Vivere la differenza per i cristiani LGBT è questione di vita
Testo di P. Luc Moës osb* , pubblicato sul sito della Communauté du Christ Libérateur, gruppo di cattolici LGBT (Belgio), giugno 2002, liberamente tradotto da Rita
Rivendicare Dio è una questione di vita. Per contrastare una cultura fatta di pulsioni alla morte, la società deve rispondere instaurandone un’altra, la civiltà dell’amore ( Giovanni Paolo II ) La vita si dipana secondo modi differenti sempre più specifici. Lo standard, non è verso l’assimilazione ma verso il rispetto delle diversità. La chiesa si rinnova oggi con l’incontro dell’Altro, in particolare, con il Dialogo con le religioni non cristiane, …Reclamiamo assolutamente il nostro diritto alla vita, al rispetto di tutto quello che la concerne, in primis dei valori intimi che sono i richiami, le pietre miliari, delle fondamenta del nostro sviluppo.
Tuttavia, si rimane spesso sui diritti acquisiti, più simili, d’altronde, al livellamento delle esigenze, al navigare a vista, al limare gli spigoli, al demotivare, allo smobilitare, all’imporre con autorità o con disinvoltura fino a rasentare la maleducazione.
La coscienza, essa, si presenta a se stessa nell’attimo eterno, oculata di fronte al piccolo e grande ego, aperta a tutto, alla differenza, essa smaschera il gioco dell’ingenuità come quello dell’ipocrisia per scegliere di ascoltare l’incessante eco della realtà e di farne, insieme all’armonica parola di Dio, una polifonia dell’esistenza. Essa sola si apre al rispetto del Mistero.
Lì è rivolta la coscienza con la meditazione, attraverso il ritorno al centro di se stessi. Luogo della sua stessa stabilità, della creatività armoniosa, delle sue scelte ed infine del libero ed inalienabile pensiero.
Ai credenti dico che Dio è il Tutto e l’Altro, oltre le apparenze. Ai non credenti, i simboli conducono a Dio, sempre, per un riconoscimento della differenza affinché l’uomo vada oltre se’ stesso rifiutando l’idolatria per il culto della similitudine.
Rivendicare Dio è, per un cristiano, pensare in primis a Gesù che ha presentato una scala differente di valori religiosi. In relazione alla continuità tra la vecchia e la nuova alleanza, sono state fatte percepire abbastanza la novità e le differenze?
Facendo questo, un cristiano analizza Abramo e Maometto, le religioni del Libro, di Budda, di Dogen, di Suzuki,… testimoni dello spirituale, Martin Luther King, e di tanti altri testimoni che fanno la differenza.
E’ il ricercare gli spazi, i luoghi ove Dio vive: le chiese, Assisi, Taizé, … il Muro del Pianto, il Santo Sepolcro, le amicizie franco-tedesche, le alleanze giudaico-palestinesi, il 1° gennaio per la pace, Stonewall, … Per default, Dachau,…
Per il giusto bisogna dapprima rivendicare la giustizia (Is. 58, 1-8). Edificare la pace, una nuova strada, basata su rapporti di umanità. ” La religione non può servire da giustificazione all’odio” ( Giovanni Paolo II ) al conflitto di qualsiasi tipo.
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Rispettare il proprio simile
Approcciare l’altro, cambiando punto di vista, basandosi sull’impulso della coscienza. Evitare di demonizzare l’avversario. Osservare bene: rispettare. Allontanarsi dalla gelosia e dalla soggezione. Attenersi al semplice principio dell’umanità come norma di intervento. Accettare l’Altro, la Differenza ( Is. 58, 7), per giungere alla non dualità. Ridurre al massimo gli individualismi sterili. Preferire la simbiosi.
Il dialogo che permette la serena scoperta interpersonale, la possibile armonia dei contrari, la riconciliazione, la collaborazione.
E’ muoversi dall’esclusione all’inclusione. Interiorizzare una coscienza multipla. “L’uomo ssarà immortalato più nell’adattamento che nell’eliminazione del più debole” (Ruffié). La tipologia sessuale si affina, si complementa.
Un sondaggio di LLN rivela il timore degli studenti per la priorità: il rispetto della vita degli altri o semplicemente i propri simili. La tolleranza che la religione sconquassa. Il mutuo soccorso. L’amore. O, per altra via, il riconoscimento, il rispetto, la sobrietà.
