«Voi siete tutti figli miei». Le parole del vescovo Camisasca alla veglia per il superamento dell’omofobia di Reggio Emilia
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Articolo di Leonardo Grilli pubblicato sul sito gazzettadireggio.gelocal.it il 20 maggio 2018
Reggio Emilia. Chiesa gremita per ascoltare le parole di monsignor Massimo Camisasca, che ha voluto presiedere la veglia contro l’omofobia. Aperture, domande e punti fermi nel suo discorso contro tutte le discriminazioni
In una chiesa gremita – e presidiata da carabinieri, polizia e Digos – si è svolta a Regina Pacis (a Reggio Emilia) la veglia contro l’omofobia. “La verità vi farà liberi, per il superamento dell’omofobia, della transfobia e di ogni intolleranza”: questo il titolo che don Paolo Cugini ha voluto dare a uno degli eventi che più di tutti ha fatto discutere e parlare la città.
Per le polemiche che sono state sollevate dai gruppi di ultra cattolici, per i blitz di movimenti di estrema destra ma, soprattutto, per la presenza del vescovo di Reggio Emilia, Massimo Camisasca. Una scelta da molti – gruppi Lgbt reggiani in testa – definita come “rivoluzionaria”.
Dopo la lettura di alcuni Salmi, è venuto il momento tanto atteso. Vestito di nero, fisico snello e asciutto, la presenza di Camisasca sul pulpito ha occupato l’intera chiesa. Di sfondo l’imponente presenza della Croce, sull’altare la scritta «il pane di Dio chiama all’unità».
Su di lui, immediatamente, si sono concentrati centinaia di volti, in attesa, ad ascoltare. «Sono qui per continuare il dialogo – ha esordito il vescovo – in realtà iniziato tanti anni fa, con le persone che provano attrazione per altre persone dello stesso sesso. Non sono qui per una sigla, Lgbt, che non mi appartiene. Neppure per un aggettivo, gay. Sono qui per un sostantivo, persone. Voi siete delle persone».
Sono state frasi brevi, quelle pronunciate da Camisasca, ma decise. E a ogni punto, a ogni pausa, in chiesa si è alzata l’attenzione tanto che, a un certo punto, pareva che tutti stessero trattenendo il fiato, aspettando. So che alcuni di voi si sentono oggetto di incomprensione – ha proseguito il vescovo – o addirittura di dileggio ed esclusione. Io vi considero tutti figli miei, a tutti gli effetti». Rivoluzionario, quindi, il gesto di Camisasca? In parte. Se, senza dubbio, dirompente è stata la sua scelta di presiedere la veglia, alla fine è arrivato il momento delle domande.
«La Chiesa – ha concluso – ha sempre considerato il matrimonio un’espressione particolare dell’amore, l’incontro fecondo fra l’uomo e la donna. Perché dobbiamo chiamare retrogado o superato questo convincimento? Se siamo qui, non è forse perché siamo nati fra l’incontro fra un uomo e una donna?».
La veglia voluta da don Paolo Cugini e presieduta dal vescovo è stata però considerata «blasfema e di stampo omosessualista» dal nuovo gruppo di “riparatori” 20 Maggio che ha pensato di rispondere alla veglia contro l’omofobia con una preghiera riparatrice proprio davanti al Vescovado, simbolo della Chiesa reggiana ma anche abitazione di monsignor Massimo Camisasca.