Vita consacrata femminile e omosessualità. Come viverle insieme?
Documento di fondazione del gruppo omosessuale di Vita consacrata femminile del David e Jonathan (Francia), liberamente tradotto da Marco Galvagno
Ecco alcune domande che abbiamo vissuto e sentito da molti mesi a David e Jonathan, l’Associazione che accoglie (in Francia) gay e lesbiche cristiani. Accettare la propria omosessualità è una cosa, ma è un altro paio di maniche se si è stati frate, prete o suora e si è omosessuali.
A partire dal momento in cui esprimiamo il nostro passato di vita religiosa nei vari gruppi di condivisione si suscita da una parte ammirazione e dall’altro le nostre testimonianze di vita permettono ad altre persone di raccontarsi: “Sono cresciuta dalle suore, mi sono innamorata di una suora”, “ho pensato persino di entrare in un ordine religioso”.
Molti nell’associazione hanno vissuto o vivono con difficoltà il legame tra omosessualità e fede. E’ la prima domanda che sorge negli incontri e nei momenti di accoglienza.
Allora immaginiamo tutte le domande che possono essere poste a persone che abbiano un passato o un presente di vita consacrata. Basta riferirsi all’inchiesta effettuata da Julien Potel nel 1992 e intitolata “Prêtres séculiers, religieux et homosexualités en mai 1992” (Preti secolari, religiosi e religiose) per averne un’idea.
La sessualità è poco trattata nella formazione alla vita religiosa, allora che dire dell’omosessualità? Resta un tema vietato che pochi superiori delle congregazioni religiose osano trattare, tuttavia oggi alcune donne parlano. E ci danno queste testimonianze:
“Sono stata religiosa, sono lesbica e il fatto di essere stata suora segna il mio presente ( Marie Jeanne)”.
Altre chiedono aiuto, un sostegno per vederci più chiaro nei problemi, per permettere di riconoscere la propria identità, ma anche per ricominciare da zero le loro vite di donne in una società che hanno appena ritrovato.
“Esco dalle carmelitane, non posso più respingere il fatto di essere lesbica ma come posso riconoscermi in questa comunità? Come vivere da una parte la mia fede e dall’altra la mia sessualità?”
Altre sono ancora religiose e cercano di capire ciò che succede loro. Chiedono un sostegno, un dialogo in verità sul tema per aiutarle a vivere la vita consacrata accentandosi come sono.
“Impegnata nella vita religiosa da venti anni non avevo consapevolezza del mio orientamento sessuale, questo è stato un percorso molto lento doloroso e sconcertante, non c’era nessuna parola positiva nella chiesa e per molto tempo non c’era nessuno con cui parlare di questo argomento” (Thérèse).
Alcune ragazze giovani che sanno di essere omosessuali ma che vogliono vivere pienamente la propria fede nella vita consacrata si pongono domande:
“Io che sono omosessuale come posso fare la scelta di vivere una vita religiosa? Bisogna dirlo o tacerlo? Con quali difficoltà dovrò confortarmi” (Brigitte e Catherine).
Altre suore sono confrontate al problema dell’omosessualità e non sanno come reagire, cosa dire.
“Ho ricevuto una dichiarazione d’amore di una ragazza a cui non ho saputo cosa rispondere perché non mi sentivo coinvolta da questo problema. Cosa avrei dovuto dirle?” (una suora anonima).
Tutte queste testimonianze, queste domande non possono restare inevase. Hanno un senso se sono orientate, in modo che donne coscienti della propria omosessualità, che cercano di vivere ancora nella chiesa, possano aiutare le altre. Dato che queste esigenze esistono, devono trovare risposte.
Alcune donne che hanno già vissuto un’esperienza di vita consacrata si sentano interpellate per realizzare una rete di ascolto, di sostegno, di solidarietà con queste donne.
Per cronaca a David e Jonathan (ndr l’Associazione nazionale dei credenti omosessuali francesi) esiste già un gruppo di preti e frati che si sostengono, il gruppo femminile si inserisce nello stesso cammino.
Perché questa procedura abbia senso ci chiedono di creare legami ed incontri con persone qualificate che ci aiutino a riflettere: psicologi e teologi; la chiesa e i suoi rappresentanti, preti, religiosi, vescovi; l’unione dei superiori degli ordini religiosi; gruppi già esistenti in Germania, Canada e negli Stati Uniti.
Vogliamo creare un luogo di accoglienza, testimonianza e condivisione; un luogo di sostegno, accompagnamento e solidarietà concreta; un luogo di riflessione, ricerca e maturazione.
Sarà un luogo posto ai margini della chiesa, ma non esterno a essa dove esista la possibilità di orientare affettività e sessualità verso la realizzazione dei valori durevoli del Regno.
Manteniamo come priorità il desiderio di esistere pienamente e in maniera pacifica sotto lo sguardo benevolo del Padre, vogliamo testimoniare Cristo lì dove siamo, per continuare a testimoniare l’Amore verso quelli che soffrono in anima e corpo, ma anche verso quelli per cui l’omosessualità è un cammino di gioia e di liberazione.
Testo originale: Vie consacrée féminine – le texte fondateur