Vite nel pride. Essere donne LGBT+ nella chiesa cattolica
Articolo* di Emily Claire Schmitt pubblicato sul sito del The National Catholic Reporter – NRC, settimanale cattolico degli Stati Uniti, il 21 giugno 2024, liberamente tradotto da Giulia Vertua
Nelle settimane precedenti al mese del Pride, ho avuto il privilegio di parlare apertamente con molte donne cattoliche LBGTQ+ come me della loro esperienza di fede, comunità e chiesa. Sebbene le loro prospettive differiscano notevolmente, condividono tutti un unico desiderio: amare Dio ed essere accettate pienamente nel corpo di Cristo.
Cecilia, un’immigrata filippina che vive a New York, ama marciare apertamente alla parata del Pride con il suo gruppo “Lesbiche cattoliche”. Nel frattempo, Becca deve mantenere segreta la sua relazione romantica o perderebbe il lavoro di insegnante in una scuola cattolica del Midwest. Ana, insegnante di scuola cattolica in Messico, trova grande gioia in una vita di celibato. Tamara, una donna bisessuale, ha lottato con il rivendicare una fede in cui lei poteva sposarsi e altri no. Angela vede la grazia e la provvidenza di Dio nel suo mixed-oriantation marriage (un “matrimonio ad orientamento misto” è un matrimonio in cui i coniugi hanno un orientamento sessuale differente, come ad esempio se uno dei due è bisessuale, o addirittura non compatibile, come in un matrimonio tra un uomo eterosessuale ed una donna lesbica – n.d.t.), mentre Steff è profondamente infelice nel suo mixed-orientation marriage e si aggrappa alla sua fede come un filo. Sarah ha trovato una fiorente comunità cattolica LGBTQ+, ma evita di parlare di fede negli ambienti queer. Grace desidera fare coming out con i suoi amici e la sua famiglia cattolici.
E per quanto riguarda me? Ho aspettato di sposarmi per dire ai miei genitori che sono attratta sia dalle donne che dagli uomini.
Quando ho fatto coming out con i miei genitori, una delle loro prime domande è stata semplicemente: “Perché?” Perché definirmi bisessuale se avevo una relazione monogama con un uomo? Per me l’orientamento sessuale è molto più di un’esperienza soggettiva di attrazione. Ha plasmato le mie interazioni personali e aumentato il mio istinto di empatia e solidarietà. Se non fossi bisessuale, potrei avere la stessa vita esteriormente, ma interiormente sarei una persona diversa.
“La chiesa in generale è molto riduttiva quando si tratta di orientamento sessuale,” ha osservato Steff durante la nostra videochiamata, facendo riferimento alla terminologia di Courage International, l’unico gruppo di sostegno LGBTQ+ ufficialmente riconosciuto dalla chiesa. “Si tratta sempre di dire ‘Non definirti gay, definisciti attratto dallo stesso sesso. Non definirti in base alle tue tentazioni peccaminose.’ Pensano davvero che per le persone gay sia solo una questione di sesso?”
Alcuni, tuttavia, trovano libertà in questo approccio. “Sono una donna amata, una figlia di Dio”, ha detto con orgoglio Ana in una conversazione che oscillava tra spagnolo e inglese. “Mi piace dire che provo attrazione per lo stesso sesso. Se per qualcuno suona questo strano posso dire che sono gay, ma voglio vivere nel celibato. Provo molta gioia.”
Quasi tutte le donne con cui ho parlato hanno affermato che l’orientamento sessuale è solo uno dei tanti strati della loro identità: molto significativo, ma meno importante di altri aspetti della loro vita.
Attraverso le mie interviste, ho scoperto che le donne cattoliche LGBTQ+ hanno una conoscenza approfondita dell’insegnamento della Chiesa sulla sessualità. Senza eccezioni, ogni donna con cui ho parlato aveva letto il catechismo – così come altri documenti della chiesa sull’argomento – e aveva capito che la chiesa non considera il desiderio per lo stesso sesso come intrinsecamente peccaminoso, ma considera peccaminosi gli atti omosessuali. Tuttavia, le donne non erano concordi sull’accettare o meno questo insegnamento.