“L’amico vero non è colui che ha la soluzione ma colui che resta con noi quando non c’è soluzione (H. Nouwen)
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Preferire il particolare
In tutta la cristianità il rispetto del simile non contraddice la necessità ultima a preferire il particolare. Di fronte a Dio prima di tutto. Questo punto personale che è costruito non a caso da tre persone. Ricordiamo il battesimo di Gesù, il Figlio prediletto. La vocazione degli apostoli. La missione della chiesa in tutte le sue diverse vocazioni. La diversità non deve far paura ai cristiani.
Alla vita, quindi. Pascal ha evidenziato l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo. Estremamente piccolo ma ben reale. La forza vitale anche se rivolta a se’ stessa.
Per la coscienza, la capacità creatrice si apre all’universale prendendosi cura del particolare, il riconoscimento delle “minoranze”, in una vera democrazia, … ” L’Uomo è il cammino della chiesa” (Giovanni Paolo II).
Per il “mondo”: di fronte allo slancio vitale, invece di riconoscere le singolarità della vita, oppone la paura globale attraverso le aggressioni o la compensazione con la regressione ai sensi: l”homo sapiens” cede il posto all'” homo sentiens”.
La sfida più grande di questo universo: l’Uomo. Ecco il perché di così tanti suicidi, kamikaze, massacri indiscriminati. La soluzione esiste: non la regressione vendicativa, l’aggressione demenziale del potere ma, la progressione dall’emozione, al sentimento, alla meraviglia, alla generosità ( genus-eris).
Realizzare una comunione, in particolare, con gli “uomini di buona volontà”, senza falsità né veli. Arrivare con gioia alla comprensione, condividerla infine progredire.
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Unirsi alla società
La preferenza per il singolare non esclude il paradosso del concomitante timore di inserirsi sempre più direttamente nella società. La persona si forgia, tramite la coscienza, una sua autonomia, certo, seguendo le sue sensazioni, ma fino a ragione e cuore, ma è nella società che si onorano questi valori, che siano virili o femminili, è indifferente.
Nonostante ciò, ” è drammatico che le nostre differenze siano state utilizzate come cause di guerra invece che essere fonte di arricchimento”(A. Chouraqui).
Alla società la differenza fa paura. Essa sollecita solo le regressioni arcaiche. Di fronte alle differenze la società si contenta delle statistiche per interpretarle secondo criteri chiusi da essa stessa stabiliti. I media caricaturizzano con contrasti assurdi che rendono ancora più insicuri. La mancanza rende insicuri.
Si tenta di diversificare la capacità di apprendere. Si educa alla flessibilità. Imparare ad imparare. Si moltiplicano le università per gli anziani. Si parla di acculturazione e d’inculturazione.
Ogni individuo è libero di praticarla al suo livello. Ciò gli conferisce il senso di flessibilità, di empatia sempre più circostanziata al fine di giungere ad una progressione, ad una solidarietà.
Ama il tuo prossimo inteso come umanità intera. L’amore per ciò che è lontano rispetta le diversità. Uno tende alla tacita approvazione ed al silenzio. L’altro non rinuncia al dialogo.
Vista da Dio, l’uomo deve beneficiare di questi eventi, del senso ch’essi conferiscono alla vita, dei profeti che ampliano la loro visuale e le loro prospettive. (Ger. 7, 23-28), sempre plasmati dalla Grazia e secondo la volontà di Dio.
Di conseguenza, l’avvenire è della flessibilità e dell’apertura della coscienza, dell’Io. “Niente di ciò che è umano è estraneo” (Terenzio). Si vede di buon occhio ciò che è multiculturale, i viaggi, l’apprendimento delle lingue, la sensibilità ai valori del cuore. Si riducono le esclusioni. (Teresa di Lisieux, Charles de Foucauld). Si contribuisce alla solidarietà globale, tutti insieme indistintamente per progredire nella coscienza universale e particolare.
“Se Dio l’avesse voluto, avrebbe fatto di voi un solo popolo ma Egli ha voluto provare la vostra capacità di comprendere ciò che Lui vi ha donato(la differenza). Rivaleggiate quindi nel compire buone azioni; così ritornerete a Dio; Egli stesso vi chiarirà l’oggetto delle vostre differenze (Corano, 5° sura, v. 53) Un simbolo: la conchiglia.
