Voglio un futuro che nasca dall’ascolto del vissuto delle persone LGBT
Email inviataci da Massimo
Caro Paolo, sono Massimo ho 53 anni e sono di Verona. Grazie per aver riportato la tua esperienza. Un’esperienza importantissima e di grande valore, ricca di intimità e di dignità.
In questo proliferare di racconti entusiastici di giovani gay che scoprono la loro identità e la raccontano e di genitori che testimoniano la loro attenzione ai figli lgbt non dovrebbero essere dimenticate due cose FONDAMENTALI che proprio la tua riflessione mi ha spinto a proporre qui:
1) il cammino di chi ha lottato negli anni 70, 80 e 90 e che ha reso possibile tutto questo.
2) il vissuto di chi quegli anni li ha passati nella sofferenza e nella solitudine.
Da studioso e appassionato di storia ricordo che SOLO LA MEMORIA RENDE LIBERI (la citazione non è mia, ma di Liliana Segre); ricordo che solo conoscendo il nostro passato possiamo essere consapevoli della giustezza ed efficacia di quello che facciamo ora; ricordo che i diritti non vanno mai dati per scontati e il rischio di perderli c’è sempre; ricordo che sarebbe bene che testimonianze importanti come la tua, caro Paolo, venissero raccolte e pubblicate affinché non sia dimenticato il vissuto di chi per età ci ha preceduto. Ne potremmo trarre importanti insegnamenti.
E continuo riportando le parole di un amico di Padova che spesso ci dice che gli anni 70 e 80 sono stati anni non facili da affrontare, ma il loro ricordo costituisce un patrimonio inestimabile che non deve essere cancellato. Non dimentichiamo che proprio le lotte e le scelte di quegli anni hanno permesso di poter poi affrontare la tragedia provocata dall’AIDS, aggiungendo una consapevolezza maggiore al nostro vissuto (influenzato anche dalle gravi perdite che molti di noi hanno subito).
Ma anche l’aver dovuto vivere in silenzio e di nascosto una vita perché stigmatizzati e spaventati è un tema che non va dimenticato. Paolo carissimo, non ti conosco, ma ti ringrazio per averci permesso di riflettere su tutto ciò.