Walesa: «I gay? Minoranza spiacevole». La Polonia contro il leader di Solidarnosc
Articolo del 5 Marzo 2013 pubblicato su Lettera 43
Ha distrutto un muro, quello di Berlino. Ora ne ha creato un altro, contro i gay. Lech Walesa leader di Solidarnosc e premio Nobel per la Pace è sotto accusa in Polonia.
L’uomo che trainò il Paese verso la democrazia, sancendo la fine del comunismo, ha rilasciato dichiarazioni choc contro gli omosessuali: «I gay sono una minoranza che non mi piace, in parlamento dovrebbero avere posto solo nell’ultima fila prima del muro o magari dietro il muro», bollando la comunità omosessuale come «una minoranza», che deve «adattarsi agli usi della mggioranza vecchi di secoli».
IL FIGLIO: «MALVAGIO E CRUDELE». Il primo a scagliarsi contro l’ex leader sindacale è stato suo figlio, Jarek Walesa, che, intervistato dalla Gazeta Wyborzcza (il foglio laico fondato proprio nel 1989 e ancora simbolo di un giornalismo libero e indipendente) ha ammesso: «Quel che ha detto mio padre è malvagio e crudele. Fa male e ferisce».
«PER NOI ERA UN EROE». Ma non si tratta solo di una lotta padre contro figlio. A dar contro a Walesa è anche, comprensibilmente, Robert Biedron, l’unico parlamentare polacco dichiaratamente gay: «Per tutti noi nati o cresciuti durante o dopo l’89, Lech Walesa era un eroe, combattè anche contro i Kaczynski nazional-clericali, ora mi fa sentire cittadino di serie B. Vorrei fargli capire, vorrei che non si esprimesse più in quel modo».
Eppure il Nobel per la Pace ha rispedito al mittente l’invito alla comprensione: «Non voglio più sentir parlare di loro: facciano le loro cose tra loro e ci lascino tutti tranquilli».
DENUNCIA ALLA MAGISTRATURA. E intanto un gruppo di ex Solidarnosc, sia liberal sia conservatori, insieme con alcune associazioni in difesa dei diritti dei gay, ha denunciato Walesa per “incitamento all’odio contro una minoranza sessuale”. La magistratura sta lavorando al caso.
Walesa però ha la Chiesa dalla sua parte. E in un Paese come la Polonia, spaccato tra modernità e un forte conservatorismo, non è poco.