Vivere nel nascondimento. Il silenzio dei preti gay nell’era del matrimonio omosessuale
Articolo di Josselin Tricou* pubblicato sulla rivista Sociologie (Francia), 2018/2 (Vol. 9), pp. 131-150, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro, parte prima
Oggi la Chiesa (cattolica) vuole controllare il “nascondimento” […] che era un modo con cui gli uomini gay potevano vivere tranquilli nell’ombra, una maniera di costruire un mondo tutto per loro in un mondo in cui non avevano diritto di esistere, e uno di questi mondi era ovviamente il sacerdozio! È un mondo quasi istituzionalizzato, dove ci si può nascondere e trovare le proprie soddisfazioni, fino a quel tanto che il sistema permette. E non esistono altre istituzioni o imprese, all’interno della società civile europea, che hanno giocato un tale ruolo all’infuori della Chiesa Cattolica […] e tutto questo ha funzionato fino alla rivoluzione sessuale, anzi veniva giustificato alla luce degli sviluppi della scienza e della sempre maggiore consapevolezza.
Si può anzi dire che la Chiesa, fino a un certo punto, i gay li ha protetti! La Chiesa ti offriva lo spazio per vivere tranquillo e ti proteggeva da una società che non era in grado di capirti, e ti fraintendeva… OK, ma tutto questo è cambiato con la rivoluzione sessuale, con la nascita del movimento per i diritti gay, e oggi non è più come allora. Per me oggi la Chiesa non permette più un autentico sviluppo della persona, ma solo un simulacro di sviluppo. Voglio dire, i preti mi hanno detto che potevo continuare così, a vivere una doppia vita, ma ritengo che sarebbe stato un suicidio… perché sarebbe stata una menzogna, perché la rivoluzione sessuale e il movimento per i diritti gay mi hanno aiutato a scoprire l’importanza della dimensione pubblica della sessualità. (Intervista con monsignor Charamsa, ex membro della Curia romana, novembre 2015, all’età di 43 anni)
Nell’ottobre 2015 il sacerdote Krzysztof Charamsa, teologo conservatore e membro della Congregazione Vaticana per la Dottrina della Fede (organismo tra i più importanti della Curia romana, che ha l’incarico di promuovere e salvaguardare “la dottrina della fede e della morale in tutto il mondo cattolico” [1]), annunciò attraverso i media di essere gay e di volere, per questo motivo, vivere apertamente la relazione che aveva da molti anni con il suo compagno. Nonostante abbia affermato di non voler più vivere una menzogna, l’aspetto più importante della vicenda è la rottura di un patto di segretezza nei fatti imposto dalla Chiesa, in particolare dalla Congregazione a cui apparteneva.
La segretezza (ovvero il rimanere in silenzio su qualcosa che in una organizzazione tutti sanno, e far sì che anche gli altri tacciano) è una tecnica di “governo”, o meglio di “condotta”, nel senso che a questo termine ha dato Michel Foucault [2], che caratterizza tutte le istituzioni. Secondo il teologo protestante Éric Fuchs all’interno della Chiesa Cattolica “è la rigorosa gestione della sessualità che qualifica l’autorità del clero, come anche l’obbedienza dei laici”.
Infatti, due caratteristiche distinguono la Chiesa Cattolica da quelle protestanti: al clero è richiesto di astenersi dai rapporti sessuali (i quali sono riservati ai laici eterosessuali, all’interno del matrimonio), e ai laici è imposta la confessione dei peccati al clero. È perciò molto comune che gran parte di tale “prassi di segretezza” (Wolfgang Kaiser) all’interno della Chiesa Cattolica sia dedicata alla gestione della sessualità. Éric Fuchs ne conclude che “la morale [cattolica] è più un campo di battaglia che una questione specifica, in quanto la battaglia sulla morale è in realtà una battaglia sull’ecclesiologia”; in altre parole, essa riguarda l’organizzazione e la legittimazione dell’istituzione.