“Sfortunatamente, considero la chiesa come un monolite molto antiquato e molto rigido”, ha detto Cecilia. “E questo è uno dei motivi per cui penso che [i cattolici LGBTQ+ n.d.t.] vengano lasciati indietro.”
Organizzazioni come New Ways Ministry – che non è approvata dalla Chiesa, ma è stata elogiata per il suo lavoro da Papa Francesco – condividono l’amore di Cecilia per la Chiesa cattolica mentre sostengono un cambiamento nell’insegnamento sulle relazioni omosessuali e sull’identità di genere. Nel frattempo, altre organizzazioni, come Eden Invitation, accettano l’insegnamento della Chiesa sulla sessualità abbracciandolo, mentre celebrano l’identità LGBTQ+ come parte della dignità dell’intera persona.
Angela trova bellezza e verità nella “Teologia del corpo” di Giovanni Paolo II, la sua analisi della sessualità umana. “La chiesa non vuole impedirmi di essere felice in una relazione a causa del fanatismo e del controllo”, ha detto. Ma altre donne trovano i concetti di Giovanni Paolo II meno convincenti.
Una volta che Becca ha iniziato a fare i conti con la sua sessualità, ha scoperto che le dottrine che una volta abbracciava smettevano di avere senso. “Di domenica, potevo passare tre ore al telefono leggendo documenti della chiesa che ho già letto un centinaio di volte prima di provare a vedere se c’era qualcosa che potesse darmi qualche segno che la chiesa dice che non andrò all’inferno… Ho sofferto dentro per molti mesi,” ricorda Becca. “L’ansia dell’inferno, la decostruzione, è stata una cosa nella mia testa che mi ha consumata per molto tempo.”
Alcune donne con cui ho parlato hanno ricevuto più grazia ed empatia dalla loro comunità queer secolare che dalla loro comunità cattolica.
“Alcuni dei miei amici LGBTQ (non religiosi) mi hanno creduto più dei miei amici cattolici riguardo al modo in cui mi sono sentita ferita dalla chiesa, non creduta né accolta”, ha detto Grace, che lavora come assistente didattico per bisogni speciali. Sarah ha concordato, citando la mancanza di sostegno per la salute mentale crescendo in una comunità cattolica. Ma sia Sarah che Grace hanno affermato che a volte nascondono la loro fede negli ambienti LGBTQ+, consapevoli delle ferite che i loro coetanei potrebbero aver subito per mano dei cristiani.
Per molte donne, me compresa, la decisione di rimanere cattolica inizia e finisce con i sacramenti. “Avevo questo desiderio profondo di ricevere nuovamente l’Eucaristia”, ricorda Angela. “Non sapevo se credevo o no all’Eucaristia, ma il desiderio c’era”.
Tamara descrive un simile atto di fede da adolescente, quando stava decidendo se farsi cresimare o meno. “Ero seduta sul banco e discutevo ‘Salgo e scrivo il mio nome nel libro?’… Ricordo di aver fatto un atto di fede in quel momento”, ha ricordato. “Ho detto: Sai una cosa? Dio, mi fido di te, credo che tu sia reale. Confido che troverò le risposte.”
Per le donne che sentono una sincera attrazione emotiva verso il divino, la teologia della chiesa raramente rappresenta una barriera. Sia che accettino o respingano l’insegnamento cattolico ufficiale, sembrano trovare un modo per integrare la pratica di fede nella vita quotidiana. Per alcuni, come Becca, trovare la pace ha reso necessario prendere le distanze dall’istituzione. “Penso che il mio cuore sia cattolico e che i miei valori continuino a riflettere la vita di Cristo”, mi ha detto Becca, “ma non sto cercando di essere un membro dell’istituzione cattolica quando, istituzionalmente, non mi vuole”.
Le donne LGBTQ+ che ho intervistato e che si conformano all’insegnamento della Chiesa hanno espresso un’ampia gamma di atteggiamenti nei confronti del suo impatto sulla loro esperienza vissuta, inclusi gioia e dolore.