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Annunciare la novità
Nella società positivista, ingorda d’ogni genere di appetiti, dalle infinite credenze, dal materialismo sfrenato, l’individualismo genera l’esclusione, la rottura dei ponti. La chiesa vede i suoi dogmi sollecitati dalle scienze umane, la sua liturgia usare dei simboli ormai sviliti, la sua istituzione ingessata e incapace di autorità. Cosa può ancora dirci che possa muovere il mondo? Può impedire il maggior ricorso, fatto per ripicca, a tutte le forme di spiritismo o, al contrario, alla banalizzazione dei sui segni e delle sue opere?
Solo una parola, che sorge dalla coscienza, nel cuore dell’essere, senza nutrire alcun dubbio di ascoltare la Parola di Dio (Ger 7, 1-11 et Mat 23, 15-24), potrà diventare un nuovo modo di esprimere la speranza di cui il mondo ha bisogno.
La diversità, esplicitamente riconosciuta, al contrario delle droghe d’ogni tipo, è la via di progresso, sorgente di compassione contro il male, fecondo giubilo per il bene.
Oggi, secondo Edgar Morin, l’uomo si sente vincente nel tenere in alta considerazione tutto ciò che c’è di aberrante, considerare le assurdità confrontabili con la ragionevolezza e sostenerne il dialogo. La salvezza dell’uomo è nella sua cultura non certo nella scienza o nel denaro. Sia dalla complessità che dai determinismi può nascere la libertà.
Maurice Bellet, aspira a rifondare il cristianesimo e, tra le altre, la sua quarta ipotesi è una buona notizia!
Non ha, Paolo di Tarso, esercitato tutta la sua libertà di coscienza? Non ha Pietro fatto giustizia delle sue speranze? Non ha Giovanni puntato sul realismo dell’amore immediato? Non ha Giacomo stabilito unalinea tra fede ed opere? E per noi? Ed io, su quale buona novella, su quale promessa ricostruisco la mia vita? Senza puntare troppo in alto, cfr. Michea 6, 8.
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Sostenere la sfida
Su quale punto d’appoggio (Archimede)? Lo stupore della coscienza che fa riconoscere se’ stessi, il socializzare, lo spiritualizzare fino a riconoscere Dio stesso nella propria vita, il suo Mistero che trasfigura l’uomo. Thomas Merton ha scritto: “profetizzare non è prevedere, ma cogliere la realtà nel suo punto estremo di attesa e di tensione al nuovo”.
Senza affatto rifiutare il limite, individua l’errore, il peccato, ma prendili per quello che sono, dei punti d’appoggio. “Per raggiungere il traguardo significa iniziare”. E nel tempo, non è mai troppo tardi. Rendere la memoria feconda, generatrice di speranza, efficace. Infine, detto con Paolo di Tarso: ” Al punto in cui siamo marciamo tutti dello stesso passo”. Andare avanti insieme. ” Continuare a preservare nella religione le speranze” René Rémond, in ‘ Il cristianesimo sotto accusa’.
“Spezzare la spirale dell’odio” (Dietrich Bonhoeffer). Sul futuro, la speranza (Is. 9, 1 ; Mat. 4, 15 ; Col. 3, 11). Comunione nella differenza. Inventare il futuro piuttosto che celebrare il passato.
Il metodo? Approfittare del presente, delle sue qualità, dei suoi errori, della complessità delle realtà, del credito delle scienze, della cultura ( Giovanni Paolo II, Lettera agli artisti: “Il mondo sarà salvato dalla bellezza” F. M. Dostoïevski) Lo humor espande la coscienza, relativizza i contrari, decripta il possibile.
Vivere la differenza di essere se’ stessi, differenti da chi si è creduto di dover essere, da chi si è creduto di poter essere. Pronunciamo una parola sotto l’egida di Gesù: ” Vi si è detto, io vi ho detto: … “Pregate, sotto i pantheon, oltre le blasfemie, sapendo, come scrisse Renana, che la blasfemia dei grandi spiriti è più piacevole a Dio della preghiera interessata del credente volgare. Giovanni 10, 31-42 non è mai stato tanto d’attualità, come ai tempi di Savonarola, Caterina da Siena, Giovanna d’arco, El Allaj,…
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* Dal 21al 23 giugno 2002, alcuni membri della Comunità, uomini e donne, pressoché in parti uguali, hanno seguito il week-end di riflessione animato da P. Luc Moës osb. Al termine di questo incontro gli è stato chiesto di redigere le “bonnes notes” delle sue conversazioni.
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Testo originale: Vivre la Différence