Semplicemente vivere. Sono un ragazzo gay travolto dall’abbraccio dei genitori di “famiglie fortunate”
Riflessioni di Carmine del Progetto Giovani Cristiani LGBT
Senza preamboli o lunghe citazioni, che da bravo filosofo potrei sciorinare per allungare il brodo o altro, credo che la parola al centro del week-end “Famiglie Fortunate” di Firenze, della Rete 3volteGenitori, sia: vivere. Vi spiego il perchè.
Sono arrivato a Firenze il sabato mattina e mentre alle sette attendevo il treno che mi avrebbe portato a Santa Maria Novella, ancora con gli occhi intorpiditi dal sonno, con lo zaino in spalla e un pezzetto di torta trangugiato di corsa per non perdere il treno, il telefono mi ricorda di dover rispondere ad un piccolo messagio, che uno dei giovani di cui sono stato educatore mi ha mandato. Il messaggio ha poche semplici parole: hai mai l’impressione di sopravivere piuttosto che vivere?
Inizialmente non sapevo minimamente cosa rispondere. Quelle parole mi rimbalzano dentro da allora. Quanti di noi vivono o si lasciano vivere e quanto è vero che la vita passa e ci scivola addosso, tanto velocemente da non riuscire a renderci conto della persona che abbiamo davanti e della verità che nasconde dentro di sè.
Potete comprendere il mio stupore quando, dopo aver accolto tutti voi e dopo aver scritto tutti i vostri nomi su delle mollette per i panni, dopo aver pregato e cantato guardando al giorno che ci preparavamo a vivere insieme, nel momento esatto in cui ho chiesto a Suor Stefania come stesse, la sua risposta è stata: sto bene finchè vivo, sto benissimo perchè vivo.
In quel momento ho capito che il segreto per non sopravvivere semplicemente alla vita è abbracciarla tutta. Dobbiamo fare come suor Stefania, lottare per quello in cui credo e soprattutto per quello che sono. Le esperienze di vita di ognuno di noi sono la nostra fonte di ricchezza, il nostro passato e la nostra storia, ci forgiano per essere nel presente esattamente quello che siamo.
Nel gruppo di condivisione del pomeriggio, all’incontro “Famiglie Fortunate“, i sentimenti che sono emersi nella loro totalità sono rabbia, paura, sofferenza, ma anche gioia stupore, grazia e determinazione. Abbiamo inquadrato il nostro passato, ci siamo esposti parlando del presente e ci siamo tuffati nel futuro. In quella giornata padri che non erano i nostri padri; e madri che non erano nostre madri, hanno abbracciato figli che non erano i loro figli ed hanno creato connessioni, hanno fatto famigilia anche per chi, a volte, fa fatica a respirare quel tipo di aria.
Come vedete, tutto torna, sempre allo stesso concetto: vita, vivere ed anche rivivere, quando, la tua vita quotidiana riceve una di queste giornate dal valore inestimabile. Ogni singolo abbraccio resta ben impresso come traccia sulla mia pelle e aspetto con ansia la prossima occasione di poter incontrare tutti voi. Italo Calvino ha scritto “Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”.
Vi auguro, allora, di vivere una vita leggera, così come l’avete resa a me in quella giornata. Grazie genitori per averci adottato per 12 ore, torniamo a casa con la voglia di riscoprire lo stesso clima nelle nostre famiglie. Grazie anche a tutti gli operatori pastorali che non hanno mancano di farci sentire amati da Dio che, primo tra tutti, è Padre.
Buona Vita!