Sacerdozio e omosessualità. I Vescovi devono interrogarsi
Articolo pubblicato sul settimanale cattolico La Vie (Francia) il 3 maggio 2012, libera traduzione di Marco Galvagno
I vescovi devono prendere in esame il tema. Ho sentito la chiamata di Dio a 12 anni, l’età in cui ho scoperto ugualmente qual era la mia sessualità.
Non ho mai vissuto male la mia omosessualità, poiché sono cresciuto in un ambiente ecumenico e ho visto la riflessione antropologica fatta da altre chiese cristiane che permetteva di vedere il problema sotto un ‘altra ottica’.
Intorno a me al contrario ho visto i danni che faceva il silenzio presso molti preti e seminaristi che si torturavano su questo problema.
I vescovi devono prendere in esame la questione per i membri coinvolti del clero e proporre luoghi di condivisione. Inoltre bisogna familiarizzare le comunità con questo problema e permettere a coloro che lo desiderano di ritrovare se stessi per vivere meglio la loro presenza in parrocchia.
Membro di un ordine religioso per molti anni ho deciso di lasciarlo quando mi sono innamorato, spiegando le ragioni del mio allontanamento. Una vera rinuncia dato che ero un religioso felice.
Questo coming out ufficiale ha suscitato una vera tormenta nel mio ordine. C’era una paura tremenda della verità. Mi si è suggerito di restare tacendo, ci si preoccupava di sapere ciò che avrebbe pensato la gente.
I fedeli mi hanno sostenuto e capito, tuttavia non ho mai messo in discussione la mia vocazione presbiterale. Il mio orientamento sessuale non mi impedisce di vivere e servire e amare il prossimo.
Oggi ho ritrovato il mio ministero dato che sono stato accolto in una parrocchia, Il mio vescovo conosce la mia storia. Ho un compagno che ho scelto e nei confronti del quale mi ritengo impegnato, ma ho rinunciato ad avere una vita sessuale di coppia. E’ un percorso che arricchisce e completa la mia vita.
Non sono mai stato così sereno ed equilibrato.
Testo originale: Les évêques doivent prendre en compte la question