Vivere l’esilio con pienezza (Geremia 29)
Riflessioni bibliche* di Sharon Benton, Mark Lee e Ken Pilot tratte dal progetto Out in Scripture (Stati Uniti), del gennaio 2008, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
In Geremia 29 il profeta si rivolge alla comunità giudaica esiliata a seguito della prima caduta di Gerusalemme nel 597 a.C. Le parole di Geremia non intendono infondere la speranza che l’esilio avrà termine con una liberazione futura, piuttosto invita gli esiliati a vivere pienamente il presente.
L’immagine dell’esilio forse non combacia alla perfezione con l’esperienza di molte lesbiche, gay, bisessuali e transgender (o delle vittime di abusi, di coloro che sono cresciuti con genitori tossicodipendenti o di bambini vittime della guerra), che non hanno mai conosciuto una patria sicura da cui sono stati esiliati.
Eppure “esilio” è una parola che esprime bene il profondo desiderio di una casa sicura e protettiva. La sfida che Geremia ci pone sotto gli occhi è vivere fruttuosamente mentre la vita, in tutta la sua complessità e la sua tragedia, continua a scorrere.
Lungi dall’invitare i deportati a Babilonia a sopportare il lungo esilio, Geremia li sfida a impegnarsi positivamente nella comunità in cui si sono trovati a vivere. Il posto che tutti considereranno casa forse non è quello che ci aspetteremmo.
– A dispetto del rifiuto delle persone LGBT da parte di molte congregazioni, dove avete trovato una comunità di fede che vi protegge? O forse potete contribuire a crearlo voi un tale luogo?
Il racconto della guarigione dei lebbrosi in Luca 17:11-19 e quello della guarigione di Naaman in 2 Re 5 sono significativi per chi vive un doppio stigma. Dal punto di vista degli Israeliti il fatto che Naaman fosse uno straniero bastava già a escluderlo, ma essendo malato di lebbra era doppiamente inviso alla comunità.
L’unico lebbroso tornato indietro a ringraziare Gesù non era un semplice lebbroso, era un Samaritano, il che lo rendeva vulnerabile perfino nella comunità dei lebbrosi esiliati dalla società. A dispetto delle numerose barriere umane, Dio porta la guarigione e la reintegrazione. È facile per i lettori LGBT identificarsi negli “eroi” di questi racconti, nelle persone che soffrono per l’oppressione e ricevono la guarigione della grazia.
Ma dobbiamo porci in una posizione tale che il testo ci possa provocare oltre che confortarci. Spesso le comunità definiscono se stesse affermando ciò che “non sono”: anche le comunità oppresse stabiliscono dei confini del genere.
Le comunità LGBT non fanno eccezione. Chi non ha mai tranquillamente deriso con gli amici qualcuno che si veste in maniera diversa (“un modaiolo”), non ha mai fatto nette distinzioni di classe (“bifolchi” o “snob”) o respinto qualcuno per via del modo di comportarsi (“troppo effeminato”… “troppo rozzo”)? Per non parlare degli ovvi pregiudizi di razza, età, stato di salute o sesso!
– Chi non sarebbe accolto nella nostra comunità? Chi condanniamo all’”esilio”?
Nei passi di oggi la voce di Dio proviene da persone improbabili. Naaman prima ascolta una schiava, poi segue il consiglio dei suoi servi. Geremia si trova in conflitto con altri profeti che predicono un esilio breve e l’imminente liberazione divina del popolo, e la sua voce solitaria sembra un tradimento verso la sua patria. Un lebbroso samaritano mostra la fede che salva. L’apostolo Paolo si trova in prigione, eppure il suo evangelo si sta diffondendo libero da catene.
– Dio è così imprevedibile che la sua parola verrà a noi attraverso le stesse persone che siamo portati a esiliare? Quali sono le voci improbabili che ci portano la parola di Dio?
Ognuno di questi racconti si svolge in uno spazio tra due punti. Gesù incontra i lebbrosi al confine tra Galilea e Samaria. Geremia scrive ai deportati in Babilonia da una Gerusalemme ancora mai distrutta. A Naaman viene chiesto di bagnarsi nello straniero e fangoso Giordano. Paolo è incatenato “come un malfattore”.
In questi luoghi liminari si è liberi dalle convenzioni usuali e si può ricevere la fedeltà di Dio in modo inaspettato e insolito. Anche i nove lebbrosi che non sono tornati da Gesù sono stati guariti!
Lavorare su questo tema dello “spazio tra due punti” può aiutare a risolvere le tensioni inerenti agli ultimi versetti dell’inno citato in 2 Timoteo 2:8-15. La possibilità che un credente rinneghi Cristo e venga da Lui rinnegato può terrorizzare una coscienza delicata. Chi mai è sempre fedele? Noi viviamo tra fedeltà e infedeltà.
Questo confine che ci può spaventare è controbilanciato dalla promessa che “se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele”. Cristo ricollega gli esiliati con la comunità vivente. Gesù dice ai lebbrosi guariti “Andate a presentarvi ai sacerdoti” (Luca 17:14) per certificare la guarigione e la riammissione in seno alla comunità (probabilmente i lebbrosi giudei da un sacerdote giudeo e quello samaritano da un sacerdote samaritano).
Noi non siamo disposti ad ammettere la necessità di una verifica sacerdotale sull’accettabilità di una persona in seno a una comunità. Tuttavia, se il sacerdote è visto come il portavoce di una comunità accogliente (non uno che decide chi entra e chi no), allora il comando di Gesù è pertinente.
Ci sono delle occasioni in cui una comunità accogliente dovrebbe rendere pubblico il suo benvenuto per controbilanciare gli atti di condanna che gli emarginati subiscono. Le celebrazioni pubbliche come i Pride, le unioni sacre e i matrimoni, la Giornata del coming out, i coming out individuali e le cerimonie di assegnazione del nome sono tutte opportunità per rendere esplicita l’accoglienza di una comunità.
– Quando la nostra comunità sta facendo più che può per accogliere, cosa facciamo per reintegrare nella pienezza gli emarginati e gli esiliati?
La nostra preghiera
Nostro Creatore, tu stai oltre noi
eppure dimori tra di noi
per questo ti lodiamo.
Ti preghiamo per la casa della promessa
(che non abbiamo mai conosciuto pienamente)
mentre lavoriamo per essere il tuo benvenuto al mondo.
Dacci oggi vita in abbondanza.
E perdonaci quando esiliamo
mentre preghiamo per la pace
per perdonare chi esilia noi.
Liberaci dal nostro bisogno di creare confini
e deliziaci con la varietà della vita!
Perché tu sei il Guardiano della Comunità
la Fonte dei nostri desideri più profondi
e Colui che dona una Patria eterna.
Amen
* I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI
Testo originale: Ordinary Time through Reign of Christ Sunday Year C