Vorrei una Chiesa cattolica che ascoltasse sempre, come all’incontro del Progetto Giovani Cristiani LGBT
Testimonianza di Armando sull’incontro nazionale del Progetto Giovani Cristiani LGBT, tenutosi a Roma dal 20 al 22 ottobre 2017
Non mi piacciono i resoconti dettagliati degli eventi, li trovo noiosi; così come di un evento a cui si partecipa non tutto può essere portato a casa… Io, di questa tre giorni del Progetto Giovani Cristiani LGBT mi porto nel cuore tre cose: le amiche e gli amici vecchi e nuovi, i dialoghi avuti venerdì sera con don Michele ed sabato pomeriggio con i nostri genitori e la comunità parrocchiale romana che ci ha accolti.
Dal primo momento che don Michele è entrato nella sala in cui eravamo riuniti ha avuto un atteggiamento paterno verso ciascuno di noi; dopo i saluti iniziali e una breve presentazione di ciascuno, ci ha chiesto di conoscere alcune delle nostre storie. Sono stati momenti di vera condivisione e di forte dignità personale; non è stato facile raccontare e condividere le difficoltà di crescere come omosessuali all’interno di una chiesa che condanna le nostre relazioni, non riconosce i nostri affetti e ci impone dei vincoli quali la castità forzata e il non condividere la nostra natura affettiva con nessuno.
Non è stato facile raccontare che, dopo essersi dichiarati pubblicamente o privatamente o nel segreto della confessione, i rapporti interpersonali sono spesso cambiati in negativo: l’inizio di rapporti freddi, di silenzi, di porte che vengono chiuse, di incarichi (anche lavorativi) non rinnovati; senza ricevere nessuna spiegazione e nemmeno una condanna esplicita del nostro stato.
…eppure l’Amore per Dio, l’Amore per i fratelli e le sorelle nella fede, l’Amore per la Chiesa, seppur un amore ferito, è un Amore vivo, un Amore che porta frutti, un Amore che continua a bruciare dentro tutti noi!
Don Michele è rimasto in ascolto silenzioso, credo che in alcuni momenti si stesse commuovendo; dopo averci ascoltato, s’è messo in dialogo con noi; ci ha ringraziati per l’invito, ha risposto ad alcune delle nostre testimonianze e ci ha invitati a proseguire sul nostro cammino. Di tante belle parole che ci ha detto mi colpisce una sua provocazione: “Se domani mattina il Papa vi chiedesse scusa, e modificasse tutti i documenti a vostro favore, credete che le cose nella Chiesa cattolica cambierebbero?”, Io gli risposi “ovviamente no!” ma dalle sue parole è nato un confronto che, vista l’oratarda, non è potuto seguire però, dai commenti che ho sentito, posso tranquillamente affermare che è stato un confronto davvero costruttivo ed edificante, che ha giovato ad alcuni dei partecipanti.
Il pomeriggio di sabato, c’è stato un incontro pubblico a cui hanno partecipato anche i genitori con figli omosessuali. Un particolare che mi ha scaldato il cuore, lasciatemi passare il termine anche se è un ossimoro: quando i nostri genitori hanno dichiarato di avere figli omosessuali (o presunti tali), che li amano ancor più di prima e che per questo sono stati ostraciati dalla comunità parrocchiale di appartenenza, si sono sentiti in empatìa con noi, al punto di affermare di essere come noi!
Si sono dichiarati fieri di essere in cammino con noi, contenti di frequentarci e di aver imparato tante cose da noi, che prima ignoravano e che non pensavano possibili vivere come: non giudicare nessuno, nemmeno dal colore della pelle o del paese di origine; perchè siamo tutte e tutti diversi ma eguali nella dignità. Ci siamo sentiti in famiglia; con tutto che avrei voluto che i miei genitori fossero li presenti, ho capìto che non è facile nemmeno per loro ammettere di avere un figlio omosessuale… anche i nostri genitori devono compiere un cammino di accettazione e di condivisione, prima di poter dichiararsi al mondo.
Infine, durante la messa comunitaria, il parroco don Paolo Salvini ci ha presentati all’intera comunità, senza mezze parole e senza sotterfugi… e non aggiungo altro, perché sarebbe inutile commentare un fatto così bello, se non che alcuni di noi si sono commossi.
Ringrazio il Signore per questi giorni, per la fatica e il tempo speso per prepararlo; per le tante amiche e i tanti amici incontrati, per la loro vicinanza, i loro modi che mi hanno edificato nello “stare con gli altri nell’Amore“.
Armando