Voglio raccontare la realtà glbt al di là degli stereotipi
Una chiacchierata di Silvia Lanzi con Stefano Bolognini
“Il mio obiettivo è raccontare, al di là degli stereotipi e in prospettiva inedita, l’epocale rivoluzione del costume attraverso cui gay, lesbiche e transessuali (e la diversità in genere) stanno accompagnando il Paese. Concentro il mio lavoro professionale sui temi della diversità, della piena cittadinanza, della democrazia e dell’uguaglianza.” Con queste parole si presenta Stefano Bolognini, sul suo sito “Omosofia” www.stefanobolognini.it).
Stefano è una voce, e un volto, abbastanza noto nell’ambito della cultura gay. Autore di diversi libri, collaboratore della rivista “Babilonia” e del sito “Culturagay.it”, è ora addetto stampa presso l’Arcigay di Milano. Ed è stato così gentile da concedermi qualche minuto prima di partire per le vacanze. Ecco, in sintesi, la nostra chiacchierata.
Innanzitutto, come sei entrato nel mondo del giornalismo?
E’ stato un caso fortunato. Desideravo scrivere, essere giornalista era il mio sogno di ragazzino, ma francamente non sapevo proprio da che parte cominciare. Ad una conferenza ho incontrato Giovanni Dall’Orto che mi ha detto: prova ad incominciare dallo scandalo gay dei “Balletti verdi”. “Babilonia” ha pubblicato il mio primo pezzo sul caso, dopo sei mesi di appassionanti ricerche nella mia città, tra biblioteche, tribunali e soffiate anonime e un editore ne ha voluto un libro e tutto è venuto a cascata. C’era è c’è molto bisogno di parlar gay.
Ho dato un’occhiata al tuo blog. E’ molto interessante. Dove trovi tutto il materiale pubblicato? Sei mai stato censurato?
Generalmente cerco di battere sentieri poco esplorati. E’ il caso di quando mi sono confessato come omosessuale a diversi sacerdoti con un registratore nascosto e ho pubblicato le assoluzioni che ne ho ricevuto. Quel pezzo è finito, grazie a Natalia Aspesi, in prima pagina su “La Repubblica”.
Non so come mi vengano le idee: leggo molto, viaggio e sono attentissimo a ciò che circola sul web. Ma sono anche molto notturno, nei bar e nei club le idee circolano… E poi ho anche quel poco di faccia tosta che non guasta nel mio mestiere.
Mi è sembrato di vederti qualche anno fa in un programma sulla rai ad un’ora improponibile – tipo le due o le tre di notte – che parlava di cristiani omosessuali.
Qual è il tuo rapporto con Dio? E’ una domanda da un milione di dollari, lo so. Per rispondere ci vorrebbe un libro intero 🙂
Con un po’ di ironia posso dire di aver chiuso i rapporti con Dio. E’ stato comunque un rapporto conflittuale, ma non per la mia omosessualità in adolescenza, e una ricerca continuamente insoddisfatta.
Posso dirmi serenamente ateo oggi e non ho alcun afflato mistico o religioso. Immagino che la vita e la felicità siano qui e ora senza che un essere superiore abbia organizzato il tutto. Quanto a sacerdoti e suore penso che ci voglia un ego spropositata per nominarsi emissari di Dio, e li evito volentieri: in Italia sono rimasti gli ultimi nemici dell’omosessualità. E sono tra i poteri forti.
Cosa ti ha portato a scrivere libri? Hai altri progetti in questo senso?
Penso che il libro, al di là delle novità di internet, resti un imprescindibile mezzo di trasmissione dell’informazione. E sapere dà potere. Sto scrivendo, con molta calma, di ex gay e pseudoscienze che cercano di convertire gay in etero. Ma l’omosessualità non è una fede. Di più vorrei scrivere qualcosa sulla fotografia di nudo, ma la cosa pare interessare solo a me.
La parola “attivista” ti piace o non ti ci riconosci?
Sì, sono un giornalista militante e schierato, ma per chi mi legge il biglietto da visita è chiaro.
C’è ancora bisogno di un movimento come l’Arcigay? Bisogna svecchiarlo?
C’è sempre bisogno di movimenti che facciano circolare idee e costruiscano futuri possibili e desiderabili. Di più siamo l’unico paese senza uno straccio di legge inclusiva per gay, lesbiche e trans. Da questo punto di vista Arcigay, che chiede più uguaglianza è utile e necessario. La tua domanda è un po’ cattivella, lavoro per Arcigay come ufficio stampa… sull’idea di svecchiarlo coloro che ne fanno parte attivamente mi pare ci stiano lavorando
Come sono cambiate le istanze del popolo LGBT dagli anni settanta ad oggi?
Ci vorrebbe un libro per risponderti. Mettiamola così: negli anni 70 in 100 chiedevano uguaglianza. Ora siamo un milione e oltre il 50% del paese è d’accordo sulle unioni civili e sulla lotta all’omofobia. Il movimento iniziale, come ogni esordio, respirava la rivoluzione. Ora siamo tutti più moderati e, soprattutto le nuove generazioni, pretendono più famiglia e matrimonio civile. Non è cambiata l’ansia di serenità e felicità che pretendiamo. Ma è certamente cresciuta, e molto, la nostra voce.
Alla prossima, perché Stefano è uno di quelli che si tengono volentieri d’occhio, magari con una recensione al suo lavoro su Nicolosi & Co.