“Il celibato è sempre stato visto come una vocazione,” ha spiegato Steff, “ma per le persone gay, viene loro semplicemente imposto il fatto che tutti debbano essere celibi oppure si può avere un mixed-orientation marriage, che è la situazione in cui mi trovo. Basandomi semplicemente sulla mia esperienza, non lo consiglio.” Steff descrive il matrimonio inizialmente spinto dal desiderio di avere figli e sperando che la sua attrazione per suo marito crescesse. Anche se adora i suoi figli, il suo matrimonio è faticoso, ha detto.
Tamara ha intrapreso percorso di discernimento di vita religiosa per un breve periodo prima di comprendere che non era giusta per lei. L’esperienza ha consolidato la sua convinzione che la vita religiosa non dovrebbe essere un presupposto automatico per le persone LGBTQ+. Come Steff, crede che il celibato, come il matrimonio, debba essere scelto liberamente.
“Se non vedi la sessualità nella giusta luce, non puoi scegliere il matrimonio in modo sano e non puoi scegliere il celibato in modo sano. Il matrimonio non curerà la tua dipendenza dal porno o la tua lussuria,” ha detto Tamara. “Devi avere una visione sana della tua sessualità per poter scegliere liberamente e con amore… e se non puoi farlo, non far sì che il sacerdozio o il convento scelgano per te”.
Angela descrive di sentirsi in pieno potere per quanto riguarda la scelta del suo matrimonio perché sapeva che la sua famiglia l’avrebbe accettata senza se e senza ma. L’amore e il sostegno della sua famiglia, uniti alla sua fede e a un legame genuino con il suo partner, le hanno permesso di fare quel passo. “Il mio matrimonio è così pieno di grazia”, ha detto. “Ci siamo sentiti chiamati ad ogni piccolo passo lungo il cammino, abbiamo fatto molto discernimento e abbiamo pregato molto. Credo davvero nella Provvidenza e nel fatto che Dio ci ha portato fino a qui”. Angela ha aggiunto che la sua scelta non è necessariamente giusta per tutti.
Alcuni cattolici LGBTQ+ stringono relazioni e matrimoni tra persone dello stesso sesso in violazione dell’insegnamento della Chiesa. Becca sottolinea che, contrariamente alle opinioni di alcuni dei suoi confratelli più conservatori (e alle opinioni che lei stessa aveva una volta), questa decisione non è basata sulla lussuria o sull’egoismo.
“La prima cosa che mi piacerebbe dire a ogni singolo cattolico è che non si tratta di ‘fare quello che vuoi’ – ha detto. – Allo stesso modo in cui le persone possono capirlo nelle loro relazioni eterosessuali, c’è la volontà di amare e sacrificarti.” Per Becca e altri come lei, la relazione romantica è un’espressione dell’amore di Dio, basata sul sacrificio e sull’affetto reciproci.
“Giugno è il mese del Sacro Cuore”, riflette Grace. “So che ci sono molte polemiche riguardo al ‘Riprendiamoci giugno per il Sacro Cuore’ (si tratta di un movimento all’interno della Chiesa Cattolica che vuole far tornare prioritario l’accostamento di giugno come mese del Sacro Cuore di Gesù in contrasto con le manifestazioni del Pride n.d.t.). E se invece ci concentrassimo sulla parte dell’amore e della misericordia? Questo è ciò di cui le persone hanno bisogno. Amore e misericordia
Angela trova ispirazione e speranza nello zelo imperterrito della comunità cattolica LGBTQ+. “Sono circondata dai futuri santi della chiesa”, ha detto. “Ogni voce riguardo a loro nella chiesa e fuori dalla chiesa dice loro che non non sono benvenuti comunità cattolica… essere in grado di ignorarlo e rimanere concentrati su Cristo è da santi, penso.”
*Alcuni nomi sono stati cambiati, per salvaguardare la privacy delle donne intervistate (n.d.t.)
Testo originale: This Pride month, LGBTQ+ Catholic women speak