Tuttavia, negli ultimi anni si è intensificata, all’interno del cattolicesimo occidentale, la lotta sui temi della morale sessuale e della vita famigliare. La Chiesa deve far fronte ai cambiamenti delle concezioni di genere, e in particolare alla politicizzazione, all’interno della Chiesa istituzionale, delle tematiche riguardanti il genere e la sessualità.
Tale dinamica esterna (descritta da Éric Fassin come “democrazia sessuale”) esercita una grande pressione sulla Chiesa, che si ripercuote sulle crescenti difficoltà di reclutamento del clero, e fa sì che i suoi membri rimanenti si interroghino sul modo in cui esprimono la loro sessualità e il loro genere. Il ruolo dei sacerdoti e l’immagine della Chiesa soffrono di ciò di cui parla Clément Arambourou riguardo al ruolo della politica e dei candidati presidenziali: “La relazione tra il genere e la sessualità rivela di non essere più basata sull’evidenza”; ora è “una questione di rappresentazione politica”.
Questo articolo si apre con uno studio rivelatore del modo ideale-tipico di gestire i sacerdoti gay nella Chiesa occidentale [3], per poi spiegare i fondamenti e le evoluzioni recenti della prassi ecclesiastica di segretezza di cui sopra.
L’esperienza e la soggettività gay soffrono meno di un tempo di una rigida separazione tra spazio privato e spazio pubblico (vale a dire, ciò che è conosciuto come “nascondiglio” o “armadio”), le unioni omosessuali in molti luoghi vengono riconosciute dalla legge, e il contesto sociale è generalmente caratterizzato da un invito a essere sessualmente autentici; il risultato è la paradossale necessità, per la Chiesa, di rafforzare la prassi della segretezza.
La Chiesa sente la necessità di “guidare la possibilità” (Foucault), ovvero di rendere più probabile, il fatto che i sacerdoti gay non si rivelino, proprio mentre molti Stati, almeno ufficialmente, hanno abolito questa necessità.
In ultimo questo articolo presenta l’ipotesi che il Vaticano, per ottenere questo, sta investendo tutte le sue forze per inventare, e poi combattere, un nemico fantasma: la “teoria del gender” [4]. Sono tre correnti di analisi che verranno sviluppate in tre sezioni di questo articolo, il quale seguirà uno sviluppo a spirale che va dallo specifico al generale.
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[1] Giovanni Paolo II, Costituzione apostolica Pastor bonus, sezione III, Congregazioni per la Dottrina della Fede, articolo 48.
[2] “Forse la natura equivoca del termine ‘condotta’ ci viene in aiuto come nessun altro per comprendere la specificità delle relazioni di potere, in quanto ‘condotta’ significa ‘condurre’ altri (secondo dei meccanismi di coercizione che possono essere più o meno stringenti), ed è un modo di comportarsi in un campo di possibilità più o meno aperto. L’esercizio del potere consiste nel guidare le possibilità di condotta e mettere in ordine i possibili risultati. Fondamentalmente il potere non è tanto il confronto tra due avversari, o il collegamento che esiste tra loro, quanto una questione di governo.” Ricordiamo che Michel Foucault basava il suo concetto di governabilità sul modello cattolico del potere pastorale.
[3] In questo articolo uso il termine “occidentale” per indicare l’ambiente culturale in cui coesistono il controllo politico della “tarda modernità” (Anthony Giddens) e il controllo storico del cattolicesimo di rito latino (distinto da quelli orientali), vale a dire, principalmente, l’Europa occidentale cattolica e il Nordamerica.
[4] Nell’articolo distinguerò la “teoria del gender” inventata dal Vaticano (tra virgolette) dalle teorie prodotte dalle ricerche sul genere.
* Josselin Tricou è assistente al Laboratorio di studi di genere e sessualità (LEGS) all’Università Parigi 8.
Testo originale: Recreating “moles”: Managing homosexual priests’ silence in an era of gay marriage