ma anche adulti e addirittura anziani che non ci sono più. E nelle orecchie, il ricordo di tante conferenze omofobe (vanno chiamate così) in cui qualche relatore senza scrupoli sosteneva che quei “ragazzi” si sarebbero tolta la vita ugualmente perché “deboli” o perché “è lì che porta il disordine omosessuale“.
PER APPROFONDIRE> Cronache di Ordinaria Omofobia