Vite nascoste. Essere gay e cristiano nell’Europa dell’Est
Testimonianza tratta dalla guida “Christian Role Models for LGBT Equality” (Modelli cristiani di comportamento per l’uguaglianza LGBT”, edita da Stonewall (Inghilterra), dicembre 2016, p.29, liberamente tradotto da Simone Esse
‘Nella Bibbia c’e’ scritto che Dio e’ amore e finalmente capii che se Dio mi aveva creato e mi aveva permesso di venire al mondo, significava che mi ama come ama gli altri.’ Questa e’ la storia di un uomo gay dell’Europa orientale, che partecipa alla vita della sua Chiesa. Non si e’ancora dichiarato apertamente, ma ha compiuto un lungo percorso di riconciliazione tra la sua fede e la sua omosessualita’.
Quando il mio Paese si rese indipendente dal dominio sovietico nel 1991, ci fu una rinascita della fede. Le chiese riaprirono e il Cristianesimo fece il suo ritorno. All’epoca, ero uno studente e non sapevo nulla su Dio, finche’ una mia amica mi racconto’ di un piccolo gruppo di cristiani che si incontravano alcune volte alla settimana in un piccolo luogo. Pregavano, leggevano la Bibbia e discutevano sul Cristianesimo. Le chiesi di portarmi un giorno a uno di questi incontri e cosi’ fece.
Al termine dell’incontro, sentii in me una pace diversa da quella che avevo sperimentato fino ad allora, percio’ continuai ad andarci. Due anni dopo, la Chiesa Apostolica mi offrì un corso di formazione per insegnanti di catechismo. Io accettai e lavorai come insegnante per sette anni. Dopo la laurea all’universita’, ritornai nella mia citta’ natale e trovai una Chiesa in uno dei paesi vicini. Cominciai a frequentarla e, poco dopo i venti anni, prima di cominciare il servizio militare, venni battezzato. Dopo il servizio militare, tornai a casa.
Una domenica, il sacerdote mi chiese se potevo aiutare durante la celebrazione religiosa, poiche’ sapeva che ero stato un insegnante di catechismo. Rimasi stupefatto e gli dissi che avevo paura di servire all’altare come semplice peccatore, che non ero sacerdote e che temevo che Dio mi avrebbe punito. Il sacerdote mi rassicuro’ dicendo che mi avrebbe insegnato tutto cio’ di cui avevo bisogno. Cosi, cominciai ad aiutarlo la domenica ed impararai alcuni dei compiti di un diacono durante la liturgia.
Ma il mio conivolgimento nella Chiesa non e’ sempre stato sereno: la mia famiglia temeva che sarei diventato un prete e non mi sarei mai sposato. Tutto era molto strano per loro, visto che non conoscevano ne’ Dio, ne’ il Cristianesimo. Ma io rimasi saldo nella mia fede e dissi: “Voi non avevate un credente in famiglia ma ora ce l’avete e io non lascero’ la mia Chiesa”. Alcuni anni dopo, la mia famiglia mi seguì, e ora anche mia madre, le mie sorelle e i miei nipoti sono battezzati.
Mi offrirono un posto in seminario ma rifiutai. Partecipo alla vita della mia Chiesa e aiuto nelle diverse attività ma non potrei immaginarmi come prete gay. Non mi sono ancora dichiarato apertamente. La mia famiglia, la maggior parte dei mie amici etero e la mia Chiesa non sanno che sono gay. Non so se sarò mai capace di dichiararlo pubblicamente.
Temo di perdere quello che ho costruito in questi anni. Non so se mi permetterebbero di partecipare alle celebrazioni religiose, o se i miei amici e la mia famiglia vorrebbero ancora avere a che fare con me se sapessero che sono gay. Molta gente nel mio paese pensa che l’omosessualita’ sia un malattia che deve essere curata, che se sei gay, sei una persona cattiva e non vogliono avere niente a che fare con te. Posso sacrificare me stesso, ma non mia madre. Non voglio darle alcun problema.
Quando ho capito di essere gay, avevo gia’ la mia fede Cristiana e avevo un conflitto dentro di me. Da una parte ero a conoscenza dell’opinione della Chiesa sull’omosessualità e dall’altra sapevo del mio orientamento sessuale. Continuavo a chiedermi: “Perche’ proprio io? Perche’ non posso essere come gli altri?”. Queste domande rimasero con me per anni, mentre cercavo di trovare dello risposte. Cercavo articoli su internet sull’omosessualità e di psicologia e arrivai a capire che non ero diventato gay, che ero nato cosi’ ma questo non mi aiutò ad accettare me stesso veramente. Avevo bisogno di sapere di più, perchè le mie due identità di cristiano e di omosessuale erano in conflitto.
Fortunatamente, trovai un prete cattolico gay in America a cui potetti scrivere. Fu lui ad aiutarmi a vedere le cose da un punto di vista diverso e capii che il cristianesimo è in realta’ una religione molto libera e tollerante. Nella Bibbia c’e’ scritto che Dio e’ amore, finalmente capii che se Dio mi aveva creato e mi aveva permesso di venire al mondo, significa che mi ama, come ama gli altri. Posso dire con sicurezza che Dio e’ con me e che non mi lascera mai. Ha salvato la mia vita. Dio ci permette di fare degli errori e d’imparare dai nostri sbagli ma e’ sempre Lui a guidarci. Io so che Dio mi ama.
Con l’avanzare dell’ eta’, ci si accetta un po’ di piu’. Non posso dire che la mia sessualità e la mia fede siano in armonia tra loro. Prima di tutto voglio che la gente mi veda come essere umano. Qui (nell’est Euorpa) le tradizioni sono forti e l’atteggiamento della gente ancora molto omofobo. In quanto gay, io la penso diversamente da molte di queste tradizioni e interpreto le scritture in base alla mia comprensione – ogni persona ha un rapporto personale con Dio. Dio esamina i nostri cuori e sa chi sono io.
Ho un buon rapporto con Dio ma so anche che vuole che io migliori. Spero che mi aiuti a comprendere sempre di più e a diventare più saggio. Spero in un futuro migliore per tutti noi.
Testo originale: Christian Role Models for LGBT Equality (PDF)